PISTOIA. Fa un po’ tristezza vedere questa grande azienda che agonizza come un pesce della Brana quando, d’estate, qualcuno ci scarica sostanze tossiche dentro.
Ma la tristezza non viene per la vendita che – a nostro avviso, come abbiamo sempre detto – potrebbe essere davvero il toccasana per la ripresa e la ripartenza, se non alla grande, senz’altro alla meglio di ora.
La tristezza viene dal fatto che, ancor oggi, e nonostante tutto – tutto come: chiacchiere su chiacchiere di Rossi, Berti, Fratoni, Chiti, Scarpetti e tutti gli altri in fila –, i lavoratori, se non fossero ciechi dovrebbero rendersi conto che ormai non è più il tempo degli accordi Chiti-Bassolino: e che i governi non scenderanno mai più a impasticciarsi in questioni che, dalla scoperta del liberismo in poi, non li riguardano.
Insomma Pistoia, Breda, Cgil: rendetevi conto che la politica dell’assistenzialismo ha chiuso il suo capitolo – o almeno lo sta chiudendo definitivamente.
Nel passaggio dal vecchio al nuovo, dopo la caduta del muro di Berlino, sembra di vedere una delle pagine più famose di uno scrittore greco, Senofonte, che descrive la sconfitta di Atene da parte di Sparta, con l’abbattimento delle mura della città e le fanfare del carnevale della gioia.
Presi dall’euforia, anche i vetero-Pci suonavano le trombe e i tamburi, credendo di poter costruire un mondo nuovo a loro immagine somiglianza, proprio come gli ateniesi. Senza rendersi conto che comunque, quando si passa da uno status a un altro, c’è sempre un prezzo da pagare, perché ogni mutamento è uno scalino, da salire o da scendere.
La Cgil parla di governo e di attese.
Lo vedremo. E vedremo, fra poco, anche quanti benefici le sinistre – nel dopo-Berlusca – sapranno dare al loro amatissimo popolo.
Intanto aspettiamo di vedere arrivare la General Electric. E ringraziamo il cielo se viene, perché qui si tratta di continuare a vivere o di tirare le cuoia.
e.b. blogger
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[Mercoledì 9 novembre 2011 – © Quarrata/news 2011]
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