di Luigi
Scardigli
Il Vallecorsi |
Step one
PISTOIA UNDERSTAND LITTLE
Pistoia capisce poco.
Soprattutto l’importanza di alcune manifestazioni.
Oggi pomeriggio, tanto per fare un esempio, al piccolo
teatro Bolognini, si è svolta la 57esima edizione del Premio Vallecorsi,
tanto antico quanto prestigioso. Ma a parte qualche giovanotto di oltre
sessant’anni, e qualche donzella vestita a festa come nel Sabato del
villaggio, la sala, piena a metà – o metà
vuota, scegliete voi, ottimisti-pessimisti –, era
gremita da anziani.
Certo, il richiamo di Ugo Pagliai, in giuria e della
premiata, Milena Vukotic, richiamano forse un pubblico datato, ma diamine, al cospetto
del Vallecorsi, prestigiosa onorificenza nata proprio dalla volontà di
due ex operai che decisero, nel 1949, di impreziosire culturalmente la vita,
grama e rischiosa, dell’allora San Giorgio, ci sarebbe dovuto essere il
pienone, soprattutto di operai ed ex operai grati all’azienda per questo
prestigioso fiore all’occhiello.
E invece, a parte Lido Scarpetti, qualche ex operaio che unsapeanulla
e l’orfano di un ex operaio morto di mesotelioma, malattia riconosciuta in sede
transattiva e parzialmente risarcita, solo pellicce, autorità e cerone.
Strano, eh…?
Milna Vukotic |
Step two
THE
FASCINATING MILNA VUKOTIC
Con un curriculum tanto poderoso quanto nobile, Milna Vukotić, vincitrice del premio speciale della giuria al 57esimo Vallecorsi,
potrebbe anche darsi un po’ di arie; sarebbero irritanti come quelle di
chiunque altro indegno, ma comprensibili.
E invece, una delle pianiste-ballerine ma soprattutto
attrici predilette, corteggiate e assoldate, in questi trascorsi cinquant’anni
di teatro, da registi del calibro di Strehler, Zeffirelli, Scaparro, Missiroli,
Wertmuller e parecchi altri e senza dimenticare di citarne alcuni del grande
schermo, come Scola, Monicelli, Lattuada, Bertolucci, Bolognini, proprio lui e
una valanga a seguire, la signora italo-slava, figlia d’arte ad origine
controllata, la storica e leggendaria Pina, moglie-martire del ragionier Ugo
Fantozzi, senza tempo, né età e con un’eleganza incorporata in un piccolo
chassy, fuori moda, con la chioma mogano, ma ancora terribilmente affascinante,
mi ha sorretto il foglio sul quale, intervistandola, prendevo appunti.
«Sono felicissima di esser qui – mi ha sussurrato Milena
Vukotic –, a ricevere un premio in un teatro che porta il nome di un amico,
Mauro Bolognini, con il quale ho avuto il piacere, ma soprattutto l’onore, di
lavorare».
Qualcuno le chiede, nel frattempo, se desideri appoggiare,
perché venga custodito, il proprio scialle.
«No, grazie – risponde con quella calma serafica che ne ha
contraddistinto una vita intera, tanto sul palcoscenico, quanto dietro una macchina
da presa; e continua a raccontarmi –. Sono una donna che è riuscita a coronare
il proprio sogno: ho sempre fatto quel che ho desiderato; certo, avrei
sicuramente potuto farlo meglio, ma sono stata davvero fortunata».
Grazie, signora Vukotic!
Maurizio Manfellotto |
Step three
MAURIZIO MANFELLOTTO, ASBESTOS AND SILENCE
«Sono qui da pochi mesi, non sono al corrente di tutto e di
questa cosa, so dirle poco, davvero poco».
È iniziata così, nel pomeriggio, la brevissima intervista,
che non sono quasi riuscito a fare, all’ingegner Maurizio Manfellotto,
amministratore delegato, dal settembre del 2011, di AnsaldoBreda (posto che gli
è stato assegnato per coprire la carica del dimissionario Salvatore Bianconi,
che l’ha preceduto), presente in prima fila, stasera, al 57esimo Vallecorsi,
come padrone di casa: di quella azienda che, ai tempi in cui si chiamava San
Giorgio, istituì il premio.
Questa
cosa, come l’ha definita l’ingegner
Manfellotto, è l’amianto; ed è di questo che avrei voluto parlare con
l’amministratore delegato di AnsaldoBreda: un po’ perché è un argomento che mi
ha sempre giornalisticamente affascinato e addolorato (i morti per mesotelioma
e tumore pleurico, tra azienda e indotto, sono oltre 150), ma soprattutto perché
avrei voluto sapere da lui cosa pensasse della storica sentenza di condanna a
sedici anni di reclusione inflitta ai titolari di Eternit, rei di aver taciuto
i rischi tumorali ai quali gli operai sono andati incontro nelle fabbriche
piemontesi (1830 morti, o giù di lì).
«Della sentenza di Torino invece – ha aggiunto l’ingegner Manfellotto
– sono in grado di dirle di più, perché è una questione che ho seguito da
vicino e con grande interesse e che credo coinvolga tutte le aziende di ogni
ordine e grado: il rischio amianto è un problema delicatissimo dal quale
nessuno può e deve sottrarsi dall’affrontare con coscienza e scrupolo».
D’accordo. Ma Pistoia…?
«Le ripeto, sono in Breda dallo scorso settembre: di amianto
non ne ho sentito parlare e soprattutto nessuno del mio staff me ne ha
segnalato la problematica. Invece di un’intervista mi sembra che lei mi stia
facendo un interrogatorio…».
«No, ingegner Manfellotto – ho pensato, andandomene dopo
avergli stretto la mano per cortesia –. Gli
interrogatori li fa Guariniello. Io faccio il giornalista, non il giudice!».
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[Sabato 18 febbraio 2012 – © Quarrata/news 2011]
In merito alla presenza massiccia di pubblico di anziani al Vallecorsi, vorrei fare presente che all'incontro (contemporaneo) con Maurizio Vivarelli alla Forteguerriana, la maggior parte erano anziani e al contemporaneo incontro con il Teatro Manzoni alla libreria Lo Spazio in via dell'Ospizio, la maggior parte erano anziani.
RispondiEliminaProbabilmente senza di loro, le tre manifestazioni potevano essere riunite in una unica saletta.