di Luigi
Scardigli
Un poeta fra gli avvocati per la prima
candelina della Fondazione per la Formazione Forense
Sembrava un appello propagandistico carbonaro, l’incontro, condito da concerto (stasera, ore 21, ma
solo ad invito), avvenuto oggi pomeriggio nella saletta del teatro Manzoni con
Roberto Vecchioni. E invece, a spiegare un arcano – che arcano non è affatto –
ci ha pensato la Presidente dell’Associazione Forense di Pistoia, l’avvocato
Cecilia Turco, di nuovo con il sorriso sulle labbra e nel cuore, soprattutto,
dopo la fine della battaglia fratricida delle Primarie.
«Festeggiamo un anno della nascita della Fondazione – ha
raccontato lady Cecilia, brillante ed affascinante così come la ricordavo – e l’incontro
che si consuma oggi era in programma da parecchi mesi. Non lo abbiamo
reclamizzato quanto avrebbe meritato per un semplice motivo professionale:
tutti gli addetti del Foro lo sapevano da tempo; sono loro i destinatari di
questa festa. Proprio per questo, però, ci è parso opportuno dare un senso vero
a questa ricorrenza così importante. Così abbiamo volutamente evitato cene,
banchetti e aperitivi e abbiamo deciso di invitare un poeta della portata di
Vecchioni, incaricandolo a spegnere la nostra prima candelina».
Lui, il professore di Milano, nonostante sia nel bel mezzo
di una tournée a dir poco massacrante, l’invito pistoiese ha preferito non
declinarlo.
«Ricevo parecchie proposte del genere – ha detto Vecchioni –, molte delle quali parecchio ingessate: il tono perentorio, seppur delicato, invece, con il
quale la Fondazione ha individuato nelle mia musica e nelle mie poesie il senso
della loro festa, mi ha indotto ad accettare. Mi hanno addirittura invitato la
scaletta delle canzoni da eseguire…».
«Ci premeva riuscire a saltare a piè pari banalità e
convenevoli – ha aggiunto Cecilia Turco –,
provando a dare a questo primo nostro traguardo il senso del futuro e della
speranza, con l’impegno, non certo tacito, ma addirittura cantato e suonato, di
rendere ad una professione come la nostra il senso e la misura, il coraggio e la
consapevolezza».
«Attraversiamo un periodo nel quale la parola e la sua forza
si stanno inesorabilmente spegnendo – sottolinea Roberto Vecchioni –. Il mio lavoro e quello di chi mi ha invitato invece,
scorge, nella parola e nei suoi suoni, tutto il prestigio, la capacità
persuasiva, il fascino, ma anche e soprattutto l’onestà, il rigore, la serietà.
E poi, interrompere una tournée con nove strumentisti e una sezione di archi
per aprire una parentesi così intimista su un palco così prestigioso per dare
vita ad una confessione, più che ad un concerto, mi è parsa occasione rara».
Stasera, il concerto, un viaggio nel tempo lungo 40 anni in
cui Roberto Vecchioni ripercorrerà le tappe, agrodolci, della sua carriera
leggendaria. In platea, ad applaudirlo, giovani e meno giovani avvocati che
almeno una volta, durante gli studi giurisprudenziali, con una canzone di
Vecchioni, i conti, ce li avranno sicuramente fatti.
E a molti, scommetto, non saranno tornati.
Cliccare sull’immagine per ingrandirla.
Nella foto, di Luigi Scardigli, Roberto Vecchioni e Cecilia
Turco.
[Venerdì 4 maggio 2012 - © Quarrata/news 2012]
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