sabato 18 febbraio 2012

VALLECORSI IN THREE STEPS


di Luigi Scardigli

Il Vallecorsi
Step one
PISTOIA UNDERSTAND LITTLE

Pistoia capisce poco.
Soprattutto l’importanza di alcune manifestazioni.
Oggi pomeriggio, tanto per fare un esempio, al piccolo teatro Bolognini, si è svolta la 57esima edizione del Premio Vallecorsi, tanto antico quanto prestigioso. Ma a parte qualche giovanotto di oltre sessant’anni, e qualche donzella vestita a festa come nel Sabato del villaggio, la sala, piena a metà – o metà vuota, scegliete voi, ottimisti-pessimisti –, era gremita da anziani.

Certo, il richiamo di Ugo Pagliai, in giuria e della premiata, Milena Vukotic, richiamano forse un pubblico datato, ma diamine, al cospetto del Vallecorsi, prestigiosa onorificenza nata proprio dalla volontà di due ex operai che decisero, nel 1949, di impreziosire culturalmente la vita, grama e rischiosa, dell’allora San Giorgio, ci sarebbe dovuto essere il pienone, soprattutto di operai ed ex operai grati all’azienda per questo prestigioso fiore all’occhiello.
E invece, a parte Lido Scarpetti, qualche ex operaio che unsapeanulla e l’orfano di un ex operaio morto di mesotelioma, malattia riconosciuta in sede transattiva e parzialmente risarcita, solo pellicce, autorità e cerone.
Strano, eh…?

Milna Vukotic
Step two
THE FASCINATING MILNA VUKOTIC

Con un curriculum tanto poderoso quanto nobile, Milna Vukotić, vincitrice del premio speciale della giuria al 57esimo Vallecorsi, potrebbe anche darsi un po’ di arie; sarebbero irritanti come quelle di chiunque altro indegno, ma comprensibili.
E invece, una delle pianiste-ballerine ma soprattutto attrici predilette, corteggiate e assoldate, in questi trascorsi cinquant’anni di teatro, da registi del calibro di Strehler, Zeffirelli, Scaparro, Missiroli, Wertmuller e parecchi altri e senza dimenticare di citarne alcuni del grande schermo, come Scola, Monicelli, Lattuada, Bertolucci, Bolognini, proprio lui e una valanga a seguire, la signora italo-slava, figlia d’arte ad origine controllata, la storica e leggendaria Pina, moglie-martire del ragionier Ugo Fantozzi, senza tempo, né età e con un’eleganza incorporata in un piccolo chassy, fuori moda, con la chioma mogano, ma ancora terribilmente affascinante, mi ha sorretto il foglio sul quale, intervistandola, prendevo appunti.
«Sono felicissima di esser qui – mi ha sussurrato Milena Vukotic –, a ricevere un premio in un teatro che porta il nome di un amico, Mauro Bolognini, con il quale ho avuto il piacere, ma soprattutto l’onore, di lavorare».
Qualcuno le chiede, nel frattempo, se desideri appoggiare, perché venga custodito, il proprio scialle.
«No, grazie – risponde con quella calma serafica che ne ha contraddistinto una vita intera, tanto sul palcoscenico, quanto dietro una macchina da presa; e continua a raccontarmi –. Sono una donna che è riuscita a coronare il proprio sogno: ho sempre fatto quel che ho desiderato; certo, avrei sicuramente potuto farlo meglio, ma sono stata davvero fortunata».

Grazie, signora Vukotic!

Maurizio Manfellotto
Step three
MAURIZIO MANFELLOTTO, ASBESTOS AND SILENCE

«Sono qui da pochi mesi, non sono al corrente di tutto e di questa cosa, so dirle poco, davvero poco».

È iniziata così, nel pomeriggio, la brevissima intervista, che non sono quasi riuscito a fare, all’ingegner Maurizio Manfellotto, amministratore delegato, dal settembre del 2011, di AnsaldoBreda (posto che gli è stato assegnato per coprire la carica del dimissionario Salvatore Bianconi, che l’ha preceduto), presente in prima fila, stasera, al 57esimo Vallecorsi, come padrone di casa: di quella azienda che, ai tempi in cui si chiamava San Giorgio, istituì il premio.
Questa cosa, come l’ha definita l’ingegner Manfellotto, è l’amianto; ed è di questo che avrei voluto parlare con l’amministratore delegato di AnsaldoBreda: un po’ perché è un argomento che mi ha sempre giornalisticamente affascinato e addolorato (i morti per mesotelioma e tumore pleurico, tra azienda e indotto, sono oltre 150), ma soprattutto perché avrei voluto sapere da lui cosa pensasse della storica sentenza di condanna a sedici anni di reclusione inflitta ai titolari di Eternit, rei di aver taciuto i rischi tumorali ai quali gli operai sono andati incontro nelle fabbriche piemontesi (1830 morti, o giù di lì).

«Della sentenza di Torino invece – ha aggiunto l’ingegner Manfellotto – sono in grado di dirle di più, perché è una questione che ho seguito da vicino e con grande interesse e che credo coinvolga tutte le aziende di ogni ordine e grado: il rischio amianto è un problema delicatissimo dal quale nessuno può e deve sottrarsi dall’affrontare con coscienza e scrupolo».

D’accordo. Ma Pistoia…?

«Le ripeto, sono in Breda dallo scorso settembre: di amianto non ne ho sentito parlare e soprattutto nessuno del mio staff me ne ha segnalato la problematica. Invece di un’intervista mi sembra che lei mi stia facendo un interrogatorio…».

«No, ingegner Manfellotto – ho pensato, andandomene dopo avergli stretto la mano per cortesia . Gli interrogatori li fa Guariniello. Io faccio il giornalista, non il giudice!».

Cliccare sull’immagine per ingrandirla.
[Sabato 18 febbraio 2012 – © Quarrata/news 2011]

1 commento:

  1. In merito alla presenza massiccia di pubblico di anziani al Vallecorsi, vorrei fare presente che all'incontro (contemporaneo) con Maurizio Vivarelli alla Forteguerriana, la maggior parte erano anziani e al contemporaneo incontro con il Teatro Manzoni alla libreria Lo Spazio in via dell'Ospizio, la maggior parte erano anziani.
    Probabilmente senza di loro, le tre manifestazioni potevano essere riunite in una unica saletta.

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