domenica 5 febbraio 2012

QUARRATA. LE PRIMARIE PD, UN SINDACO IN DISARMO E IL SENSO DELLA VERGOGNA


QUARRATA. I lettori si chiederanno perché Quarrata/news non abbia dedicato attenzione alcuna alle vicende elettorali delle primarie di Quarrata: e una spiegazione va data, credo.
Va data nei termini in cui il fallimento dell’amministrazione Sergio Gori ha strizzato questa realtà – non voglio definirla città, perché è diventata un paesaccio brutto e malservito – impedendole non dico di progredire, perché non è stato possibile per nessuno, ma almeno di non regredire.

Invece Quarrata è regredita: lo sanno tutti, Pd e alleati compresi, anche se tacciono come di solito fanno le sinistre per amor di partito. Ed è regredita, Quarrata, non soltanto dal punto di vista dei servizi, che non sono stati più erogati a scàpito della gente e a favore dell’inutile (Màgia, Querciola, lavori in centro e piste ciclabili: nei momenti di fame le prime spese da tagliare sono i trucchi per il viso e le pellicce), ma in primo luogo nel suo grado e livello di civiltà, che, nonostante tutte le settimane della legalità del sindaco, si sono imbarbariti e imbastarditi fino all’insopportabile.
Meno male che Sergio Gori si leva di torno. Già questo sarà un vantaggio, perché non saremo più costretti a sentirci sudditi genuflessi di un sindaco inaccessibile, tecnocrate, sempre dalla parte della ragione, indisponibile e, non ultimo, indisponente: con la sua segretaria che lo ha filtrato come se fosse l’ostia santa, pura e immacolata, conservata nell’arca dell’alleanza e toccabile solo dalle mani di un pontefice abilitato. Anche questa – permettetemi – una vergogna per chi si definisce democratico e cristiano.
Meno male che – anche se dovesse restare Mazzanti – non avremo più un sindaco latitante, perché, almeno a colpo d’occhio, Marco sa scambiare quattro parole con la gente.
Ma meno male, soprattutto, perché non ci sarà più quell’arroganza del potere che per dieci lunghi anni ha caratterizzato lo sbilanciato rapporto del ‘sindaco di tutti’ (dato che il sindaco sarebbe questo) nei confronti dei cittadini (anche dei suoi stessi elettori) e del resto delle forze politiche di opposizione: con le quali questo anomalo primo cittadino, tanto supponente quanto sostanzialmente fragile, ha avuto comportamenti, parole e modi di rapportarsi a dir poco di una povertà da corte dei miracoli.
Offese in consiglio, incapacità di discutere, spregio delle più elementari regole della democrazia e dei rapporti umani e civili, sono stati i segnali più significativi di questi dieci anni di nulla, durante i quali Quarrata ha fatto come i gamberi, è tornata indietro. E le cronache ne sono piene di esempi.
Ma l’apoteosi del tutto è iniziata prima delle primarie, allorquando il sindaco (finalmente uscente) ha voluto lanciare Dalì come suo prosecutore: un Dalì che si è professato indipendente dalla ‘mamma’, ma che ad essa era direttamente legato a doppio filo, visto che l’appoggio della sua patrona appare palesemente diretto se anche solo guardiamo la foto della propaganda elettorale sul mercato del sabato.
Troncato Dalì dagli eventi – proprio perché la gente ha avuto paura che Sergio Gori gli stesse, domani, alle spalle nel caso fosse passato –, l’inutile polemica, sollevata dal sindaco che se ne va, circa il disturbo del voto da parte della destra (ma si ricordi che si sono accusati anche degli innocenti come Cialdi, né mi risulta che poi siano state chieste delle scuse, come di consueto…) ha mostrato il ritmo e la cifra della personalità del sindaco: Sergio Gori ha pubblicato un post criticatissimo sul suo blog (vedi), forse per la rabbia legata alla trombatura di Dalì, ma senz’altro gratuito e inutile, dato che Mazzanti e la sinistra avevano già un bulgaro 70% dei consensi; quindi ha suscitato e favorito inutilmente la polemica per la polemica, secondo la sua precisa caratura, dal momento che Sergio Gori polemica è nata e polemica si è mantenuta sempre, a ben ricordare.
Un’ultima considerazione va fatta sul post che il sindaco ha scritto per ricordare la sua insegnante liceale scomparsa, la professoressa Wanda Tuci Mannori (vedi).
Anche lì Sergio Gori ci ha raccontato di tutto, per farci capire quanto la amasse e quanto le è rimasta dentro l’anima.
Permettete a me – che conoscevo bene Wanda, anche per essere stato suo collega diretto nello stesso consiglio di classe per anni – di dubitarne assai.
Perché vorrei ricordare al sindaco che se ne va, che la memoria delle colonne della nostra società si coltiva con il rigore morale che non offende mai gli altri e che non ha bisogno di settimane di legalità poi smentite da oltraggi arrecati o lasciati arrecare ai singoli (Ciottoli, Cialdi, i cittadini alluvionati), direttamente nelle sedi istituzionali, da sé o da altri (Gaggioli); o, peggio, dal difendere la non-verità e l’indifendibile a tutti i costi e in tutte le sedi e dinanzi a tutti (ricordiamoci l’affare Magazzini).
Così Quarrata/news ha tardato tanto a parlare per un senso di grande disagio e indefinibile vergogna – quella stessa di cui ci parla Levi in Se questo è un uomo.

E meditino bene su queste considerazioni anche quanti si apprestano a fare il passo per governare Quarrata nel prossimo quinquennio.
Edoardo Bianchini
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[Domenica 5 febbraio 2012 – © Quarrata/news 2011]

1 commento:

  1. Pienamente daccordo speriamo nel futuro ....sul passato c'è solo da stendere un velo pietoso!

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