martedì 10 dicembre 2013

QUANDO VEDO ROSSO...



di Tiziano Carradori [*]

SIA DETTO SENZA l’intenzione di offendere, ma il quarratino Bianchini, c’è o ci fa?
Perché mi definisce “uomo di apparato”? C’entra qualcosa con il comunicato stampa che ho scritto?
Perché afferma che “meno per il naso” i miei conterranei? Che c’azzecca, direbbe un ex, il menare per il naso con la descrizione di ciò che è accaduto sul treno?
A menare non ci ho neppure provato e non solo perché non è mio costume, ma anche perché, se mai avessi voluto farlo, sapevo bene che con il prode Bianchini non ci sarei riuscito. Infatti lui tutto sa, e su tutto conciona. Lo protegge non soltanto l’articolo 21 della Costituzione (sempre sia lodato) ma il suo spirto guerrier ch’entro gli rugge, tanto che deve per forza esternare. Tutti hanno diritto di manifestare liberamente il proprio pensiero con la parola, lo scritto e ogni altro mezzo di diffusione. E la stampa non può essere soggetta ad autorizzazioni o censure. Neppure io.

Sappia allora che valuterò se querelarlo per diffamazione a mezzo media (stampa, dice una legge vecchia e non aggiornata alle meraviglie del web) per quell’offensivo “uomo di apparato” e per qualche altra cosuccia che si può leggere qua e là nel pregevole elzeviro che immeritatamente mi dedica.
A meno che il Bianchini stesso non lasci solo per un momento da parte la matita rossa del bravo professorino che gode a dare i voti a tutti, e non spieghi ai suoi 25 lettori (lo dico perché sarà contento di aggiungere alla citazione foscoliana anche una manzoniana) che uomo di apparato in realtà significa non già componente dei ranghi dell’ex Partito Comunista, ma appartenente all’apparato, ovvero all’organico, della Regione Toscana. Ufficio stampa, per la precisione, dove vado fiero di lavorare ormai da alcuni anni, per aver partecipato prima, e vinto poi, un pubblico concorso (excusatio non petita, e vai con le citazioni) riservato ai possessori non di una tessera di partito ma di una dell’Ordine dei giornalisti.
Rispetti il Bianchini il lavoro dei colleghi, badi alla luna e non al proprietario del dito, e rettifichi, se può e sa farlo. Confesso di avere ormai da anni in tasca un’unica tessera, purtroppo per il Banchini (che è un po’ come i tori, sia detto in riferimento al loro visus) anch’essa rossa. Ma è quella dell’Avis, non del Pci o dei suoi epigoni.
Se volessi potrei poi scrivere e motivare di come sia comodo propalare l’immagine di un partito (il vecchio Pci) come di un moloch popolato da grigi datovarisc (più o meno l’equivalente russo dello yesman) impegnati a raggirare il popolo, quando non anche a mangiare bambini. O della funzione che un Ufficio stampa di un ente pubblico è chiamato a svolgere per (cercare di) garantire ai cittadini il diritto ad essere informati e assolvere il dovere che ogni Amministrazione pubblica ha di informare di sé. Ma con il nostro sarebbe fatica sprecata.
Però, se mi posso permettere, suvvia, professor Bianchini, usi un po’ meno i suoi soliti vieti stilemi e ci metta un po’ più di intelligente pacatezza. La sua prosa ne guadagnerebbe di certo. E manifesti un po’ meno di astio. Come quello che usa sempre con Vannino Chiti, tanto che il sospetto è che lo faccia perché a scuola aveva voti migliori dei suoi.
Quanto all’interrogativo che tanto lo arrovella, ovvero quale mezzo adopero per andare a Firenze, non se ne curi, che tanto non è importante per nessuno. Registri soltanto il fatto, se può, che il mio primo comunicato stampa era una cronaca dell’accaduto stamani, mentre il secondo un resoconto delle dichiarazioni del presidente della Regione.
E ci stia bene.
[*] – Redattore di Toscana Notizie
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APPARATO, DIPENDENTI PUBBLICI
& PROFESSORINI CON LA MATITA ROSSA


