In tempi come questi la fuga
è l’unico mezzo per mantenersi vivi
e continuare a sognare.
Henry Laborit
PISTOIA. Un caro amico, che non smette mai di stupirmi con la sua grande e semplice cultura – semplice perché non ti fa mai sentire di non sapere quello che lui sa –, si è divertito, in questi giorni, a toccare, sul suo cólto e problematico blog, temi cari anche a me personalmente: temi sui quali mi ero già espresso con sufficiente chiarezza, prevenendo le critiche possibili con il darmi dello scemo del villaggio che parla senza sapere quello che dice, così, tanto per giocare di anticipo con i bempensanti e gli affabulati elettori del Pd.
E questo caro amico, Antonio Nardi, pensa, in uno dei suoi post, con le testuali parole qui da me stralciate e trascritte – ma mi perdoni – con qualche arbitrario capoverso in più:
Il Partito Democratico promette che, a vittoria ottenuta, tasserà la rendita. Lo ha ripetuto recentemente anche il senatore Vannino Chiti.
Ebbene, questa asserzione è un caso tipico di “teatrino della politica” (l’espressione è di Berlusconi e mi accorgo ora che ha una profondità inaudita: la politica come riflesso degli “idola theatri”!).
Il Pd ha molti intellettuali organici, alcuni lo sono davvero, altri fanno finta.
Quelli che fanno finta, sanno che la verità di partito non può liquidare la verità autentica, che è la seguente: tassare la rendita significa mostra al mondo che siamo agli sgoccioli, che ce la prendiamo proprio con quelli che in genere acquistano il debito pubblico (la loro rendita), che incoraggiamo i redditieri a passare alla cassa, che, infine, poniamo le condizioni per non riuscire a collocare ulteriormente il debito o per riuscire a collocarlo solo a prezzi esorbitanti.
Questa è la verità.
Le finanze non si consultano con il programma elettorale del Pd, né il programma, per la verità, guiderà il Pd nell’azione di governo.
La tassazione della rendita è un abbaglio che gli uomini del partito propagano per vincere la sfida elettorale assecondando l’inevitabile tendenza delle persone modeste, cioè di noi maggioranza, a punire la ricchezza. Ma è, come si dice, solo una finta, una luce forte che l’attore, dal palcoscenico, rinvia con uno specchio al pubblico in sala.
Un abbaglio della piazza o del mercato è invece l’idea che la Giostra dell’orso sia un fattore identitario di Pistoia.
A parte il fatto che, se anche lo fosse, andrebbe comunque abolita, come abbiamo abolito tanta roba demenziale del passato. Ma non lo è. La Giostra dell’orso è stata inventata insieme al corso mascherato da un gruppo di perdigiorno chiamato “Il gatto nero”. Credo che fossero gli anni 1940 o 1950. Esistono al riguardo precisi documenti.
La giostra non ha più di sette, otto decenni. Ma in origine le edizioni non furono più di tre, mentre quella attuale è l’ultima di una serie iniziata verso la metà degli anni 70.
La città non ha mai sentito molto questo gioco insulso e ammazzacavalli come non ha mai sentito molto i rioni, anch’essi un’abile invenzione.
Non c’è niente di identitario o di tradizionale o di piccola patria nella giostra dell’orso. Chi la difende soggiace al peggiore fra gli “idoli”, quello della piazza, in virtù del quale l’uomo si fa pensare dalle parole e, in questo caso, dalla parola “tradizione”. Bidi bum, bidi bam.
Allora, dopo aver letto, mi sono venuti in mente due deprecatissimi personaggi del tempo che Berta filava: da una parte Andreotti e dall’altra Craxi.
E non è una bestemmia, credetemi.
Oggi che a filare è Berti, con la sua Porta nuova e il suo ospedale, le sue Società della salute e le sue Giostre in cui – notizia di stamattina sui giornalini di Pistoia – continuano a morire cavalli; oggi che a filare è Vannino, dai quasi 300mila euro annui di entrate familiari; oggi che a filare sono personaggi come questi che, con entusiasmo, ci insegnano la via del risparmio pubblico e la virtuosità, senza distinguersi in niente e nulla né da un Tremonti né da un Brunetta, se non nel fatto che i loro ministri – come fece Padoa Schioppa – procedono a scurate di tasse a nostre spese: oggi che sta succedendo tutto questo, è un piacere tornare a sognare, nostalgicamente, una Prima corrottissima Repubblica senza mani pulite e senza Di Pietro che abbaia, senza bravi Pd che si sono fatti ricchi sfruttando le opportunità della legge Bassanini e delle nuove regole dello sfascio della pubblica amministrazione, senza le invenzioni di carrozzoni come le Società della salute e molto altro ancora.
