Alcune considerazioni del Professore
sull’umanità dimenticata delle ‘Fornaci’
PISTOIA. Riceviamo da Roberto Bartoli e
pubblichiamo:
Ieri mattina
sono andato ad incontrare alcuni amici che abitano nel quartiere de Le
Fornaci e più precisamente che abitano le tante case popolari di cui quel
quartiere è fatto. Si è trattato di un’esperienza forte. Forte perché si tratta
di uomini che “durano molta fatica per andare avanti; forte perché vivono
spesso in una condizione che se non si può definire degradata, tuttavia è al
limite; forte per l’autenticità che caratterizza queste persone nella sostanza
indifese, ma stracolme di una inflessibile dignità.
Anzitutto io
voglio chiedere scusa a queste persone, scusa da parte del mondo politico che
dovrebbe rappresentarle e che troppo spesso le ha tradite. Non c’è stata
persona che non mi abbia detto: “qui sono venuti tutti; hanno chiesto il voto;
noi glielo abbiamo dato; e poi non si sono più visti”. Parole che mi hanno
fatto male, che mi hanno ricordato quanto sia indispensabile una nuova politica
che non promette, ma fa, punto e basta.
In secondo
luogo, voglio dire a queste persone che io non ho fatto e non farò mai
promesse: io non dirò mai “ti prometto che …”. Io posso assumere impegni, posso
dire quello che io in prima persona posso fare. Ed il mio primo impegno sarà
quello di venire spesso nel quartiere de Le Fornaci per incontrare di
nuovo tutte queste persone che senza dubbio sono quelle che hanno bisogno del
maggiore aiuto.
In terzo luogo,
mi sono reso conto che ci sono delle situazioni che sono davvero insostenibili,
che ci sono alcuni problemi molto seri. Tante cose sono state fatte nell’ultimo
mandato della Circoscrizione presieduta da Stefano Bindini: senza il suo
operato le cose sarebbero molto peggiori ed il quartiere avrebbe davvero un
volto degradato. Oggi non è così. Tuttavia si deve proseguire ancora con forza
in quella direzione, affrontando anzitutto alcune emergenze di non poco conto,
come la derattizzazione e la disinfestazione da alcuni insetti che hanno
pervaso da tempo le abitazioni.
In quarto luogo
voglio dirla tutta. A volte ho notato come le persone de Le Fornaci,
forse perché esasperate, forse perché ferite, tendano ad abbandonarsi e a non
reagire, aspettando che sia il Comune a fare cose che loro stessi possono fare.
Ed allora io mi domando se soprattutto i giovani non possano costituire una
cooperativa, un’associazione per operare per il bene del proprio quartiere,
piantando le piante e le siepi là dove non ci sono, ripulendo cantine e
scantinati etc. Anche questa sarebbe un’importante rivoluzione.
Un’ultima
considerazione. Ieri sul mio blog ho trovato questa lettera di Antonio: «intanto ti dico ciao, non giudicarmi per
la mia ortografia, ho solo la 5a elementare. Oggi 04/12/2011 ho
avuto il piacere di conoscerti, ti ho aperto la mia casa, perché credo che tu
possa fare qualcosa di buono per tutte quelle persone me compreso, che durano
molta fatica ad andare avanti.
«Abbiamo avuto un piccolo colloquio ti sei interessato delle questioni del quartiere ai voluto sapere la mia situazione, sia economica che sociale.
«Ho fiducia in te spero che tu possa essere uno scoglio a cui aggrapparsi, per non affogare. Da oggi hai un nuovo amico ed elettore. ciao Roberto non ci deludere».
«Abbiamo avuto un piccolo colloquio ti sei interessato delle questioni del quartiere ai voluto sapere la mia situazione, sia economica che sociale.
«Ho fiducia in te spero che tu possa essere uno scoglio a cui aggrapparsi, per non affogare. Da oggi hai un nuovo amico ed elettore. ciao Roberto non ci deludere».
Caro Antonio,
quello che mi scrivi è bellissimo e quello che mi hai fatto provare è uno dei
momenti più belli di questa bellissima arte della politica. Antonio, non so se
poi alla fine Ti deluderò. Di una cosa sono certo: io ti dirò sempre come
stanno le cose, se posso fare e se non posso fare: farò errori, ma no dirò
menzogne; inoltre sappi che porrò il problema delle case popolari come uno dei
problemi maggiori, e ciò perché il Sindaco è come una sorta di padre che deve
stare accanto a tutti i suoi figli, e tu, insieme ad altri, essendo voi i figli
che “durano molta fatica ad andare avanti”, siete in cima ai miei pensieri e
nel mio cuore: farò tutto il possibile non solo per essere lo scoglio a cui
aggrapparvi, ma anche per essere l’uomo che cammina accanto a voi.
Roberto Bartoli
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[Lunedì 5
dicembre 2011 – © Quarrata/news 2011]
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