DALLA SATIRA e dall’ironia con cui ho commentato la Caporetto di Pistoia di Nostro Signor Enrico Rossi, dèccoti che Tiziano Carradori esterna, ma in sarcasmo.
I tratti caratteristici della risposta sarcastica (compresa la minaccia di querela per miei commenti pubblicati su quello che lui definisce media, ma che più giustamente dovrebbesi dire medium, a non confondere il plurale con il singolare, ancorché il Dottore mi possa obiettar che d’inglese si tratta e non di latino, ma la sostanza è sostanza e non solo forma, come lui crede ed erroneamente opina – e qui si arresti dinanzi a chi, di lingua, per parlare, più di lui ne intende…), i tratti caratteristici del sarcasmo, dicevo, ci sono tutti:
• la preterizione, cioè il far finta di non voler dire dicendo («Sia detto senza l’intenzione di offendere»)
• un pizzico di razzismo capoluogale mascherato da amabile battuta («il quarratino Bianchini»: rispetto al nobilis (meglio ingenuus) civis pistoriensis Carradori; il sangue non è acqua…)
• l’ambiguità espressiva alludente («A menare [verbo assoluto…?] non ci ho neppure provato»: in what sense?)
• l’aggettivazione pregnante («il prode Bianchini»)
• l’uso di parole elette e difficili («su tutto conciona»)
• l’andare (superfluo, ma solo apparentemente irrazionale) a ripescare – ancorché nei due pezzi che lo chiamano in causa, non se ne faccia nota e menzione – la storia dell’art. 21 della Costituzione: il che testimonia che il Tiziano mi legge spesso e [mal]volentieri: e di ciò lo devo ringraziare, perché è pur sempre un lettore affezionato (vox, ovviamente, media)
• l’ambagia barocca del congiuntivo esortativo con annessa minaccia («Sappia allora [e l’allora è, direi, luculento splendor che dà allure di distacco olimpico] che valuterò se querelarlo per diffamazione […] per quell’offensivo “uomo di apparato” […] etc. etc.»
senza che sia il caso di continuare oltre in una esegesi filologico-numerica degli espedienti del sarcasmo.
Se si sente offeso e diffamato dall’espressione “uomo di apparato”, Carradori potrebbe intanto farci un tentativo di commento rispetto a un curriculum che lo ha visto
• Assessore Comunale a Pistoia
• poi Portavoce di un Sindaco (mi parrebbe di dover dire Bucci, ma potrei sbagliarmi e se sbaglio chiedo venia)
• poi socio o qualcosa di simile in una Comunica con sede (anche qui col beneficio d’inventario) in via Amati, insieme al Sindaco Bucci e Signora, mi pare di rammentare; azienda che, peraltro, ha fornito prestazioni e servizi al Comune di Pistoia e non solo
• infine, come Carradori stesso in sostanza dichiara, chiamato a partecipare prima e (solo dopo) vincitore di concorso nell’ufficio stampa della Regione Toscana.
Riprendo ora dalla «matita rossa del bravo professorino che gode a dare i voti a tutti» (e questo sì, che potrebbe essere offensivo, esimio dottor Carradori, visto che lei sta sminuendo una qualifica del nostro ordinamento che non mi sono certo appicciato da me come il Trota, con una laurea a Tirana), per ricordargli che quella matita (rosso-Tiziano?) da lui così aborrita e vilipesa, non me l’ha messa in mano, in questo caso, il Liceo Classico Forteguerri, ma un Esame di Stato superato – e bene e perfino con gli elogi dei colleghi esaminatori di un giornale che si chiamava l’unità – nella 66.a sessione d’esami (1995) per la professione di giornalista, la stessa in cui ottenne l’ok un personaggio che ben dovrebbe conoscere anche lui, Veltroni – pur se di ciò niente mi importa proprio.
Posso capire che finire sotto la lente dà, indubbiamente, fastidio: ma mi perdoni il Dottore che, mi pare più assai di me, ha disturbi di visus taurico (sia detto in riferimento al suo visus) quando sente parlare di rosso e, per sinestesia, passa da suono al colore…
Del giudizio di pregevole che Carradori ha dato dell’elzeviro che gli ho dedicato, me ne curo men che una paglia che mi va fra i pièi, e non ne soffrirò punto (francesismo, in senso figurato e proprio).
Quanto al “rispettare il lavoro dei colleghi” – come il Tiziano pretende da un angolo di prospettiva che sa tanto di “quel che dicono i colleghi deve essere insindacabile” –, non significa affatto non poterlo criticare: e la critica è libera, proprio grazie all’articolo 21 della Costituzione che Carradori stesso se n’è ito a cercare fra le mie carte e che vorrà – vivaddìo – rispettare senza fiatare. Almeno spero.
Ma narri, ché forse è meglio, Carradori, se era – come pare proprio di capire – presente a tutta l’Odissea di Rossi & C., e in che termini: avrebbe fatto meglio a esplicitare, per esempio (e se lo lasci insegnare, se sa essere abbastanza umile, da un collega anziano), chi ha fatto ispezione al gabinetto non funzionante della carrozza; ci dica perché si è guardato un solo gabinetto tralasciando di ispezionare tutti gli altri, se non altro per contarne il numero complessivo dei fuori-uso. Perché per così com’è narrato il caso, a me, collega cronista con 41 anni di cronaca sulle spalle più 5 di abusivismo pre-iscrizione, sa tanto che né Rossi, né Ceccarelli abbiano fatto la ronda di ispezione È ovvio che a questo punto qualsiasi cosa si aggiunge è superflua: e ormai non più attendibile.
Tutto il resto – e soprattutto l’infelice commento pro-Vannino – può, Carradori, tenerselo per sé in frigo: sia perché poco sensato, sia perché così indegnamente insinuante (la storia dei voti liceali… aaaah, che sciocchezza, scusi!) per un povero contadino di Quarrata come me, che non ha affatto bisogno – mi creda – di affinar la sua prosa: né di alleggerirla per dover, per forza, andare d’accordo con la società pistoiese di cui volentieri si può vivere senza. E anche ben più felicemente.
Ma, in conclusione, e presunzione a parte…
Lei, Carradori, pubblico dipendente – e quindi anche tenuto a rispettare chi le paghi, sia pure con un solo centesimo all’anno, il suo stipendio (e io sono uno tra questi) – crede proprio di essere davvero autorizzato e legittimato a poter rispondere come lei mi ha risposto, e con quei toni, circa il suo mezzo di trasporto e il suo orario di ufficio: o non pensa, piuttosto, che, grazie a tutte le norme in vigore, e in virtù della legalità che il pubblico ci impone, ma che è anche tenuto a rispettare, io, “professorino con la pennina rossa” e contadinello, in zoccoli e setole nei calcagni, del contado, potrei pure, volendo, fare istanza di accesso per aver lumi sul suo rispetto dell’orario di lavoro e sul suo dovere di essere in primis cortese nei confronti di un cittadino suo “datore di lavoro”?
«Sia detto senza l’intenzione di offendere».
E oltre che «starci bene» (con quel ci, dativo d’affetto, espressione ad evidente coglionella, per il cui tono, mi perdoni, credo dovrebbe arrossire qual pubblico dipendente), veda, nel frattempo, se può, secondo la cura del bonus pater familias che è suo dovere, di imparare a rispondere più a modo a un toscano a cui lei, proprio perché non privato cittadino ma pubblico dipendente, ha il dovere di rapportarsi con altri stili e con il dovuto rispetto.
Ossequi a lei e all’apparato.
Il Professorino Contadino Quarratino
Edoardo Bianchino