E mi viene da piangere nel rimpiangere, con tutto il cuore, il deprecatissimo Giulio che con molta semplicità, negli anni dell’inflazione galoppante, fu più chiaro del sole quando, a un giornalista che gli chiedeva come avremmo fatto a superare la crisi interminabile del momento pagando l’enorme debito pubblico, con molta semplicità rispose che il debito si paga con il debito come fanno le aziende: cioè reimmettendo sul mercato altri titoli di Stato e così via. Mentre lo spregiato Bettino ci dette e ci garantì, negli anni del suo ‘vergognoso e sconcio disastro’ (la madre di tutti i mali, come oggi si vuole far credere), un periodo di stabilità economica, politica e sociale che nessun Pd di Bersani o della Rosy Bindi potrà mai garantire, data proprio la presenza attiva di questa gente (e non classe) politica.
Sarà, forse, che con Antonio Nardi condivido in parte l’età e in parte una passione politica per il PSI riformista e craxiano, di cui non mi vergogno affatto nonostante tutta la cacca che v’è stata spalmata sopra dai furono-comunisti italiani, oggi più cattoborghesi dei cattolici e dei borghesi assommati e messi insieme; più pretaioli e papisti degli stessi ranghi della Santa Curia Romana; più mistici degli stessi santi del calendario, a cominciare da Fassino che, qualche anno fa, dichiarò di avere sempre creduto anche quando per i Pci era severamente vietato entrare in chiesa.
Sarà, forse, che l’età che avanza fa sembrare – alla Leopardi – bello il passato, anche se fu solo tortura e oppressione: ma vorrei che tornassero quei tempi e quegli uomini; e che fossero di nuovo messi in grado di tenere a bada queste piccole donne di oggi, così brave e scodinzolanti, così bacchettone e pronte a dispensare perle di una saggezza che non hanno perché non la possono possedere e perché obiettivamente non c’è più.
Le borse colano a picco, basta leggere i giornali di stamattina. Tutte le borse, anche le nostre. Ma non quelle di chi ci dà tanti buoni consigli con un portafoglio che gli scoppia in tasca (anche se gli non è tanto corretto).
E allora anch’io have dei dreams come Antonio Nardi scrive in un altro suo post (vedi). E gliene copio, modifico e aggiungo alcuni volentieri.
Anch’io sogno:
1. che i militanti del Pd riconoscano di avere un qualche difetto, anche uno soltanto e la smettano di darci lezioni di economia e risparmio mentre loro hanno le tasche piene e a noi fanno venire le tasche piene, ma mentre ce le svuotano con tutti i mezzi
2. che se non ce la fanno a capire, almeno stiano zitti e smettano di predicare
3. che tornino in politica Andreotti e Craxi e che riportino pure le tangenti, ma caccino a calci in culo i faccendieri-autoladri di oggi
4. che l’€uro si sfasci una volta per tutte e smetta di essere così bravo ed efficiente fino al punto di farci fallire tutti di colpo, Grecia o non Grecia, Draghi o non Draghi, America o non America
5. che il sindaco abolisca la Giostra dell’orso, abolendo così una cosa inutile e la morìa dei cavalli
6. che il sindaco abolisca Pistoia
7. che il sindaco abolisca il sindaco
8. che il prefetto abolisca il prefetto
9. che i sindaci di oggi siano tutti aboliti, loro e le loro giunte deboli di prescelti perché deboli e servi del sindaco che li sceglie come cani fedeli
10. che venga abrogata la legge Bassanini e si torni ai santi vecchi, cancellando dirigenti e inutili superpagati in nome di sani princìpi sovietico-bolscevichi dell’uguaglianza dell’utilità delle funzioni, delle arti e dei mestieri
11. che tutti quelli che ora fanno politica vengano cancellati, dimenticati e sostituiti da filosofi platonici o da tiranni alla Pisistrato, che governano pagando il popolo per poter governare, e non facendosi salatissimamente pagare
12. che i giornali e i giornalisti facciano davvero vera cronaca e vera informazione e non passacarterìa velinara
13. che si possa vivere un giorno intero – almeno 24 ore – senza sentire le solite inutili cazzate del teatrino della politica
14. che tutto quello che stiamo passando non sia che un brutto sogno; anzi, un incubo che sarà cancellato dalla grande risata.
Amen! Grazie e scusate per l’interruzione.
E.B.
P.S. – E non lasciatevi ingannare dall’epigrafe: io non amo scappare. Da niente.
Cliccare sull’immagine per ingrandirla.
[Martedì 2 agosto – © Quarrata/news, 2011]
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