Con parere tecnico circostanziato, Asl
3, ritorna – sollecitata dal Sindaco di Montale – sulla
vicenda della fonte di causa dell’incredibile inquinamento da polveri fini
della piana, insignita per questo della maglia nera italiana.
È l’unità I.s.p. che ribadisce, ancora
una volta, come l’inceneritore sia la precipua causa dell’innalzamento delle
polveri fini, per l’effetto combinato delle condizioni meteoclimatiche
invernali e cicliche, perché stagionali.
Ma questa volta, il parere assume anche
una connotazione di massimo effetto, perché stigmatizza l’estrema “...debolezza
tecnico-scientifica e sostanziale irrilevanza” del parere rilasciato da Irse
del 1.4.2010 con il titolo “Valutazione dati centralina di Montale”, già
invocato dalla Giunta montalese per tentare di resistere sul piano delle
evidenze documentali alla richiesta di chiusura invocata dai cittadini.
Il documento di Asl 3 è apodittico e
preoccupante (per le autorità sanitarie), richiamando “...la veste di Autorità
Sanitaria Locale, alle proposte già formulate nella precedente nota numero 1434
del 12/1/2011”.
La precisazione esposta nell’ultimo
paragrafo è da porre in relazione a quanto il Sindaco Scatragli ha, ma soprattutto
non ha, “ancora fatto” per la tutela della salute: nell’ordinamento delle
competenze, spetta comunque ad Asl (quale organo di competenza sanitaria) e non
certamente ad Arpat (applicata all’ambiente), la qualificazione degli eventi e
le valutazioni di merito di fattori che insistono sulla sfera della salute
pubblica.
Questa volta Asl ha ribadito in modo
suffragato e logico gli elementi documentali di interesse scientifico –
peraltro già disponibili dal 2007 – e
riconducibili all’autorevole parere del Prof. Udisti nel documento di indagine
Patos, svolto su incarico della Regione Toscana.
Lo scrivente non potrà non considerare
il contenuto delle dichiarazioni del Direttore del Dip. Prevenzione, Pietro
Gabbrielli, che introduce argomenti davvero fragili e speciosi per conferire
forse così un profilo di sofisticazione nella nota tecnica del suo Uf Isp, decisamente categorica.
Gabbrielli, invoca ponderatezza,
nonostante l’emergenza sanitaria conclamata (vedetevi il grafico di raffronto
tra Montale e analoga area del Comune di Chitignano, Arezzo); egli sembra aver
dimenticato che – già oggi e da tempo prolungato – l’impianto viene spento e acceso più volte per
problematiche relative alla cattiva gestione generale, e che comunque, le
operazioni di “spegnimento e riaccensione” (certamente molto inquinanti), non
avrebbero certo cadenza giornaliera (come altresì lo hanno le Pm) ma
probabilmente quadrimestrale viste la frequenza delle condizioni
meteoclimatiche stagionali. Insomma sul teatro dell’inceneritore di Montale
sembrano oggi ribaltarsi le parti: i “politici” fanno i tecnici (celeberrimo
l’intervento congiunto di Federico Meoni e Alberto Fedi a difesa delle
argomentazioni della Giunta montalese) e il “tecnico” si mette a fare il
politico, apparendo tale la veste di inferenza delle argomentazioni prodotte
dal Dirigente Asl nella lettera di accompagnamento, un tecnico preoccupato di
dover immaginare lo sforzo delle forze politiche locali nel “...trasporto
rifiuti in altro impianto e più in generale dalla necessità di gestire
procedure nuove e diverse”.
A proposito di politica: chissà che
cosa si sono detti ieri i politici e tecnici nella sessione del Tavolo di
Coordinamento, tenuto in Provincia? Le procedure nuove e diverse a cui fa cenno
il Direttore Gabbrielli, saranno le stesse che proclama a gran voce il Comitato
per la chiusura dell’inceneritore dei rifiuti, ovvero trattare i rifiuti come
“risorsa” con un sistema di riciclaggio del tipo di Vedelago?
Questo avviene da sempre, ma
l’argomento è tabù per l’incombere di interessi finanziari certamente
prevalenti per le amministrazioni locali.
Alessandro
Romiti
Portavoce
del Comitato
per
la chiusura dell’inceneritore
Per i dati di Chitignano vedere il
link:
Cliccare sull’immagine per ingrandirla.
[Mercoledì 1° febbraio 2012 – ©
Quarrata/news 2011]
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