di FELICE DE MATTEIS
Troppe
cose non tornano, troppe domande da fare – Una serie di interrogativi da
rivolgere a una vera e propria istituzione intramontabile di Pistoia
PISTOIA. Vede, Prof. Paci, chiamato
in causa da lei in maniera del tutto fuor di luogo, devo per forza rispondere. E
magari dopo avere intinto la penna – come lei leggiadramente ha scritto – nell’inchiostro
dello “onesto” giornalismo del responsabile di questo blog (vedi).
E
inizio dicendo che il post del Suo collega-Professore, Edoardo Bianchini, in
risposta alla Sua mail, mi trova stranamente in disaccordo su un solo punto. Il
cattolico/cristiano riconosce alla Chiesa Cattolica Apostolica Romana un
“lascito” oltre che di Fede anche di Cultura e di Storia che mai nessuna
architettura politica, da prima di Cristo in poi, ha lasciato in eredità. Nei
reflui di questi lasciti ci siamo rimasti tutti, anche Lei; l’odore è
personale.
Secondo
il Suo illuminato pensare, questa distinzione di pensiero può valermi la
scomunica sul blog e quindi l’esclusione dal continuare ad abbeverarmi al
veleno comune che accomuna – scusi la cacofonia –
e distingue gli uomini liberi dai servi.
C’ero
anch’io a Montale, nella Casa “in comodato d’uso” di don Firindelli: in quella
bella Sala Parrocchiale pavimentata di cotto toscano e riscaldata. È stata, per
quel che mi riguarda, una buona serata ed anche produttiva: per convincermi che
i farisei, con le nuove e vecchie tecniche, appaiono scribi e
quest’ultimi il loro contrario.
Di
quella serata interessante, ho solo da proporle un invito: ci offra la
registrazione e il blog, ne sono certo, la metterà in rete. Coraggio! Se lo ha.
Ma
adesso, caro Papa/Papà, Noi/Lui/Lei, Prof. Ivano Paci, una premessa ed alcune
domande.
Premessa: io sono un suo (minuscolo
apposta) datore di lavoro; attraverso i correntisti della Caripit che
circuitano sul c/c bancario decine di migliaia di euro. Voi-loro, offrite anche
lo 0,5% di interessi. Roba da c.p., ovvero, forse, da appropriazione indebita,
a mio modesto parere. Così, in parte, si comprende anche l’utile della
Fondazione e le elargizioni finanziate; ultima in ordine di tempo, il Concerto
Natalizio dal costo di svariate migliaia e migliaia di euro: per cosa? Con i
tempi che corrono? Santa Caterina e la sua chiesa, in San Marcello Pistoiese stanno
crollando e, se non mi sbaglio, non ha potuto ottenere finanziamenti per il recupero
perché fra Fondazioni (e Santa Caterina lo è) non sono concessi interventi.
Regali, allora, le trombe e gli ottoni della Banda del Gualtierotti, concessi
in comodato d’uso, €. 22.000 circa; sarebbe già qualcosa. E magari metta in
vendita le teche della Michelon Palchetti, Presidente, circa €. 80.000. Sono
già €. 100.000 e più.
ADESTE, FIDELES!
Mi riallaccio alle affermazioni di De
Matteis quando parla di ‘cortina di ferro’ intorno alla Fondazione Caripit.
E lo faccio perché una vocina carbonara
ci ha riferito che – sùbito dopo la letterina ‘amorevole’ del Chiarissimo
Prof. – Ivano Paci avrebbe convocato il comitato ristretto della Fondazione
(compreso, pare, un noto avvocato) dando (sembra) un ordine perentorio con
l’espressione: «Chi parla, peste lo colga».
Al giornalismo ‘onesto’ non deve essere
rivolta parola alcuna: sia per legge evangelica che per legge umana. Forse,
come dice De Matteis, la lex Pacis.
Come scrivevo nella risposta a Paci
(vedi), dopo ciò che ho detto – e a condizione che la vocina carbonara sia
vera: ma, personalmente, la ritengo assolutamente credibile – il Prof. Paci
mostra di avere davvero scarsi strumenti per poter interpretare la realtà che
lo circonda: crede infatti di avere in noi, suoi critici osservatori, i suoi
unici avversari d’elezione, senza rendersi conto – dovrebbe studiare e capire
meglio la storia – che gli avversari degli imperatori si trovano, sempre,
accanto agli autocrati stessi; che la congiura, solitamente, nasce, cresce e
viene da palazzo.
Ammesso – ripeto – che sia vera
l’imbeccata della vocina carbonara, stupisce, dunque, l’estrema coerenza
cristiana di Paci, con la sua voglia di silenzio intorno a sé, ovviamente per
meditare? Non credo proprio.
Sembra un vero credente, lui. All’ombra
del campanile e sotto la cupola.
e.b.
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La
“gente” è in difficoltà enorme, lo sa? 100.000 euri di elemosina alla Caritas –
soldi nostri – sono uno schiaffo alla miseria nonché un’offesa di fronte al
“gettito” a pioggia che la Fondazione nel suo Bilancio di Missione 2011
riporta.
Comprendo
che le elezioni politiche sono vicine, ma la sua propaganda elettorale per
amici o familiari, se la faccia con i suoi denari, Chiar.mo Prof. Lei ha/aveva
un prestigioso studio in Palazzo Baly dove adesso esercita l’Avv. Colomeciuc. È
lo stesso Colomeciuc che è diventato, per meriti divini ed indiscusse capacità,
Presidente della Cassa di Risparmio di Pistoia e Lucchesia, un tempo gloriosamente
di Pistoia e Pescia? Queste parentali od amicali coincidenze che si
avviluppano, si intrecciano e si alimentano alla oramai secca mammella di mamma
Dc, non ci invitano a pensare un po’ male?
