PISTOIA. Non riconoscere la positività di ciò che il sindacato ha riportato a
casa dall’incontro con l’ad Manfellotto, sarebbe una vera bestemmia. Ogni cosa
che arriva in più, è un dono del cielo. Ma credere assolutamente a un miracolo,
finisce per portare fuori strada e per confondere le idee con l’ottimismo –
qualcosa che oggi non gira più liberamente per strada.
Leggiamo l’attacco
del pezzo che Il Tirreno ha dedicato
alla questione-Breda, e cerchiamo di rendercene conto in maniera ragionata:
«Non ci alziamo dal
tavolo se non vengono stabilizzati i contratti ai lavoratori interinali». È
stata questa, più o meno, la condizione posta ieri a Roma dal coordinamento
sindacale di AnsaldoBreda all’amministratore delegato Maurizio Manfellotto che,
nel piano di efficientamento presentato lo scorso 20 gennaio, aveva annunciato
la fuoriuscita dal gruppo di tutti i lavoratori interinali con contratto in
scadenza il 31 gennaio.
Vi sembra
obiettivamente possibile che Manfellotto abbia – come dire? – avuto paura della
condizione minacciosa posta dal coordinamento sindacale? Un ad della sua
portata, può tremare dinanzi a una ritorsione come questa? Più facile credere –
cerchiamo di intenderci – che questo fosse già stato previsto dall’azienda: e
probabilmente per giocare semplicemente sull’elasticità dei tempi. O, se preferite,
per ‘menare il can per l’aia’.
C’è un verso famoso
di Virgilio (Eneide, 2, 42) che è
diventato proverbio: Timeo Danaos et dona ferentes, «io temo i Greci anche
quando portano doni». In fondo 140 interinali (35 a Pistoia) sono un granello
di sabbia nel deserto di AnsaldoBreda/Finmeccanica.
«Dopo un incontro
estenuante – spiegano Fiom, Fim, Uilm –, l’azienda ha iniziato un primo cambio
di rotta riconoscendo le ragioni del sindacato a partire dagli interinali».
Così commenta Il Tirreno sulle
dichiarazioni dei sindacati.
Poi i due giornali
locali concordano alla perfezione – quasi con le stesse parole – su un altro
aspetto: quello degli esuberi, sui quali l’ad Manfellotto fa un discorso di
apparente apertura che non sembra, però, essere colto con la dovuta attenzione,
né dai sindacati né dai giornali, nella sua effettiva portata:
Il
Tirreno
|
La
Nazione
|
Manfellotto ha
assicurato che gli esuberi sono legati a una situazione contingente e ai
carichi di lavoro che l’azienda si impegna a reperire attraverso nuove
attività e anche attraverso la reinternalizzazione di commesse inizialmente
affidate a terzi.
|
Manfellotto ha
voluto rappresentare che quegli esuberi sono legati a una situazione
contingente e ai carichi di lavoro che l’azienda si impegna a reperire come
nuove attività e attraverso la reinternalizzazione di commesse affidate a terzi.
|
State attenti. Si
tratta, in realtà, di una guerra di poveri e tra poveri; una guerra che si fa
con la «reinternalizzazione di commesse affidate a terzi», cioè – se non
sbagliamo – con il riportare, all’interno dell’azienda, quel lavoro che era
stato dato fuori: e quindi togliendolo ad altri.
È, insomma, la
storia della coperta corta che la tiri dalla testa e si scoprono i piedi.
Non facciamoci confondere,
dunque.
La situazione è
quella che è e – nonostante tutte le chiacchiere dal Capo dello Stato in giù –
con questo Santo Governo dei Prof. miracolosi rischiamo ancora di essere
costretti ad altre manovre annuali di 45 miliardi di Euro per volta.
Che non pagheranno i
ricchi e neppure i deputati – come avete visto –, cari compagni: ma i poveri e
tutti quelli come noi.
E con la firma di
Bersani, anche.
e.b. blogger
Cliccare sull’immagine per ingrandirla.
[Mercoledì 1° febbraio 2012 – © Quarrata/news 2011]
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