di LUIGI SCARDIGLI
Un rigoroso e intrigante “Così è (se vi
pare)”
PISTOIA. Lo avete letto Il
giardino dei Finzi-Contini? Lo so, ci sono libri, nella biografia
nazionale, che vengono prima dell’opera massima di Bassani. Ma fatelo, qualora
non fosse ancora successo, per il semplice motivo che libri scritti con tanta
precisione sintattica, credetemi, ce ne son davvero pochi.
Parto da lontano, ma arrivo immediatamente al nocciolo della
questione: stasera, sabato, o domani pomeriggio, domenica, passatele due ore al
teatro Manzoni in compagnia della rappresentazione pirandelliana Così è (se vi pare), riadattata e
diretta, nell’occasione, da Michele Placido e distogliete sguardo e attenzione
da qualcosa che, avendo almeno frequentato i banchi delle superiori, dovreste
conoscere e concentratevi, unicamente, maniacalmente, mi permetto il lusso di
sospingermi, sull’interpretazione di Luciano Virgilio: il teatro, quel teatro,
al quale, ad onor del vero, non rivolgo attenzione sacrale, ma che è pur
sempre, e sempre resterà, la base del
mestiere, si fa così, come lo incarna lui.
Stratosferico, senza mezzi termini, con un calore e un
distacco da grillo, pardon, voce narrante, l’insinuazione costante che dissacra
e ridicolizza gli affanni dei presenti, alle prese con la scoperta della
verità: chi mente e chi è realmente pazzo tra il signor Ponza e la signora
Frola, giunti, inaspettatamente e improvvisamente, in un paesino della
provincia di Agrigento, scampati alla distruzione di un terremoto che ha raso
al suolo la Marsica?
Lui, non v’è dubbio: lo si capisce da come si agita quando
gli si chiede motivo e ragione perché nasconda a tutti la moglie, che non è la
figlia della signora Frola, ma bensì la donna del secondo matrimonio. Ma no, è
lei, che non si è voluta arrendere all’idea di aver perso, nelle scosse
telluriche, la figlia amata e data in sposa al signor Ponza e che per secondare
la sua follia, il genero ha deciso di resuscitare.
La verità, che non c’è, perché è a stretta discrezione di
chi la osserva e da chi ne vuol ricavare i benefici più graditi, è che la donna
misteriosa, segregata dal marito con la pacifica, seppur dolorosa, connivenza
della madre, è in realtà l’una e l’altra, ma anche o meglio, soprattutto, altro, capace, in una qualsiasi altra
circostanza, di svestirsi di entrambi gli abiti delle circostanze per indossarne
nuovi.
La verità, in realtà, è un’illusione ottica alla quale ci
aggrappiamo sistematicamente per riuscire a schierarci, a parteggiare per l’uno
o per l’altro, costruendoci un nemico da combattere, un avversario da
eliminare, una paura da vincere.
Certo, Luciano Virgilio, a fare il mattatore, non è solo:
con lui un’anziana meravigliosa, Giuliana Lojodice (la signora Frola), data in
pasto agli applausi, così come Pino Micol (il signor Ponza), uno stakanovista del tabacco prestato alla
recitazione. Attorno, un viavai di omuncoli
e donnette, che si agitano sulla scena affinché la calma serafica del dubbio prenda il sopravvento e conduca
tutti, felici e contenti, fino al sipario.
Cliccare sull’immagine per ingrandirla.
Nella foto (di Luigi Scardigli) Pino Micol, Giuliana
Lojodice e Luciano Virgilio.
[Sabato 15 dicembre 2012 - © Quarrata/news 2012]
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