giovedì 23 febbraio 2012

DORA E TANIA. LIBERE


di Luigi Scardigli

I pensieri delle donne, come quelli degli uomini, del resto, sono i soliti di sempre, da sempre, con una piccola, grande, incommensurabile differenza: loro sanno soffrire e tacere, cambiare e rivoluzionare, partire e tornare; noi, no.
E la sofferenza, quella vera, che non a caso è sostantivo di genere femminile, scatena, a sua volta, per diritto di conservazione, fino a rasentare la sindrome, una serie di molteplici effetti collaterali che sono difese e strategie, attacchi e mimetizzazioni, con una precedenza assoluta, incontrovertibile: i figli.
Dora Donarelli e Tania Ferri, venerdì sera (ore 21), al Funaro di Pistoia, (ri)leggeranno per l’ennesima volta Libere, una confidenza generazionale tra due donne che l’ideatrice dello spettacolo, Comencini, volle, originariamente, che si consumasse in una sala d’aspetto medica.

E al di là delle doti recitative dell’una e dell’altra – che ho avuto modo di poter teatralmente sperimentare a mio guadagno, più che a mie spese, con entrambe – Dora e Tania rappresentano veramente due apici femminili generazionali: la prima è stata una delle donne più interessanti e belle che questa città abbia avuto la fortuna di poter ospitare; ora è nonna, ma conserva, nello sguardo, tutto l’imbarazzante dolcissimo fascino che ne ha contraddistinto l’esistenza; la seconda, che potrebbe esserle cronologicamente figlia, sembra possedere tutti i requisiti per duplicarne lo charme, riveduto e corretto in funzione della velocità informatica di questo terzo millennio.
Sul palco del Funaro, Dora e Tania, dove si incontreranno per la prima volta, si confideranno le loro aspirazioni, costellate nel tempo, dalle paure, rinunce, frustrazioni, imbarazzi, sogni, coraggi, timori, particolari quotidiani che spesso trasformano le donne che abbiamo conosciuto in altro, un continuo sommergere e riemergere che muta le nostre compagne, nonne, madri, mogli, figlie e, quasi sempre, amanti, in tutto quello di cui noi uomini, di volta in volta, abbiamo bisogno, un camaleontismo tipicamente e unicamente femminile che le rende buone e allo stesso tempo vecchie per ogni circostanza.

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[Giovedì 23 febbraio 2012 – © Quarrata/news 2011]

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