PISTOIA. Con il suo solito acume, Cristina Privitera, caposervizio
della Nazione, dà il suo buongiorno a Pistoia con queste parole:
Dichiarazioni, annunci, indiscrezioni:
non c’è certezza, ma pare che la sorte di AnsaldoBreda sia segnata.
In vista c’è la cessione di parte della
compagine societaria. Se andrà bene entrerà nel capitale la Cassa depositi e
prestiti, mentre, nonostante le voci insistenti, Ferrovie dello Stato, per
bocca dell’ad Mauro Moretti, se ne starà alla larga.
D’altronde la prospettiva della vendita
a un gruppo privato – si era detto dell’interesse della General Electric – pare del tutto tramontata. Ma non in nome di una battaglia
perché AnsaldoBreda resti italiana, bensì perché i debiti sono troppi (duecento
milioni di euro solo nel 2011) e nessuno, vista la congiuntura, se la
comprerebbe mai. Quella dell’ingresso nella società di altri soggetti pubblici
è perciò una toppa, che al momento non si capisce bene quali garanzie darà per
il futuro dell’azienda storica della città.
Intanto però stupisce l’assenza di
presa in carico di questo problema a livello istituzionale. Durante il periodo
delle primarie del centrosinistra, qualche presa di posizione si era sentita.
Scese in campo anche il governatore Enrico Rossi, per ricordare, almeno in un
paio di occasioni, l’esperienza da lui vissuta da sindaco di Pontedera, quando
con Vannino Chiti, allora presidente della Regione, riuscirono a salvare la
Piaggio. Magari funzionasse così anche per la Breda. Al momento prevale il
silenzio istituzionale. Ma dove sono finiti tutti? Chi è che deve preoccuparsi
e occuparsi della sorte della Breda? Chi deve chiedere chiarezza sulle
intenzioni del Governo?
La leggo e resto sempre più convinto
delle mie opinioni.
Se avete notato bene – e non ne dubito –,
nonostante che della Breda si sia tornati a parlare piuttosto spesso in quest’ultima
settimana, io non mi sono mosso: non ho fatto parola, non mi sono (come di
solito fanno molti altri) ‘sporto dal finestrino’.
Ma se siete stati bene attenti a quello
che è comparso su questo blog, non vi sarà sfuggito anche che non solo sulla
Breda si sono sporti tutti dal finestrino (dal Sindaco alla Fratoni a Rossi a
chiunque altro possibile e immaginabile: Bertinelli compreso, che aveva scritto
a mezzo mondo, compresi Bersani e Fassina, se non sbaglio), ma che fra questi tutti,
quello che si è sporto di meno (sempre se non sbaglio) è stato Vannino Chiti. Non
parliamo, poi, di Lido Scarpetti, che ebbe il coraggio di presentarsi e dire – a sindacati, lavoratori e Rsu – che, se la Breda andava male, era anche colpa loro, perché
non avevano ‘fatto abbastanza gazzarra’.
E questa era la prima cosa che dovevate
notare.
Ora cercate di focalizzare un altro
aspetto non secondario della vicenda: il fatto che la Breda è stata ‘cavallo di
battaglia’ per tutte le primarie del gennaio scorso, e ora – dopo che un bel po’
di voti sono arrivati a Bertinelli per questa via – anche il libraio-filosofo
se n’è opportunamente dimenticato.
Ma Bertinelli ha la memoria corta (ne
son ben io qualcosa) e, con essa, forse, anche le gambe: se infatti non si
ricorda nemmeno di rispondere a chi gli fa domande sui troiai delle
elezioni al seggio 11 di Ponte alle Tavole, dove invece va a far gozzoviglia post-elettorale
dopo la vittoria, figuriamoci se si ricorderà di cos’è la Breda! Perché lo facesse,
la Breda dovrebbe essere non una fabbrica in disarmo, ma la poltrona da Sindaco
di Pistoia, città del silenzio e della muffa, anche istituzionale.
Terza cosa su cui dovete fare mente
locale, è il riepilogo di tutte le volte in cui, da questo blog, è stata lanciata
l’idea che SuperMario non interverrà.
Sono troppi i debiti. L’ho sempre detto
e sostenuto. E se anche ora si parla della pecetta della Cassa Depositi
e Prestiti come ingrediente per rinforzare il beverone della Breda, ci
vuole stomaco e coraggio a crederlo e a sostenerlo, visti i tempi che corrono.
Ecco perché i politici, sentendo il puzzo di bruciato, se ne stanno alla dovuta
distanza.
Se sindacati e lavoratori volessero
davvero essere onesti, dovrebbero arrivare a esprimersi su queste semplici domande:
- è giusto, in tempi come questi, che per la Breda tutti debbano pagare dopo che hanno pagato per tutti i sacrifici imposti dal Governo Monti?
- non è meglio davvero che la Breda sia ‘venduta’ perché provi a camminare con i suoi piedi e senza pesare sulle spalle di tutta la collettività già tartassata?
Sindacati e operai hanno un solo modo
per rispondere: quello di non adottare il silenzio ambiguo del loro Sindaco
designato Bertinelli che, dinanzi alle vere domande e ai veri problemi, non si
comporta più come filosofo, cercando di dare una risposta, ma come il
politico che, nel silenzio, fa vedere che mira solo a tenere il proprio culo al
caldo.
La Breda è arrivata a questo punto. Al
punto in cui l’ha disegnata, stamattina, la collega Privitera, perfettamente
cogliendo, nel silenzio delle istituzioni, l’imbarazzo colpevole di chi si
rende conto che il binario-Breda porta ormai al troncone morto.
Lo sanno tutti. E per questo tacciono.
Enrico Rossi compreso, che ha da pensare ai 300 milioni dell’Asl di Massa,
oltre al resto, in questo momento.
Io, come al solito, mi permetto di
andare oltre, perché sono più pessimista del pessimo. E, badate bene, mi auguro
di sbagliare, sia chiaro.
Non sono, però, ancora convinto che la
General Electric sia un discorso passato, morto e sepolto.
A volte una metastasi scappa, dorme per
anni, rispunta fuori quando nessuno più se lo aspetta.
E la colpa di questo è tutta dei
politici.
Che hanno illuso tutti per farsi sempre
e solo gli affari loro.
Edoardo Bianchini
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[Domenica 26 febbraio 2012 – ©
Quarrata/news 2011]
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