P.S. – Carradori aveva postato il suo commento come semplice commento.
Ma il suo intervento merita un pulpito – per non dire una cattedra accademica.

Cliccare sull’immagine per ingrandirla.
[Martedì 10 dicembre 2013 | 19:10 - © Quarrata/news]

7 commenti:

  1. Bianchini: su una questione debbo riprenderla.
    Da che mondo proviene lei? Da Quarata ( con una sola r)?
    Non lo sa lei che in Regione i concorsi si vincono "esclusivamente" per "meriti"? A capito ben, "per meriti". Quali ,poi, è un altro discorso.....

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  2. Pur lavorando in Regione (ma semplicemente a Novoli, e non nei rarefatti ambienti del Consiglio), non conosco quasi per niente Tiziano Carradori e mi astengo quindi dal dare giudizi sulla sua persona, sul suo lavoro, sui suoi orari. Leggo però spesso gli articoli di "Toscana Notizie", "postati" con abbondanza di particolari sulla home page della intranet regionale, e più di una volta mi sembra di leggere, in piccolo ed in formato domestico e bonario, una piccola edizione della Pravda che fu, per il pedissequo appiattimento sulle posizioni dell'apparato che nei suoi scritti trasuda.
    Per il resto, complimenti al Bianchini. Verrà pure da Quarata (volutamente con una erre sola), ma quanto a padronanza della lingua e della penna, credo che si beva non solo diversi pistoiesi, ma anche più di un fiorentino di quelli che si danno arie per essere nati nel capoluogo di regione e considera "contadini" quelli dei dintorni.
    Piero Giovannelli

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  3. Ho una collezione dei post più belli e gustosi, che mi stampo e aggiorno ad ogni esemplare: questo è sicuramente il massimo esempio per i contenuti letterali e le citazioni di verse. Un esempio di alta educazione civica, sopratutto nella parte finale di risposta al buon Tiziano. Della serie, se avessi creduto.... complimenti e grazie di esistere professore.
    mDB

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  4. Solo per curiosità, Sig. Carradori. Lei dice di aver "partecipato" all'Ufficio Stampa " prima" e "vinto" poi il concorso in Regione Toscana di cui è a buon diritto un "membro" tecnico e non politico. Domanda : quando "partecipava" era già iscritto all'albo dell'ordine o a maturato il diritto "partecipando" e non già "essendo"? Mi creda, non è una provocazione, solo curiosità. Grazie.
    Se era già "prima", può dirmi quali pubblicazioni e su quali quotidiani a tiratura nazionale scriveva? Sarei personalmente interessato.

