lunedì 27 febbraio 2012

CALCIO. «PANEM ET CIRCENSES» E ASSURDA STUPIDITÀ


di Luigi Scardigli

Milan-Juventus, una delle sfide più prestigiose del campionato di calcio di massima serie da quando è nato il gioco del pallone, sabato sera, in uno dei tanti anticipi del nuovo fronte del football, è finito 1-1.
E visto che sono proprio loro, le due compagini in questione, a contendersi, fino alla fine, facile presupporre, la vittoria assoluta, che equivale allo scudetto, l’equa distribuzione della posta relativa allo scontro diretto non muta di una virgola le aspettative di entrambe, soprattutto in relazione al fatto che oltre loro non si intravede, al momento, un terzo incomodo capace di approfittarne.

Avevo detto che su questo Blog, sport, ma soprattutto calcio, sarebbero stai banditi. E così sarà, ma voglio parlarvi della partita di sabato per quel che è successo – in campo, eh, non furie demenziali sugli spalti – e che si sarebbe potuto tranquillamente evitare.
Mi riferisco a quell’imperdonabile black out nel quale è incappato uno dei due guardialinee della gara, quello che non ha visto che il pallone sospinto in rete dalla testa di Muntari, giocatore del Milan, aveva di gran lunga superato la linea bianca quando Buffon, portiere della Juventus, lo ho ricacciato lontano. A quel punto del match, il Milan era già in vantaggio, 1-0 e il raddoppio avrebbe potuto anche uccidere la gara, consegnando ai rossoneri la vittoria e un’ipotetica ipoteca morale sull’andamento di quel che resta della stagione.
Tralascio i commenti del gol ingiustamente annullato a Matri (Juventus), nel secondo tempo e non certo perché l’episodio sia stato più o meno grave di quello occorso all’avversario.
Un prologo lunghissimo per sottolineare l’indispensabile banale ovvietà dell’ausilio della moviola in campo, un semplicissimo marchingegno elettronico che consente, in tempo praticamente reale, di stabilire l’insindacabilità di un giudizio: palla dentro/palla fuori; fuorigioco sì/fuorigioco no e così via.
Se venisse adottato, come succede da molti anni nel tennis, ad esempio, l’esito delle gare sarà decisamente meno esposto a dubbi e perplessità, non fomenterebbe il dubbio delle combine – così care a questo nostro belpaese – e soprattutto, finita la partita, i supporters della compagine vincente esulterebbero e quelli avversari rincaserebbero con la famosa coda tra le gambe, mesti e affranti.
Ma c’è di più – ed è questo forse il nodo scorsoio che la Federazione non ha alcun interesse a sciogliere –: con la moviola in campo, le chiacchiere, le infinite chiacchiere, quelle che trasudano se e ma, decadrebbero automaticamente e una partita durerebbe giusto lo spazio che intercorre tra il fischio d’inizio e quello triplice che decreta la fine: un’ora e mezzo, 90 minuti nei quali, come andando a vedere un buon o pessimo film, i tifosi, che verrebbero automaticamente declassati a spettatori, assistono ad uno spettacolo: una partita bellissima, un buon incontro, o un match pessimo, proprio come un film, un concerto, uno spettacolo teatrale, una mostra fotografica, un reading di poesie, una cena in una trattoria.
No, il calcio, questo calcio, questo calcio in questo Paese, ha ben altri valori, fini ben diversi da quelli che soggiornano abitualmente nello sport: in questo calcio non vince il migliore; in questo calcio, l’importante è vincere e non partecipare; questo calcio sorride ai clubs ricchi, che possono comprare e assicurarsi i più forti; questo calcio deve soprattutto essere ingiusto, platealmente ingiusto, in modo che fino alla gara successiva, il popolo che lo segue e che lo delega, come alfiere delle proprie frustrazioni, possa maledire Tizio o Caio, l’arbitro o il guardialinee, se i suoi beniamini, pagati oro quanto pesano, non sono riusciti a vendicare una settimana trascorsa ad essere delle nullità.
Fino a quando non mancheranno cibo e divertimenti, panem et circenses, l’imperatore di turno potrà fare i suoi porci comodi.

E lasciamo in pace, il calcio! Lasciamogli fare quello che vuole… Almeno lì!
Per le moviole e i marchingegni elettronici, non bastano, forse, tutti gli autovelox e i t-red di tutti i vigili urbani e le amministrazioni più o meno democratiche di questo Paese…?
e.b. blogger
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[Lunedì 27 febbraio 2012 – © Quarrata/news 2011]

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