Lei,
Papa/Papà, a mio “velenoso” parere, vuole attorno a sé persone “comprensive e selezionate”;
le persone con gli attributi volutamente di proprietà personale e non
ecumenica mi sembra le tolleri davvero malamente.
Spieghi
a tutti – dall’alto della Sua Cattedra di ordinario e di manager di successo – le nomine al vertice
della Caripit negli ultimi quindici anni, e la sua interna lex Pacis…
Attorno
alla Fondazione che lei, Papa/Papà/Noi/Lui presiede, è scesa una cortina di
ferro, anche se gli interrogativi “fioccano”. Come può pensare che nessuno veda,
tutti tacciano, nessuno protesti per un potere derivante da esclusiva appartenenza
politica e non da indiscussi meriti personali, sudati e acquisiti sul campo e
senza arruffianamento di tessera?
Sa
una cosa? Pistoia, piccola e timorosa cittadina provinciale, ha nel suo grembo Uomini
affermati e conosciuti che si “sono fatti da sé” senza appartenenze politiche e
che possono vantarsi di non aver mai dovuto abbassare “la testa”: né ai poteri
forti di Pistoia, né alla mondana influenza della Curia Pistoiese.
Domande. Adesso, abbia la bontà
di rispondere a questi quesiti che coinvolgono la Fondazione e quindi tutti noi
e i nostri averi ed interessi bancari.
Glieli
faccio con il metodo a domanda rispondi:
1° – Nel bilancio di
missione 2011, pag. 30, si legge: “Acquisto del piano terra e del primo piano
di Palazzo Buontalenti ( €. 4.173.287,16)”. Nel prosieguo si giustifica l’acquisto
“finalizzato alla realizzazione di ambienti funzionali che ospiteranno sale
espositive per la collezione d’arte della Fondazione, una sala riunioni per il
Consiglio Generale ed uffici, etc. etc.”. Domanda: non bastava palazzo De’
Rossi e le sue svariate centinaia e centinaia di metri per ospitare n° 6
dipendenti e quant’altro? Domanda cattiva: Palazzo Buontalenti non è mica stato
acquistato da due piantaioli in difficoltà economica e clienti di un rinomato –
ex nomine – studio commerciale? Papa/Papà, vuole rispondere?
2° – Chi mai è il
proprietario recente di un appartamento sito nello stesso Palazzo, dal costo
immaginabile?
Nessuna
parentela familiare od amicale? Papa/Papà, vuole rispondere?
Sa,
essendo anche noi proprietari della Fondazione, gradiremmo sapere chi sono i
nostri condomini…
3° – I posti macchina
ricavati in via Abbi Pazienza e contigui al Palazzo Buontalenti, da chi sono
stati acquistati? Dalla Fondazione, in parte, e per quanta vile pecunia e/o
anche da privati “familisticamente” contigui, magari nostri condomini (della
Fondazione, intendo)? Papa/Papà, vuole rispondere? P.S.: su questo “affare”,
torneremo.
4° – L’ingegnere “cooptato”
nel suo/nostro/ consiglio della Fondazione, quanti euri ha riscosso per
consulenze? Li ha riscossi prima di entrare dentro il Consiglio, in contemporanea
od ancora è professionalmente impegnato? Mi riferisco all’Ing. Palchetti.
Sono
domande intrise di veleno, queste? O non sono forse domande lecite, visto che
stiamo parlando di denari nostri?
Dei
quadrini suoi, egregio Papa/Papà, ne faccia l’uso che vuole; non me ne
frega niente.
Dei
miei denari voglio puntuale e preciso rendiconto. Capito?
Finale
doveroso per chi ci segue: l’uomo è conosciutissimo in Pistoia e Provincia.
Fa
il mecenate con i soldi altrui, quelli della Fondazione Cassa di Risparmio
di Pistoia e Pescia; mette in pensione, fra i soci onorari con una medaglia,
gli ultraottuagenari perché, evidentemente, troppo vecchi e/o incapaci. Inabili
a votare, insomma: lui, che gli ottanta li ha passati, non avendo nessuno sopra
di sé che gli dà la medaglietta, “è costretto a restare lì”, ovviamente per
puro spirito di servizio, eh! È contornato da fedeli clientes, pronti ad
accoltellarlo non appena comincerà a dare segni di cedimento, la qual cosa
avverrà alle prossime elezioni quando un “piezz’ ’e core” sarà – molto probabilmente – sbertucciato, nel segreto dell’urna,
proprio da coloro che si affretteranno a dirgli: io l’ho votato!
Affari
suoi, ma, comunque, tornando alla Fondazione, soldi nostri.
Potrebbe
fare della sua vita catarsi per gli eventuali futuri emuli suoi: non lo fa
perché è talmente pieno di sé medesimo che l’idea nemmeno lo sfiora.
Del
resto è un Papa/Papà-Noi/Lui/Voi che è solo se stesso.
Roba
da 0,5% di interessi.
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sull’immagine per ingrandirla.
[Martedì
18 dicembre 2012 - © Quarrata/news 2012]
NEssuno ha il coraggio di fare dei commenti. Nemmeno io che resto sbigottito per l'acutezza e precisione dell'analisi. Complimenti, purtroppo!
RispondiEliminaMDB