di Luigi
Scardigli
L’esperienza di un ‘No Tav’ che
combatte per un’opposizione razional-economica
PISTOIA. Lo accusavano di sputare nel piatto dove mangiava, Claudio
Giorno, pensionato Inps, di Borgone Susa, dopo 36 anni trascorsi a lavorare al
servizio di una società autostradale, quella che può fregiarsi di aver
collegato Torino con Bardonecchia, traforando il Fréjus, la A 32, tanto per
usare codici alfanumerici tanto cari alle segnaletiche e ai tom tom. Gli dicevano che era
irriconoscente, perché, nonostante fosse immerso fino al collo nel calcestruzzo,
continuava a non santificarne il suo utilizzo.
Ma siccome era convinto di aver ragione, Claudio Giorno non
ha ancora smesso di opporsi alle grandi opere; ora è sul fronte della Tav e
oggi pomeriggio, in via Argonauti, ha spiegato, ai pochi presenti accorsi a
sentir le sue ragioni, per quale motivo.
«Sono un co-fondatore dei Verdi di Torino – racconta Claudio
Giorno prima di iniziare il suo intervento –, ma la
mia non certo personalissima opposizione all’alta velocità non è squisitamente
ecologica, ambientalista, ideologica, ma economica».
L’aspetto sin troppo rassicurante dell’interlocutore e il
tono, altamente pacato, della conversazione, lascia presagire che il tenore non
sia di massimo interesse. Mi sbaglio, perché quello che mi racconta è tristemente
vero e sin troppo facilmente verificabile.
«Non difendo a spada tratta la linea ferrata che si opponeva,
nell’epopea del pensiero, alla gomma, all’asfalto; il partito del cemento e del
tondino hanno lo stesso leader e così come si sono sovradimensionate parecchie
strutture stradali, altrettanto si è ferrato con i treni. Troppe volte si sono
costruite le terze corsie laddove ne bastavano due; in quanti tratti si è
deciso di creare parecchi svincoli non razionalizzando quelli che già erano
esistenti; quante aree di sosta somigliano a piste di decollo! Con i treni e
con l’alta velocità è successo la stessa identica cosa. Siamo, da anni,
all’avanguardia dell’alta velocità: la Roma-Napoli e la Roma-Firenze sono due
tra le prime tratte europee di alta velocità, con picchi che sfiorano i 3oo
chilometri orari. Schimberni e Necci ne
sono andati fieri per anni, ma sapevano, dall’ingegneria meccanica, come fosse
assurdo far volare i treni in un paese ricco di città e nonostante il Paese
fosse già alla canna della povertà, quel poco che ci rimaneva per non
oltrepassare la soglia della povertà è stato investito proprio in questo
progetto di grande inutilità. Pensate, la Francia e la Germania, che si
gongolano anche grazie al primato di velocità ferroviario, da anni hanno
invertito la tendenza, decidendo di limitare il picco massimo a 250 km/h: oltre
quel muro i costi di manutenzione diventano troppo alti, eccessivamente
onerosi, soprattutto perché la sicurezza, a velocità di decollo, non può che essere
messa al primo posto e l’intero impianto ferroviario ne risente
considerevolmente: usura dei binari, delle carrozze, degli impianti frenanti e
un consumo, spropositato, di energia elettrica».
Claudio Giorno insomma è sì, un No Tav, ma legale: quello che pensa e che dice, addirittura
invitato a farlo in giro per l’Italia, lo fa senza nascondersi dietro un
passamontagna, né lanciando contro le forze dell’ordine estintori o pietre.
Claudio Giorno, che conosce l’utilità e le spese per la realizzazione delle
grandi opere, esercita un’opposizione razional-economica; è un antagonista, non
di classe, ma di risparmio.
«L’Italia, inoltre, è anche un Paese fortemente popolato,
ricco delle sue cento città e non ha senso avvicinare supersonicamente alcune
di queste tra loro lasciando in balìa di carovane i contatti fra quelle escluse
dalla bisettrice degli affari».
E se richiedessimo l’installazione degli autovelox anche
lungo le strade ferrate?
Cliccare sull’immagine per ingrandirla.
Foto di Luigi Scardigli.
[Sabato 15 settembre 2012 - © Quarrata/news 2012]
Nessun commento:
Posta un commento
MODERAZIONE DEI COMMENTI
Per evitare l’inserimento di spam e improprie intromissioni, siamo costretti, da oggi 14 febbraio 2013, a introdurre la moderazione dei commenti.
Siamo dispiaciuti per i nostri lettori, ma tutto ciò che scriveranno sarà pubblicato solo dopo una verifica che escluda qualsiasi implicazione di carattere offensivo e penale nei loro interventi.
Grazie.