martedì 28 febbraio 2012

CASO MAZZOTTA. E SE SI FOSSE CHIAMATO BERLUSCA?


PISTOIA. Menci. Menci o incazzati.
Sono queste le due ‘gradazioni sentimentali’ che si colgono dalle descrizioni degli eventi di ieri pomeriggio/sera in Consiglio Comunale attraverso i resoconti dei giornali.
C’è stato chi si è strappato i capelli per lo scandalo di un povero Mazzotta tirato in mezzo a forza – in mezzo a una faida, a una congiura dei Boiardi capeggiata da Bartolomei – e ha parlato di accanimento malvagio. E c’è stato chi, come Berti, si è detto preoccupato di un clima di ‘rissa permanente’.
Sbagliano i primi. Sbagliano i secondi. È tutto un errore.
E sbagliano tutti coloro che – da buone scimmiette – non vedono, non parlano, non sentono.

La rivoluzione sessantottarda, le guerre del Che, gli anni di piombo, la rifondazione di Tangentopoli, il riordino della Bassanini, la riforma elettorale, il femminismo oltranzista, ad altro non hanno portato che al più vieto indietrismo pantofolaro sconfortante della storia: le donne sono tornate a sognare ‘due cuori e una capanna’, la famigliola del Mulino bianco e le magliette di Hello Kitty; hanno inseguito il mito delle veline; si sono date al mestiere delle escort (salvo far casino per guadagnare ricchi risarcimenti). I politici hanno fatto di tutto e di più per aumentarsi gli stipendi ben oltre il licito e l’illecito, a danno del popolo; i ministri di culto sono rimasti coinvolti in tutti gli scandali possibili e immaginabili; i partiti hanno fatto da refugium peccatorum a ogni tipo di trasformismo; gli amministratori hanno fatto consumato fiumi di quattrini, fingendo di amministrare, ché tanto non sarebbe successo nulla.
E tutto è andato di male in peggio fino a consegnarci – com’è stato detto ieri a L’infedele – in mano a una cricca di conservatori liberal-reazionar-banchieri.
Che bello! Tutti, ma proprio tutti, hanno potuto fare di tutto ad un’unica condizione: che non si chiamassero Berlusca, Cavaliere, Silvio o… ‘bandana’.
L’uscita di scena di Berti è, da che io possa ricordare, una delle peggiori cose che la città dovrà nascondere nel suo futuro, e cancellare dalla propria memoria.
E Pistoia sembra essere davvero – in chiave dantesca – la degna tana per una compagnia che, più che di politici e amministratori, sembra – alla luce degli ultimi eventi – destinata a essere definita di comici e di guitti da teatro dell’arte.
e.b. blogger
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[Martedì 28 febbraio 2012 – © Quarrata/news 2011]

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