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  5. Una risposta la devo anche ad Alessio Nichel.
    Capisco di essermi spiegato male se la cosa si presta ad equivoci. Io ho scritto riferendomi all’Ufficio stampa della Giunta regionale:
    “dove vado fiero di lavorare ormai da alcuni anni, per aver partecipato prima, e vinto poi, un pubblico concorso (excusatio non petita, e vai con le citazioni) riservato ai possessori non di una tessera di partito ma di una dell’Ordine dei giornalisti”.
    Ovvero quell’aver partecipato prima e vinto poi è da riferirsi al pubblico concorso e non all’ufficio stampa. Insomma, prima ho chiesto di partecipare al concorso, poi l’ho vinto, quindi sono stato chiamato a lavorare in Regione. Non sempre accade così. Capita a volte che qualcuno lavori in un ufficio da incaricato o con un contratto a tempo determinato, poi si bandisca un concorso che quella persona vince, acquisendo il diritto a diventare dipendente a tempo indeterminato.
    Lo ripeto: nel mio caso non è avvenuto così. Prima ho dato e vinto il concorso e poi sono entrato a lavorare in Regione.
    Per sua ulteriore informazione, visto che le sta tanto a cuore e io non ho nulla da nascondere: il concorso è stato fatto nel 1994. Io avevo ottenuto la tessera di giornalista pubblicista nell’ormai lontano 1986 per aver, a partire dal 1984, fatto il corrispondente da Pistoia per l’emittente televisiva Teleregione e ho collaborato poi con numerose testate, che le risparmio, ma nessuna a carattere nazionale. In Regione sono stato chiamato nel 1997 mentre lavoravo, da socio fondatore, in una società che si occupava di comunicazione e di informazione, e che non andava neppure male.
    Tra i requisiti per partecipare al concorso in Regione c’erano, oltre che il possesso di una laurea (e all’epoca quelle triennali non esistevano), anche quello dell’iscrizione all’albo dei giornalisti pubblicisti. Ed io li possedevo entrambi. Sono entrato a lavorare per l’ufficio stampa del Consiglio regionale e poi sono passato a lavorare per quello della Giunta, dove sono tuttora.

    Tiziano Carradori

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  6. Grazie, sig. Carradori, per le sue delucidazioni ed i suoi chiarimenti in merito alla sua carriera. Lei però, e qui casca l'asino ( non lei ovviamente) dice che "
    " In Regione sono stato chiamato nel 1997 mentre lavoravo, da socio fondatore, in una società che si occupava di comunicazione e di informazione, e che non andava neppure male." Scusi, quella dell'ex Sindaco Bucci ? Ma, a prescindere, come lei afferma : chi l'ha chiamato?
    Vannino? Quindi lei è un "chiamato". Bravo. Le auguro di essere chiamato da Renzi, tanto "roba vostra è". Se altri chiamano, tramite Q/n, me lo faccia sapere; ho alcuni familiari bisognosi di lavoro ed in attesa di "chiamata".Va bene anche da Vannino o da qualche suo ruffiano di turno. Il Lavoro è Lavoro!

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  7. Caro Nichel,
    chissà qual è il suo vero nome. Capisco che con i prevenuti non c’è nulla da fare.
    Ma perché, se le cose non le sa, insinua ugualmente? Confesso di essere caduto nel suo “agguato” per aver creduto a quel suo falso “non è una provocazione, è solo curiosità”.
    Potrei lasciar cadere qui la cosa, tanto lei i suoi granitici pregiudizi non li perde di certo, ma credo talmente nel dialogo che tendo a praticarlo anche con i più sordi.
    La mia risposta è breve. Quando ho scritto quel “sono stato chiamato” su cui lei ha voluto artatamente equivocare, era da intendersi, avendo vinto un concorso, che la chiamata era arrivata dall’ufficio del personale della Regione che in quell’occasione assunse 2 giornalisti, me e un altro, uno all’Ufficio stampa del Consiglio (io), l’altro a quello della Giunta.
    Vannino Chiti (che presiedeva la Giunta) o altri non c’entrano nulla, che le piaccia o no. Erano andati in pensione due giornalisti e altri due (vincitori di concorso) furono assunti.
    Ma scommetterei un Nichel che anche stavolta farà orecchie da mercante e prenderà fischi per fiaschi.
    Renzi non mi chiamerà di certo e, anche se lo facesse, non risponderei alla chiamata di leva. Per sua informazione sono, da non iscritto a nessun partito, un antirenziano della prima ora.
    Per il resto se ha parenti che, in attesa di lavoro, hanno partecipato a concorsi e li hanno vinti, stia sicuro che li chiameranno senz’altro.
    Si tenga i suoi pregiudizi, si culli nelle sue volgarità e mi stia bene anche lei.

    Tiziano Carradori

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