di Luigi
Scardigli
Lo spettacolo all’ Yves Montand di Monsummano
È finita con l’essere una giornata di macchiette, quella
della festa delle donne, l’8 marzo: cortei, mimose, tante chiacchiere e tanti
buoni propositi. Prima e dopo, però, le donne, continuano a venir mercificate,
offese, violentate e dopo l’uso, dimenticate.
Il teatro Yves Montand di Monsummano però, per commemorare e
provare a dare un senso vero a questa giornata, ha scelto una rappresentazione
di profondo e alto rispetto, mandando in scena, per la regìa di Stefano
Vercelli e l’interpretazione di Magda Siti, Come
muoiono la maestre, la storia, agghiacciante, ma bellissima, tra l’altro
avvenuta proprio nei paraggi, a Cintolese, di Italia Donati, la povera
contadina figlia di contadini che riuscì a coronare il proprio sogno: fare la
maestra.
Detto e scritto, oggi, fa quasi sorridere: il 90% del corpo
insegnante delle scuole elementari è composto da donne, ma alla fine del XIX
secolo, per una donna, per giunta povera, era letteralmente impossibile
sottrarsi dal proprio destino.
L’ha scritta Elena Gianini Belotti la storia di Italia
Donati e ora, quelle pagine incredibili, andranno in scena.
Di incredibile, nel terzo millennio, c’è ormai più poco, ma
ripercorrere le vicende della povera maestra è semplicemente commovente. Italia
Donati infatti, contro tutto e tutti, riesce finalmente ad entrare in possesso
di quell’incarico: nel paese però, sindaco in testa, nessuno vede di buon
occhio una donna alla guida di una scolaresca: iniziano le pressioni, i
sabotaggi, più o meno subdoli, le violenze, d’ogni sorta e tipo; e Italia
Donati, stremata e abbandonata a causa dei pregiudizi, decide di farsi suicidare, gettandosi da un ponte
nel fiume sottostante. [l.s.]
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[Lunedì 5 marzo 2012 - © Quarrata/news 2011]
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