di Luigi Scardigli
È vero:
aveva più cultura degli altri e lo dava a vedere; a volte era altezzoso,
borioso; era il classico intellettuale. Poi ebbe un ictus, pareva che dovesse
morire, fu operato e rimase senza parola e con la carrozzina.
Ora però
Roberto Carifi è tornato a parlare, anche se con molta più difficoltà rispetto
a prima. E a scrivere, forse più lentamente.
Ma la
musica, la sua, quella con la quale delizia amici, conoscenti, lettori e
semplici passanti, resta perentoria, orchestrale, sublime, come direbbero a Parigi, città nella quale è stato il
poeta-filosofo. Senza rimanerci.
Ha
preferito tornare a Pistoia, accanto al fuoco acceso dalla madre, rinnovato
nello spirito e nell’animo da un’offesa, che gli condiziona i movimenti e la
spavalderia, non certo la profondità. E l’amore. Ma soprattutto, la
compassione.
Di questo,
oggi pomeriggio, Piero Buscioni, poeta minor rispetto al maestro, ha
provato a parlare nel saloncino della libreria Lo Spazio, in via dell’Ospizio, a Pistoia. E per magìa,
naturalmente, quella che perseguita, più che accompagnare, tutte le iniziative
di Carifi, la sala da the si è riempita di persone desiderose di riuscire a
vedere quello che, Carifi, ha sempre visto, non certo ora, dopo che la sorte gli ha impreziosito altre virtù,
lasciandogli intatta quella della profondità.
Oggi
pomeriggio, a Lo Spazio, Roberto Carifi, impaziente di attendere i pochi
micro ritardatari, poco dopo le 18 ha ufficialmente presentato la sua ultima
intuizione, Compassione (Le Lettere,
euro 9,50).
Ad
introdurre il lavoro, poco meno di 50 aforismi, ci ha pensato l’amico-discepolo
Buscioni, che non si è potuto non dilungare sugli aspetti cosmici di Carifi,
che noi tutti stentiamo a riconoscere planetario solo perché lo si può
incontrare a spasso, mentre centellina passi e sguardi sul Globo.
La
malattia, improvvisa e violentissima, ha sicuramente accelerato un percorso di
avvicinamento a qualcosa di superiore ed estraneo ai malanni quotidiani che
pareva inesorabile anche il giorno prima dell’incidente.
Il
tracollo, l’aver soppesato il fardello della morte, e la rinascita hanno
aperto, nella vita di Carifi, una strada che nonostante sia così facilmente
accessibile, resta comunque particolarmente ardua, tanto da trovarsi più che da
percorrersi.
Ho
comprato l’opuscolo e sono corso a casa a leggerlo, prima di scrivere. Ma farò
bene a leggerlo molte altre volte ancora.
Non solo
prima di scrivere.
Cliccare
sull’immagine per ingrandirla.
Nelle
foto, di Luigi Scardigli, due momenti della presentazione.
[Sabato 5
maggio 2012 - © Quarrata/news 2012]
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