domenica 23 settembre 2012

CONSERVAZIONE E TUTELA DEI BENI ARCHITETTONICI. RISPONDA LA ‘SOCIETÀ PISTOIESE DI STORIA PATRIA’


di Lorenzo Cristofani

Qualche foto per documentare certi scempi di famose strutture

PISTOIA. Visto che ogni promessa è debito, ecco allora le annunciate considerazioni sul ruolo odierno della Società Pistoiese di Storia Patria e sul suo legame con la città.
Il Bullettino Storico Pistoiese, la prestigiosa rivista annuale della società, pubblica nelle ultime pagine del volume il bilancio, il conto economico e lo stato patrimoniale.

Nella voce contributi, relativamente alle annate 2000, 2001, 2003, 2005, 2007, 2008 e 2008 – in soli sette anni cioè – compaiono le cifre di 33mila , 66,5mila, 33mila, 46mila, 17mila e 27mila euro, all’incirca, quindi, 220mila euro in sette anni: risorse quasi esclusivamente provenienti dalla Fondazione Cassa di Risparmio, in piccolissima parte dal ministero dei Beni Culturali e dalla Provincia.
Stando così le cose, avendo cioè la società una certa responsabilità nei confronti della collettività – i soldi sono pubblici – è lecito chiedere quali siano state e sono le ricadute di queste risorse sul territorio pistoiese. Quale contributo abbia dato e dia la società in termini, ad esempio, di tutela e rispetto dello spazio urbano, promozione delle nostre eccellenze in Italia e nel mondo o creazione di un diffuso senso civico di vivere luoghi e monumenti – come in molte città di là dagli Appennini è possibile riscontrare.
Le risposte, a queste ultime e alle successive domande, le daranno però autonomamente i lettori. Infatti questo blog non vuole esprimere sentenze o giudizi: intende semplicemente far riflettere e stimolare un ragionamento autonomo nei cittadini, la missione, cioè, per cui nacque e iniziò a diffondersi la stampa. E lo fa con argomentazioni e serietà, con la libertà di non aver amici da tutelare o il timore di inimicarsi qualcuno.
Proviamo ad esempio a leggere un ottimo intervento di Natale Rauty, presidente onorario della società, Qualche considerazione sugli interventi restaurativi della Soprintendenza ai monumenti a Pistoia, Bullettino 2001, in cui si dice che con l’intonacatura della cella campanaria si andava a modificare in modo non marginale la forma di un monumento- simbolo della città. Seguono altre puntualizzazioni sul modus operandi, stigmatizzato, della Soprintendenza, adottato e seguito anche per la facciata di San Domenico, dove si è perduta una testimonianza visibile delle vicende del monumento …
Bene, ma perché non è stato usato il medesimo zelo sulle ben più gravi vicende di altri monumenti, come lo stravolgimento di funzioni e forme del palazzo del Monte Pio, donato alla città come ancora riporta l’iscrizione lapidea e alienato dalla Cassa di Risparmio, il palazzo dove proprio la Società Pistoiese di Storia Patria ha avuto sede per anni?
Come può una società che si richiama agli ideali (vedi sito istituzionale) dei fratelli Chiappelli, dello Zdekauer e del Chiti, essere così prona allo svilimento del contesto dei luoghi, accettando cioè la manomissione dei monumenti che della nostra patria pistoiese incarnano la storia ?
Si guardino anche le immagini dello scempio del giardino della canonica di San Biagino, anch’esso in Via Abbi Pazienza e adiacente alla vecchia sede societaria, sventrato, peraltro con evidente danno ambientale, per ottenere il solito parcheggio. O peggio ancora: cosa è stato fatto per tutelare l’immagine cittadina tanto celebre e tanto celebrata da Antonio Paolucci, quella della città murata (vedi), per cui Pistoia è ammirata in tutto il mondo?
Le immagini sono eloquenti. O ancora, perché tutti quei fragorosi silenzi sul tentativo di maxi-parcheggio sotterraneo in San Bartolomeo, la subdola velleità, cioè, da parte di una sconsiderata e irresponsabile Amministrazione Comunale di distruggere e speculare su un patrimonio collettivo storicizzato e potenziale attrattore di socialità e turismo?
Qual è, in definitiva, nel 2012, il valore distintivo di una realtà che, mentre dichiara di mantenere e tutelare la memoria storica e civica, accetta la mutilazione e la banalizzazione delle pietre con cui è costruita la casa comune della nostra città ?




Cliccare sull’immagine per ingrandirla.
[Domenica 23 settembre 2012 - © Quarrata/news 2012]

2 commenti:

  1. Risponda anche chi, (nell'espletamento della sua rappresentanza) ha apposto la sua firma nell'atto di cessione al 'vivaista' di turno. Il quale, se non ricordo male, precisó blandamente che il fine dell'intervento economico (speculativo) sarebbe stato compatibile (con cosa?)
    Mi faccio carico di una visura ai pubblici registri e alla cronaca dell'epoca, per documentare meglio vicenda e personaggi

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  2. Aspettiamo per pubblicare i risultati.

    Quarrata/news

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