venerdì 30 novembre 2012

IL MIO RICORDO DI ANTONIO NARDI

di Alberto Niccolai [*]

Alberto Niccolai
Ci sono persone buone, meno buone, simpatiche, meno simpatiche, gioviali o più riservate che attraversano la nostra vita riempiendone i giorni. E ci sono persone particolari, non banali, che la rendono più ricca e stimolante.
Fra queste speciali presenze va annoverato Antonio Nardi, che ci ha lasciati all’improvviso, in maniera inattesa, senza consentire ai più di rappresentargli adeguatamente la stima e la considerazione dovuta e meritata.
Antonio era al servizio del nostro Comune dall’11 febbraio 1974. Venne assunto, a seguito di concorso, come segretario amministrativo. All’epoca era sindaco Francesco Toni.
Fu assegnato all’Ufficio rapporti con i gruppi consiliari, per poi passare all’Ufficio stampa nel dicembre 1978, come addetto stampa, poi come responsabile dell’Unità operativa Stampa e comunicazione. Negli ultimi anni è stato la voce del Consiglio comunale e la sua silenziosa e preziosa presenza in fondo a quest’aula si traduceva in sintesi sempre complete e sempre puntuali, senza protagonismi e passando positivamente quasi inosservata la sua opera, giacché nessuno aveva alcunché da eccepire in ordine ai contenuti dei suoi comunicati.
Una professionalità abbinata a (o forse generata da) una grande curiosità intellettuale, che gli ha permesso contestualmente alla sua attività lavorativa di avere una parallela vita di soddisfazioni e riconoscimenti specie nelle materie su cui aveva svolto i propri studi universitari. Suoi numerosi saggi in italiano ed in francese, che considerava la sua seconda lingua madre, con pubblicazioni in riviste prestigiose di settore, quali il «Giornale critico della filosofia italiana”; «Nuncius/Rivista dell’istituto e Museo di Storia della Scienza di Firenze»; «Annali dell’istituto di Filosofia dell’Università di Firenze»; «Notizie da Palazzo Albani»; «Archives internationales d’histoire des science». Ma ha anche curato, su incarico dell’amministrazione comunale, una monografia su Leonardo Ricci, un numero unico su Giovanni Michelucci e alcuni cataloghi di Giovan Battista Bassi, a dimostrazione della poliedricità dei suoi interessi.
Antonio Nardi
Iscritto dal 1979 all’albo dei giornalisti pubblicisti ha altresì collaborato con la Nazione, contraddistinguendosi per una serie di interviste a personaggi di grande spessore, fra cui i fratelli Taviani, Gianni Baget Bozzo e lo stesso Giovanni Michelucci.
Persona schiva e di grande cultura, era capace di fermare il tempo ogni qualvolta si intratteneva a parlare con qualcuno. La calma e pacatezza con cui rappresentava le proprie idee costituiva un misuratore di quanto l’affanno e i ritmi della vita fossero e siano in contrasto con la nostra stessa essenza, che è fatta – o dovrebbe esserlo – di riflessione, di meditazione, di misura. Spesso le cose utilmente inutili sottraggono il tempo al pensiero e dobbiamo riconquistarci quotidianamente la serenità d’animo e la quiete necessaria per essere seri nel dire e nel fare: questo pareva volerci comunicare Antonio in ogni occasione di incontro e di scambio di opinioni.
L’interrogativo che compare su Waterloo, il non luogo in cui poteva mettere in scena se stesso e gli altri, è emblematico: «La vita non è fatta di vittorie e di sconfitte, ma solo di sconfitte? Può darsi. Ha influito il fatto che in vita mia ho vinto solo una mortadella ad una fiera e sono vegetariano vegano? Può darsi».
Con la modestia che lo contraddistingueva, egli non si rappresentava come un vincente; preferiva essere convincente. E ci riusciva.
Pochi giorni prima l’operazione che gli è stata fatale abbiamo parlato sotto le logge del comune delle cose che più ci dividevano, ovvero il cibo e la religione.
Sapeva che la chiamata a Vicenza avrebbe potuto rappresentare il suo capolinea; pareva temere l’operazione quasi più della morte. E con la pacatezza e ironia di sempre mi espresse le ragioni per cui aveva chiesto di essere cremato. La sua descrizione fu piuttosto macabra e al contempo scherzosa; a tono, gli replicai che giustappunto era “costretto” a superare anche questo scoglio, dovendo attendere quantomeno che riaprisse il forno crematorio a Pistoia. E coi tempi dell’amministrazione…
Il suo sorriso fu completo, meno timido del solito, quasi a voler esorcizzare il pericolo incombente. E’ l’ultima immagine che ho di lui e del suo curioso cappello che lo riparava dalle sconfitte della vita.
Ci mancherai, Antonio, ma non ci mancheranno le tue parole.

[*] – Presidente del Consiglio Comunale di Pistoia. Discorso pronunciato in aula oggi 30 novembre 2012.
Cliccare sull’immagine per ingrandirla.
[Venerdì 30 novembre 2012 - © Quarrata/news 2012]

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