di Lorenzo Cristofani
PISTOIA. Sono in verità molti i
fedeli della parrocchia di san Bartolomeo che partecipano ai lavori del
comitato anti-parcheggio. Ribadiscono le parole di don Mazzolari e del
cardinale Martini sulla necessità di una distinzione dei diversi ruoli che nella moderna democrazia spettano al clero e alla
società civile. In particolare proprio l’idea di don Primo Mazzolari, “la
tromba dello Spirito Santo nella Bassa padana”, come ebbe a definirlo Giovanni
XXIII, l’idea (ricorrente nei suoi scritti http://www.fondazionemazzolari.it/index.php?option=com_content&task=view&id=111&Itemid=70),
cioè di una Chiesa compagna di cammino e
discernimento risuona in tutta la sua straordinaria attualità.
Proseguendo
infatti nel ragionamento del parroco profetico e carismatico, molti
parrocchiani hanno in sostanza davvero bisogno di una Chiesa compagna di cammino e discernimento piuttosto che
imprenditrice e appaltatrice di opere pubbliche.
Questi
fedeli concordano dunque che la Curia pistoiese dovrebbe primariamente usare
tutte le risorse a disposizione per opere non ancora ultimate in cui è
interessata, sia totalmente, come per il parcheggio di superficie in Valdibrana
e i vicini locali del santuario, sia parzialmente come per la grande struttura
in via don Bosco, tutte ferme e in forte stato di degrado da diversi anni.
Non ha
senso aprire tanti cantieri e non completarne nemmeno uno. Del resto questo
aspetto è emerso anche in sede di un recente Consiglio Comunale (pagg. 6, 7, 8
dell’allegato). Realizzare poi grandissimi parcheggi movimentando ingenti
quantità di denaro, sulla stampa si legge la cifra di 10 milioni di euro per l’operazione
prevista dalla Napoletana Parcheggi, svendendo il terreno vergine della
parrocchia, sono tutte attività lontanissime dal ruolo proprio della chiesa, quello
cioè di annunciare i fondamenti evangelici della vita cristiana.
Parrocchia
e Curia non sono – ad oggi – registrate alla camera di commercio con la partita Iva e
forse sarebbe quindi più utile che si impegnassero a rivolgere l’attenzione ad
altri aspetti della vita lasciando la pianificazione territoriale ai soggetti
competenti, magari anche questi più attenti a soluzioni lungimiranti.
Nel dettaglio, in relazione all’ antico orto monastico e al verde di
pertinenza della parrocchia, i fedeli rimangono vicini alle parole del santo
della Chiesa cattolica, san Francesco d’Assisi, “Laudate à mì Signore per sora
nostra madre Terra, la quale ne sustenta ed governa, et produce diversi fructi
con coloriti fiori et herba”.
In aggiunta, ben consapevoli del valore pedagogico che possono
esercitare eventuali attività per ragazzi svolte in spazi e strutture
parrocchiali, qualcuno
sembra anche suggerire «Don Luca, (apri i
cancelli dell’area verde) e lascia che i fanciulli – non le macchine – vengano a te!».
Ma
soprattutto poi – aspetto, questo,
eclatante e sollevato da tutti per la contraddizione con le radici spirituali
dell’uomo – cosa dire della lettura
simbolica, narrata sapientemente sul sito della parrocchia, dell’edificio
ecclesiastico, il tempio cristiano dove si ritrovano i molteplici percorsi
umani alla ricerca di Dio? (http://www.parrocchiasanbartolomeo.it/percorso_simbolico_2.html).
Nella
simbologia della struttura del luogo di culto viene infatti ripercorsa la
spiritualità dell’uomo, che dalla sua origine ha cercato Dio nella natura: nel
cielo, sui monti, nei boschi, i cui alberi sono rappresentati dalle colonne
delle navate, negli animali che vi abitano… Perché allora voler snaturare questo
respiro divino di cui la chiesa è simbolo, sventrando completamente l’area
verde attigua, che di quell’incantesimo vitale dovrebbe essere parte
integrante?
Con questo
interrogativo e con le considerazioni precedenti molti parrocchiani cercano di continuare
a vivere, giorno per giorno, il cammino di condivisione e di ricerca cristiana.
[Lunedì 27
febbraio 2012 – © Quarrata/news 2011]
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