lunedì 20 gennaio 2014

PUBLIACQUA, I SUOI INTERESSI E I DIRITTI DEI CITTADINI


di PAOLA FORTUNATI

In Consiglio Comunale Tomasi solleva il problema della restituzione delle somme indebitamente percepite dall’azienda – E il Vicesindaco difende la partecipata a scàpito del popolo

PISTOIA. Publiacqua ci riempie di giubilo dalla sua pagina web con annunci entusiastici del tipo “Dal rubinetto di casa tua acqua fresca di giornata!”
E meno male!

IL MIO PAESE
NON ERA QUESTO


NON HO MAI visto un casino come questo di questi anni e di queste sinistre, tra porcelli, maiali (metaforici e reali) e ladri istituzionali. Né mai ho sentito un politico parlare come sembra abbia parlato la Belliti, pur se la legge possa prevedere simili amenità – ma la legge non ci ha dato anche un Parlamento illegittimo e Governi inventati da un Presidente che non ha mai avuto, di diritto, poteri straordinari?
Va bene che la Belliti è filosofa e che – come dice Guicciardini – i filosofi son tutti matti! Ma sostenere che, se si restituisce quel che si è tolto a forza dalle tasche della gente, si deve ricaricare il tutto sul groppone di tutti, è davvero una sottigliezza eristica che solo alla filosofia è permessa. Alla filosofia intesa come scienza del rendere difficile il facile attraverso l’inutile, beninteso.
Pensate a quel che ha detto Rodotà ieri sera da Fazio sulla corrottissima Prima Repubblica (che io rimpiango ogni giorno e ogni ora).
In uno Stato di diritto normale, il solo fare affermazioni come queste, comporterebbe la sollevazione del popolo e la messa alla gogna. Ve le ricordate le sommosse del post-68-anni 70? Ripensateci!
Ma noi non siamo in uno Stato di diritto normale, perché altrimenti, dopo la sentenza della Costituzionale (2008! Ben 5 anni fa!) qualsiasi Procura della Repubblica avrebbe dovuto vegliare per monitorare se le cifre indebitamente percepite venivano tempestivamente restituite o invece anche solo trattenute troppo a lungo. Senza menare il can per l’aia, senza lasciare quel popolo, nel cui nome si sentenzia, alla balìa di chi ha la cassa in mano.
È qui, infatti, il nodo della nostra Italia. Il nodo scorsoio.
È in una giustizia che non sorveglia e non funziona – e in una serie di leggi (a iniziare dalla Bassanini) che ha fatto, dell’illecito, il lecito: pensate solo a un Dirigente che decide, senza controllo, di attribuirsi il premio di produzione; o che nomina se stesso responsabile di un procedimento qualsiasi, come un Napoleone che si autoincorona!
In una giustizia affiancata da schiere di politici che – come improvvidamente il Vicesindaco – invece di tacere o di scandalizzarsi, sostengono non il diritto secondo cui giustamente nessuno è tenuto a pagare per quel che non riceve, ma la finanza, che non può essere castrata nei propri obiettivi di profitto, mentre invece andrebbe addirittura decapitata.
Questo non è il mio Paese. Quello della Costituzione e in cui mi hanno fatto crescere e pagare le tasse per nulla, perché tutto andasse a… gallina.
Cari politici, della filosofia me ne frego, se permettete. Date retta: studiate meno e vivete di più a fianco della gente vera!
Edoardo Bianchini
Chi conosce la sentenza n° 335/2008 della Corte Costituzionale? Di certo la conosce Publiacqua che però si guarda bene dal restituire quando indebitamente riscosso dagli utenti che non hanno usufruito della depurazione. Né i rappresentanti politici si attivano per correggere tale ingiustizia.
12216 consumatori pistoiesi hanno diritto al rimborso, ad oggi ne hanno fatto richiesta solo 524! Somma spettante agli aventi diritto 2.700.000 euro circa; la possibilità di ricorso scade alla fine del 2014.
Intanto almeno chi legge sappia che basta accedere alla pagina web di Publiacqua e cliccare sulla casella relativa, Restituzione tariffa depurazione sentenza 335 (basta cliccare sulla scritta celeste), inserire il numero utente e così vedere se si ha il diritto al rimborso o meno.
Poi eventualmente, si deve fare la richiesta presso Publiacqua, ma velocemente perché il tempo stringe.
Ma è normale che il consumatore utente si debba far carico di richiedere quanto gli è dovuto? Chi non ha familiarità o proprio non ha accesso alla rete, chi non ha avuto notizia dei fatti di cui si tratta, deve subire una perdita ingiustificata e stringersi nelle spalle?
Sulla questione c’è stata un’interpellanza del Consigliere Tomasi, oggi in consiglio comunale.
Risposta politica del vicesindaco: le restituzioni non devono pesare sulla realizzazione del piano d’ambito (cioè sulla qualità del servizio acqua) e quindi devono essere spalmate su tutti gli altri consumatori non riguardati dalla sentenza della Corte Costituzionale, insomma Publiacqua per far fronte ai dovuti rimborsi può aumentare le tariffe di tutti gli altri.
Di un errore e quindi di un indebito arricchimento non risponde nessuno tranne i cittadini che si vedono aumentare le tariffe: becchi e bastonati (come troppo spesso in questa Italia delle meraviglie accade).
Tomasi chiede l’inserimento del link per ottenere i rimborsi, sulla pagina del Comune, la proposta è accettata: almeno quello…
Replica di Tomasi: «Abbiamo creato un mostro! Publiacqua: ha diritto a sbagliare addebitando costi ai cittadini che niente devono, non ha il dovere di restituire in bolletta quanto percepito indebitamente ed anzi può aumentare le tariffe a piacimento. Che i rappresentanti politici in Publiacqua si facciano interpreti dello sdegno contro questa mostruosità, oppure vadano a fare un altro mestiere».

Cliccare sull’immagine per ingrandirla.
[Lunedì 20 gennaio 2014 | 19:21 - © Quarrata/news]

1 commento:

  1. Il rimborso deve essere fatto su 10 anni e non su 5 anni, come raccontato in modo truffaldino da Publiacqua e soci. (Sentenze del giudice di Pace di Arezzo n. 342/2013; 341/2013, 344/2013, 343/2013, 331/2013)

    RispondiElimina

MODERAZIONE DEI COMMENTI

Per evitare l’inserimento di spam e improprie intromissioni, siamo costretti, da oggi 14 febbraio 2013, a introdurre la moderazione dei commenti.
Siamo dispiaciuti per i nostri lettori, ma tutto ciò che scriveranno sarà pubblicato solo dopo una verifica che escluda qualsiasi implicazione di carattere offensivo e penale nei loro interventi.
Grazie.