di Luigi
Scardigli
Un’ex femminista, Dora Donarelli, che non ha ancora smesso
di sognare, anche se la vita le ha ripetutamente suggerito di farlo e di
accontentarsi, e una ragazza che potrebbe essere sua figlia, Tania Ferri, insoddisfatta,
contraddittoria, aggressiva perché timorosa, recalcitrante, disillusa dal
maschismo, si ritrovano nella sala d’aspetto di uno studio medico.
La conversazione è surreale, perché è registrata: le due
attrici, che rappresentano loro stesse, con qualche sfumatura ogni oltre
ragionevole imperfezione, impone loro un lavoro mnemonico meno duro, ma assai
più impegnativo, perché mentre si ascoltano devono dare ai loro corpi e alle
loro sagome facciali il senso di quel che il pubblico, massicciamente
femminile, sta sentendo per la prima volta.
È la storia di Libere,
andato in scena ieri sera in una delle tante meravigliose sale del Funaro, a
Pistoia, con due attrici non professioniste che rappresentano, a loro volta, il
vecchio e il nuovo teatro, che si possono tranquillamente interfacciare e dare
luogo ad una conversazione degna di essere ascoltata.
Nel mezzo, con un piacevole sottobosco musicale che non
lascia mai la scena, incuneandosi in ogni sfumatura, i ricordi, spesso
malinconici, di Dora e le voglie, intrappolate, di Tania; i rimpianti della
prima e il desiderio, che sfiora la necessità, di rompere le righe della
seconda; il déjà vu della madre e quello che la giovane vorrebbe non
vedere.
Si ritrovano in una sala d’aspetto di uno studio medico,
Dora e Tania, perché la seconda teme, più che voler sapere, di essere in stato
interessante.
Dora la guarda, come se volesse specchiarsi nelle ansie
della giovane paziente con la quale sta spartendo l’attesa. Ed è su questi
sguardi, muti, ma sottotitolati da una registrazione che esalta il calore dei
timbri di voce delle due leonesse,
che si muove l’atto unico della rappresentazione.
L’oggetto dei piani sintattici, oltre che visivi, sono gli
uomini e i loro dizionari, con i quali, nei secoli, hanno sottomesso, amato,
imbonito, corteggiato, deriso le donne, madri per sempre, naturalmente,
missione e compito sociale, quest’ultima affezione, attorno alla quale ruota,
probabilmente, non solo la conversazione intuitiva di Libere, ma anche l’intero
pianeta delle relazioni umane.
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Foto di Luigi Scardigli.
[Sabato 25 febbraio 2012 – © Quarrata/news 2011]
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