mercoledì 31 luglio 2013

OSPEDALE DI SAN MARCELLO, MESSA DA REQUIEM


di MARCO FERRARI

Qual è logica aziendale adottata per chiudere San Marcello anziché Pistoia? – Ragionando su documenti e numeri e non su considerazioni politiche o di convenienza…

SAN MARCELLO-MONTAGNA. La riorganizzazione dell’Ospedale Lorenzo Pacini di San Marcello Pistoiese poggia, come il nuovo Ospedale San Jacopo di Pistoia, su di un terreno alquanto inconsistente (vedi qui). Non un quadro normativo di riferimento e soprattutto, la mancanza di cifre ufficiali atte a giustificare tagli e razionalizzazioni fatte a scapito dei territori più deboli. Una razionalizzazione proposta come un potenziamento, ma che in realtà è solo una drastica riduzione delle attività che un tempo il Pacini di San Marcello garantiva.

Stando a quanto diramato dalla Regione Toscana (vedi comunicato stampa) e riportato su La Nazione di ieri, 30 luglio, a seguito dell’audizione in IV commissione Sanità, del direttore generale dell’Asl 3 Pistoia e anziché, come originariamente previsto, il Presidente della Conferenza dei Sindaci della Provincia di Pistoia, Samuele Bertinelli Sindaco di Pistoia, la riserva e assessore alla Sanità del Comune di Pistoia Tina Nuti, sono tutti concordi e soddisfatti per la soluzione finale trovata per il piccolo ospedale montano. Gli amministratori all’unisono hanno cantato tutti intonati e hanno pronunciato il fatidico “sì”, le folle montane hanno applaudito gaudenti. Tutti concordi anche nel vegliare il caro estinto.
Leggendo l’articolo da libro Cuore pubblicato ieri su la La Nazione oltre a commuovermi e versare calde lacrime per il lieto finale, mi sono saltate all’occhio alcune contraddizioni.
Iniziamo proprio dal finale dell’articolo, fatto con un copia e incolla, dal comunicato ufficiale dell’ufficio stampa della Regione Toscana, vi si legge: “Gli spazi liberati verranno occupati da ambulatori specialistici”. La forma corretta del verbo, per descrivere lo stato del Pacini di San Marcello, non è certo il futuro ma più correttamente il passato prossimo: “Gli spazi liberati sono stati occupati da ambulatori specialisti”.
La riorganizzazione-smantellamento del Pacini (vi ricordate i camion che in fretta e furia caricarono le suppellettili del reparto di chirurgia?) fu infatti messa in atto con un blitz, prima dell’accordo firmato all’unanimità (che tristezza) in Conferenza dei Sindaci, da tutti i Primi Cittadini, quindi anche dal Danti Sindaco di Abetone, dal Ceccarelli Sindaco di Cutigliano, dal Gaggini Sindaco di Piteglio e dalla Cormio Sindaco di San Marcello P.se.
La domanda è: quest’organo consultivo a cosa serve se le decisioni vengono messe in atto dall’Asl prima che esso sia consultato?E i sopramenzionati Sindaci, gli amministratori del territorio montano, quelli che dovrebbero essere i primi difensori delle risorse e strutture territoriali, tutti zitti? Non si sono minimamente sentiti scavalcati? La risposta è no. Anzi hanno aderito alla richiesta del Sindaco Marco Buselli di Volterra per la difesa dei piccoli ospedali e si sono detti pronti a presenziare a una prossima udienza della stessa IV commissione Sanità: “E io, che riguardai, vidi una ’nsegna | che girando correva tanto ratta, | che d’ogne posa mi parea indegna (Inferno, III – ignavi?).
Tutto questo succede, senza che il principale strumento di pianificazione e programmazione, in cui vengono fissati triennalmente gli obiettivi da raggiungere per soddisfare le esigenze sanitarie e di salute della popolazione Toscana, vale a dire il Piano Sanitario e Sociale Regionale, in sigla P.S.S.I.R., sia stato approvato in via definitiva dal Consiglio Regionale della Toscana.
Da oltre un anno mancano i confini di riferimento entro cui le azioni della Regione e delle Asl devono essere inquadrate e contenute. Nel giugno del 2012 i Sindaci della Montagna ebbero l’ardire di presentare in Regione un emendamento, al Piano Sanitario (prot. N° 6490/12), finalizzato all’ottenimento di una “tutela rafforzata” per l’ospedale montano ed inserirlo in una rete sanitaria svincolata dal puro elemento demografico (vedi allegato 1). Da più di una anno nessuno si è interessato presso la Regione per chieder conto non solo dell’accoglimento della proposta, ma neanche per ottenere l’approvazione di quel Piano Sanitario che attende tutta la Toscana. E poi ti esce il Remaschi, presidente della IV Commissione Sanità della Regione, e parla di azioni fuori dal contesto normativo? Ma per chi la canta?

