mercoledì 1 febbraio 2012

BREDA. UN PICCOLO PASSO AVANTI, MA ATTENZIONE


PISTOIA. Non riconoscere la positività di ciò che il sindacato ha riportato a casa dall’incontro con l’ad Manfellotto, sarebbe una vera bestemmia. Ogni cosa che arriva in più, è un dono del cielo. Ma credere assolutamente a un miracolo, finisce per portare fuori strada e per confondere le idee con l’ottimismo – qualcosa che oggi non gira più liberamente per strada.

Leggiamo l’attacco del pezzo che Il Tirreno ha dedicato alla questione-Breda, e cerchiamo di rendercene conto in maniera ragionata:
«Non ci alziamo dal tavolo se non vengono stabilizzati i contratti ai lavoratori interinali». È stata questa, più o meno, la condizione posta ieri a Roma dal coordinamento sindacale di AnsaldoBreda all’amministratore delegato Maurizio Manfellotto che, nel piano di efficientamento presentato lo scorso 20 gennaio, aveva annunciato la fuoriuscita dal gruppo di tutti i lavoratori interinali con contratto in scadenza il 31 gennaio.
Vi sembra obiettivamente possibile che Manfellotto abbia – come dire? – avuto paura della condizione minacciosa posta dal coordinamento sindacale? Un ad della sua portata, può tremare dinanzi a una ritorsione come questa? Più facile credere – cerchiamo di intenderci – che questo fosse già stato previsto dall’azienda: e probabilmente per giocare semplicemente sull’elasticità dei tempi. O, se preferite, per ‘menare il can per l’aia’.
C’è un verso famoso di Virgilio (Eneide, 2, 42) che è diventato proverbio: Timeo Danaos et dona ferentes, «io temo i Greci anche quando portano doni». In fondo 140 interinali (35 a Pistoia) sono un granello di sabbia nel deserto di AnsaldoBreda/Finmeccanica.
«Dopo un incontro estenuante – spiegano Fiom, Fim, Uilm –, l’azienda ha iniziato un primo cambio di rotta riconoscendo le ragioni del sindacato a partire dagli interinali». Così commenta Il Tirreno sulle dichiarazioni dei sindacati.
Poi i due giornali locali concordano alla perfezione – quasi con le stesse parole – su un altro aspetto: quello degli esuberi, sui quali l’ad Manfellotto fa un discorso di apparente apertura che non sembra, però, essere colto con la dovuta attenzione, né dai sindacati né dai giornali, nella sua effettiva portata:

Il Tirreno
La Nazione
Manfellotto ha assicurato che gli esuberi sono legati a una situazione contingente e ai carichi di lavoro che l’azienda si impegna a reperire attraverso nuove attività e anche attraverso la reinternalizzazione di commesse inizialmente affidate a terzi. 
Manfellotto ha voluto rappresentare che quegli esuberi sono legati a una situazione contingente e ai carichi di lavoro che l’azienda si impegna a reperire come nuove attività e attraverso la reinternalizzazione di commesse affidate a terzi. 

State attenti. Si tratta, in realtà, di una guerra di poveri e tra poveri; una guerra che si fa con la «reinternalizzazione di commesse affidate a terzi», cioè – se non sbagliamo – con il riportare, all’interno dell’azienda, quel lavoro che era stato dato fuori: e quindi togliendolo ad altri.
È, insomma, la storia della coperta corta che la tiri dalla testa e si scoprono i piedi.
Non facciamoci confondere, dunque.
La situazione è quella che è e – nonostante tutte le chiacchiere dal Capo dello Stato in giù – con questo Santo Governo dei Prof. miracolosi rischiamo ancora di essere costretti ad altre manovre annuali di 45 miliardi di Euro per volta.
Che non pagheranno i ricchi e neppure i deputati – come avete visto –, cari compagni: ma i poveri e tutti quelli come noi.
E con la firma di Bersani, anche.
e.b. blogger
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[Mercoledì 1° febbraio 2012 – © Quarrata/news 2011]

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