di Luigi
Scardigli
Che farà Matteo Renzi, lunedì 3 dicembre, dopo aver saputo
di aver perso le primarie?
Il Sindaco di Firenze a tempo pieno, probabilmente, ma l’idea
di aver sfiorato di poter essere il nuovo Presidente del Consiglio non lo
lascerà certo in pace e continuare ad essere la guida di una delle più
prestigiose città del mondo – nonostante
Marchionne – gli parrà, forse, riduttivo.
Bersani, invece, qualora dovesse perdere, si ritirerà,
volente o nolente, in letargo, perché così recita il decalogo del
baby-rottamatore, il suo avversario interno.
Sto pensando ai rispettivi elettorati ballottaggisti: quelli di Bersani, abituati ad eseguire gli ordini,
penseranno che il Partito, se così ha voluto, un motivo ci sarà e dunque,
parecchi di loro, si adegueranno; quelli di Renzi invece, che nel Partito non
ci sono mai stati, a Bersani, il voto, non glielo daranno di certo.
Estremizzeranno il loro malcontento spostandosi fino a
Grillo? Invocheranno l’improvvisa resurrezione della mai sepolta Democrazia
Cristiana? Affideranno i loro coiti
interrotti a Montezemolo, che nel frattempo sarà sceso in campo sospinto
dal tecnico Monti?
Non lo so. Ma a parte suggerir loro – ma anche a tutti gli
altri, indignati al mio pari – di esigere, costituzionalmente, la
verbalizzazione, da parte del Presidente di seggio, dell’annullamento della
scheda alle prossime politiche, con tanto di motivazione sottoscritta –, ai renziani, Renzi, qualcosa deve.
Cosa? Una lista civica, ad esempio, ma in fondo non c’è
altra possibilità, la stessa, tanto per restare in tema di pre-elezioni, che
avrebbe dovuto fare Roberto Bartoli, il mio caro amico Roberto Bartoli, il
professor Roberto Bartoli, all’indomani delle Primarie di Pistoia giocate con
un entusiasmo incredibile ma perse, regalando così a quegli oltre tremila
delusi la possibilità di credere che un’altra Pistoia fosse davvero possibile,
senza lasciarli in balìa delle loro sensazioni.
I leaders a questo servono.
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[Martedì 27 novembre 2012 - © Quarrata/news 2012]
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