La chirurgia e i dati che non tornano

Veniamo poi alle cifre, poche, usate ad arte, per camuffare una realtà ben diversa.
Nel comunicato stampa si torna a parlare di quella chirurgia la cui chiusura tante polemiche ha sollevato. Si apprende che: la chirurgia di San Marcello operava in day surgery, venivano cioè fatti interventi in regime di ricovero limitato ad un giorno. Il tasso di occupazione dei letti si è attestato al 45%. Una percentuale quindi modesta tale da giustificare la soppressione del reparto chirurgico.
Interessante sarebbe sapere e non viene spiegato, come viene conteggiato il tasso di occupazione dei letti, a quanto risulta: solo se il paziente viene ricoverato per più di un giorno il letto si considera occupato.
Domanda: ma se l’ospedale opera in day surgery come può il tasso di occupazione dei letti essere elevato, dato che il paziente viene subito dimesso? Si viene inoltre a conoscenza che il reparto di chirurgia effettuava sul totale degli interventi un 15% percento di urgenze. Ma non c’era stato raccontato che erano anni che a San Marcello non si operava più in regime di urgenza? La percentuale, trattandosi di urgenze, sembra alta e per avere un metro di paragone si dovrebbe sapere quale è il medesimo tasso registrato a Pistoia nello stesso periodo?
Se dati e cifre si vogliono incrociare, è necessario desumerli indirettamente da altri documenti, comunque ufficiali.
Il primo di questi documenti è un comunicato stampa della Asl di Pistoia (vedi allegato 2). La data riportata a fondo pagina fa riferimento solo all’ultimo aggiornamento avvenuto. Il documento è però del 2010. Dal comunicato emerge una realtà ospedaliera montana funzionale, funzionante e virtuosa con un numero di interventi chirurgici effettuati nel 2009 di ben 822.
Gli altri documenti sono due delibere di giunta della fu massacrata Comunità Montana e poi regalata alla Provincia di Pistoia pur con un attivo di 2.000.000,00 di euro (vedi allegato 3).
In queste delibere si legge il n. degli interventi fatti nelle sei sale operatorie del Ceppo di Pistoia nel 2010, pari a 1335, e quelli dello stesso anno fatti nell’unica sala operatoria di San Marcello, pari a 488.
Senza essere esperi in matematica ed in economia aziendale, la sala operatoria del Pacini di San Marcello nel 2010 aveva una resa doppia rispetto a Pistoia. Se poi il confronto lo facciamo sulle cifre del 2009, certe per il Pacini e pari a 822 (fonte comunicato stampa Asl) e desunte per Pistoia incrementandole del 15% (percentuale riportata nella delibera di giunta della Comunità Montana) di calo registrato rispetto all’anno precedente, si rimane letteralmente basiti.
Quindi 1335 + 15% = 1535 operazioni per Pistoia con una media per sala operatoria di 1535 / 6 = 256. Questo vuol dire che la piccola sala operatoria di San Marcello valeva più di tre volte una di Pistoia.
Ora mi domando, dato che alle vecchie e vituperate Usl Unità Sanitarie Locali fu cambiato il nome in Asl, dove la “A” sta per “Azienda” a significare che le decisioni dovevano essere mosse da considerazioni di virtuosità anche economica, qual è logica aziendale adottata per chiudere San Marcello anziché Pistoia?
Buona lettura e buna bile a tutti.

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[Mercoledì 31 luglio 2013 | 19:06 - © Quarrata/news]

2 commenti:

  1. Dio mio che tristezza vedere questa classe politica della nostra montagna cosí letteralmente incapace di difendere una struttura come l'ospedale.
    In tutta questa storia, cosí bene raccontata e documentata da Ferrari anche nei dettagli piú sconcertanti (era tutto già deciso. Gli atti ufficiali ratificano a posteriori scelte già prese) c'é anche la dimostrazione di un ceto politico che ha rinunciato a svolgere il suo ruolo.
    Un ceto politico trasversalmente incapace!

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  2. NON SI PUO' ESSERE INSENSIBILI AL GRIDO DI DOLORE CHE SI ALZA DA PIU' PARTI.
    MA I POLITICI ESISTONO ANCORA? E PER CHE COSA?
    ESISTONO ANCORA I PARTITI?
    E COSA DICONO?
    GRAZIE PER UNA LORO QUALSIASI RISPOSTA.
    GRAZIE!|

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