di Luigi
Scardigli
L’odore, intenso, dei pop corn, potrebbe portare leggermente
fuori strada, ma una volta uscito anche l’ultimo dei molti bambini (280, mica
scherzi) che non si sono voluti perdere lo spettacolo di burattini allestito
dal Moderno di Agliana nel primo pomeriggio,
l’omonima Associazione ha subito
dopo riindossato gli abiti che più gli si addicono, quelli della (contro)informazione,
dando vita a La congiura della creatività, organizzato da Nevrosi e che ha visto la
partecipazione, illustre e gradita, di Piergiorgio Giacchè, Rodolfo Sacchettini
e Enzo Gualtiero Bargiacchi.
Congiura perché attorno alla creatività, intesa come tale,
ma aperta a qualsiasi tipo di possibile mistificazione, dunque anche quelli
della congiura, soprattutto attorno a questo ultimo trentennio, che parrebbe
essere agli sgoccioli, non solo temporali, mi auguro, si è mossa una serie
incredibile di movimenti, letteralmente uccisi, con chirurgica sequenza e selezione,
dalla droga prima e dalla televisione poi, altra sostanza stupefacente, quest’ultima,
meno deleteria della prima solo da un punto di vista strettamente chimico,
organico.
Dopo una piccola premessa del nevrotico Lorenzo Maffucci (l’uso del corsivo serve esclusivamente
ad evitar querele), a disquisire di creatività e delle sue congiure si sono
alternati, nell’ordine, Enzo Gualtiero Bargiacchi, che ha didascalizzato una
sequenza fotografica di un sommovimento culturale che Pistoia decise di
adottare (e difficile da credere che possa essere davvero esistito), immergendo
la nutrita e giovanissima platea in un sogno ipnotico degno della miglior
congiura.
Con Piergiorgio Giacchè, invece, l’angolo della
conversazione si è spostato lungo un sentiero di non sensi – e non poteva
essere altrimenti –, sul quale l’antropologo umbro ha disseminato delle piccole
molliche di pane che si sono rivelate utilissime prima dell’epilogo, quando si
è potuti risalire all’origine della disquisizione. A proposito di creatività,
naturalmente, e quello che attorno a questo termine una vera e propria
organizzazione criminale è riuscita a
costruire, riuscendo a spacciare per conoscitori, filosofi e creatori dei
semplici e modesti venditori di fumo.
Il trittico si è chiuso con Rodolfo Sacchettini, un altro
pezzo pregiato di una cultura da retrovia, o parziale, o laterale, come
preferite, che ha suggellato il dipinto delle falsità con la propria
interpretazione contemporanea, cercando di velare il reale affinché si risenta
il diritto-dovere di cercare l’insvelato.
Con un po’ di piacevole ritardato rispetto ai tempi canonici
previsti dall’organizzazione, Marco Albonetti (voce e chitarra), Alessandro
Gambassi (chitarra) e Paolo Pierattini (basso) hanno chiuso l’incontro,
rimandando gli spettatori alle prossime congiure.
E non credo che avranno modo di spazientirsi.
Cliccare sull’immagine per ingrandirla.
[Domenica 29 gennaio 2012 – © Quarrata/news 2011]
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