martedì 11 settembre 2012

PRIMA O POI




di Edoardo Bianchini

Prima o poi tutti i nodi tornano al pettine.
E questo pettine è un pettine che sta pettinando l’Italia dagli anni di Tangentopoli.
A questo punto le ipotesi possono essere di vario tipo, ma sostanzialmente le possibilità non sono infinite:
1. i capelli sono stati rimessi a posto, dopo che erano rimasti ‘sgaruffati’ troppo a lungo (ma questo non è successo, mi pare…)
2. i capelli sono rimasti annodati e non si ‘scatricchiano’ più (e questo sembrerebbe anche possibile)
3. i capelli sono caduti tutti e siamo rimasti completamente calvi.
Per chiarezza – e per certo mio spirito radical-anarchico – propendo per questa terza ipotesi e credo che i fatti mi diano ragione.
Dalla sanatoria dello Stato dei ladri, iniziata con l’azione dipietrana e con mani pulite, siamo direttamente passati allo Stato dei ladri, delle contraffazioni neo-riformiste stile-Bassanini, delle ruberie a-contrattuali in cui il ricordo di chi nascondeva lingotti d’oro nelle scatole da scarpe nel ripostiglio o nel puff del proprio appartamento (vi rammentate lo scandalo Poggiolini?) sono un peccato veniale rispetto all’oggi sganasciato e insofferibile.
Venti anni di Berlusconi, sì, ma anche di sinistra incapace, proterva e contraddittoriamente – me lo consentirete – capitalista, aziendalista, liberista e padronale: il peggio della Russia del dopo perestrojka i nostri compagni ce l’hanno tutto (anche se Putin fa all’amore con Berlusca e viceversa) e ci ha portato a questa recessione e agli scontri.
Non mi importa niente delle parole-placebo né di Bonanni né di altri. Occorrerebbe ragionare con la propria testa: cosa che non si è fatta e che, credo, non si sta facendo.
Questo Governo fa pena e il risultato è direttamente proporzionale alla causa stessa dell’accaduto: così direbbero gli storici marxisti dimenticati volentieri dalle nostre sinistre incapaci, proterve e contraddittoriamente capitaliste, aziendaliste, liberiste e padronali; storici che, però, oggi sono in disgrazia a cominciare dall’ambito delle sinistre stesse, perché non fa comodo pensarla così.
È un Governo penoso messo su da un Presidente che ha deciso per tutti in spirito di democrazia: ma di quella di Budapest.
È un Governo di deboli che serve il padronato banchista o, altrimenti, avrebbe fatto la cosa più logica da farsi: piantare, una volta per tutte, una bella patrimoniale risolutiva.
È un Governo di deboli che dicono e disdicono a seconda dei casi e delle persone attuali.
È un Governo di marionette e per di più con il fiocco esoso dell’Accademia.
È un Governo che ci ha detto che il lavoro, diritto costituzionale, va meritato (Fornero).
È un Governo che ha sostenuto che il posto fisso viene a noia, ma al tempo stesso è fatto da uomini la cui intera famiglia è ‘a posto fisso’.
È un Governo che ci ha dileggiato con manfrine inenarrabili e con riforme del lavoro e articoli 18 che hanno nascosto altre e ben peggiori manovre (o non-manovre, meglio).
Siamo proprio messi male, cari compagni che avete provveduto a salire al potere con un colpo di Stato apparentemente incruento, ma che, di sangue, ne ha fatto scorrere e ne farà scorrere ancora più di un po’.
E non siamo che all’inizio della disperazione, in fondo al cui viale il signor Monti vede un radioso avvenire con ripresa economica fino dal 2013.
Se ci credete buon per voi: ma ecco l’autunno freddo di cui vi parlavo il 30 agosto scorso, nell’ultimo post quasi profetico...

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[Martedì 11 settembre 2012 - © Quarrata/news 2012]

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