PISTOIA. Un nostro lettore, che noi avevamo definito Lettore
Attento 2 (vedi), aveva posto a Bardelli tre domande, una delle
quali diceva:
Prima domanda: caro Bardelli, è almeno dalla fine di maggio 2011 che lei
ha ripreso il controllo dell’Aias-Apr, con l’appoggio di
Rossi-Berti-Scarafuggi.
Arrivano quindi nelle mani sue e del
suo consiglio le somme che mensilmente vengono pagate (qualche centinaio di
migliaia di euro) per le prestazioni riabilitative agli assistiti. E l’ordinanza
del Tribunale di Roma, come lei dice, non la riguarda affatto.
Come mai i lavori del nuovo centro non
sono ancora ripresi? Che cosa impedisce di far ripartire un cantiere che aveva
creato tante attese, per cui sono già stati investiti tanti soldi e molti di
più ne erano stati promessi da donatori come la Fondazione Caript e la Famiglia
Carrara?
Bardelli, che oltre ad essere
presidente dell’Apr, è anche garante della corretta informazione dalla sua
televisione privata Tvl, pur leggendo ogni giorno i nostri commenti
(direttamente o per interposta persona), non ha risposto affatto a quella
domanda, ma ha accreditato – per la risposta – la collega Tiziana Gori del Tirreno,
alla quale ha detto, fra l’altro, che i ritardi nella ripresa del lavori in via
San Biagio da altro non dipendevano che da «formalità
burocratiche»: sulle quali, peraltro, la collega ha commentato «Non entra
nel merito del tipo di formalità da sbrigare, Luigi Bardelli, presidente dell’Apr,
e nemmeno può assicurare che i lavori riprenderanno a brevissima posta».
Insomma: Bardelli non risponde affatto; e questo è il quanto.
Epperò, ogni volta che una domanda gli
viene rivolta, c’è sempre un qualcosa che lo esime da tutto e che da tutto lo
salva: perché quel che accade nel mondo non dipende da lui, perfetto e giusto, ma
lui ne è – costantemente – vittima innocente, ‘agnello di Dio’.
Una terza domanda del nostro Lettore
Attento 2 chiedeva:
caro Bardelli, risponda stavolta solo
con un sì o con un no: è vero che lei, nel corso di tanti anni in cui ha
ricoperto posizioni di responsabilità nel mondo Aias-Fondazione Maria Assunta
in Cielo, ha travasato molti soldi da questi enti per riversarli in quella
televisione che le appartiene non meno di quanto la Fiat appartenga agli
Agnelli ed in cui hanno trovato lavoro e stipendio due dei suoi figli, oltre a
lei stesso?
Credo che una risposta serena e non
elusiva sia finalmente dovuta. A tutti.
Anche a quelli che non erano affatto
prevenuti.
Anche sotto questo punto di vista è
interessante leggere alcune considerazioni di Tiziana Gori: «I lavori – scrive
la collega – si sono interrotti poco dopo l’arrivo del commissario Bagnale a
Pistoia, nel maggio del 2010. Bagnale bloccò i pagamenti alle banche e all’impresa
costruttrice, la Csma di Montecatini. La motivazione: la questione (o il
pretesto secondo i punti di vista), nato dai rapporti statutari tra l’Aias
pistoiese e la onlus Fondazione “Santa Maria Assunta in cielo”, creata nel 1989
per conservare e incrementare il patrimonio immobiliare usando gli avanzi di
gestione dell’Aias. In pratica la Fondazione avrebbe acquisito beni immobili,
ma a pagare sarebbe stata l’Aias che, in cambio, avrebbe utilizzato questi
spazi per le proprie attività con contratti di comodato gratuito. Per rendere
possibili le operazioni venne modificato lo statuto dell’associazione. La prima
operazione immobiliare della Fondazione fu l’acquisto, da parte della
Provincia, della ex Casa del ragazzo di via San Biagio. Analogo percorso è
stato seguito per la nuova sede. Un progetto di cui sono protagonisti nelle
vesti di finanziatori la Fondazione Caripit, con 2,5 milioni di euro, e la
famiglia Carrara, con 1,5 milioni di euro. Per la parte rimanente la Fondazione
ha acceso un mutuo le cui rate sarebbero state pagate dall’Aias con il
meccanismo delle oblazioni».
Facciamo un passo indietro e
soffermiamoci attentamente su queste parole «Fondazione “Santa Maria Assunta in
cielo”, creata nel 1989 per conservare e incrementare il patrimonio immobiliare
usando gli avanzi di gestione dell’Aias».
«Usando gli avanzi di gestione Aias» è come dire che i quattrini pagati dall’Asl a Bardelli, ma
diventati immediatamente privati nelle sue mani, passavano alla fondazione che acquistava
immobili in proprio, ma permettendo all’Aias di utilizzarli.
Un ricircolo di soldi, dunque, che a
Bagnale non piacque tanto, anche perché – se ricordiamo bene – i contratti di
comodato di uso gratuito forse non c’erano, o non risultavano, o non si
trovavano, o non erano chiari: tanto che Bagnale più volte scrisse alla
Fondazione e al Vescovo dicendo che pretendeva che gli accordi di uso,
conseguenti al passaggio di denaro da Aias a Fondazione, fossero ben
determinati per scritto: così, tanto per essere chiari e non avere problemi e
sorprese.
Se non è così, ne chiediamo venia e
domandiamo a Bardelli, molto civilmente e nel pieno rispetto dell’informazione
pubblica, di volercene informare rendendocene edotti.
Insomma, perché Bardelli non spiega – ma con carte alla mano e non con Vangeli e Apocalissi in bocca – tutto il rigiro di soldi pubblico/privati di cui il nostro Lettore
Attento 2 ha chiesto ragione con la sua terza domanda?
Oltretutto non sarebbe neppur male se,
togliendosi molto elegantemente d’impiccio, l’anchorman di Tvl (sua
emittente personale e privata, come scriveva il nostro Lettore attento 2)
chiarisse, una volta per tutte, se e come ritiene di essere
candidamente libero e assolto da ogni e qualsiasi conflitto d’interessi per
tutti i ruoli ricoperti e per tutte le parti finora recitate in commedia.
E altrettanto siamo convinti che dovrebbero
fare tutte le istituzioni cittadine, Vescovo compreso, sempre pronte a brontolare per i
conflitti d’interesse degli avversari politici, e sempre prime a ignorare le
macroscopiche storture di questa microscopica e marginale provincia d’Italia.
Perché la questione morale – sia essa vissuta in chiave Pd che Idv – non è un cencio di carnevale malfritto nell’olio
della padella riutilizzato all’infinito.
Lo sappiamo tutti, infatti, che l’olio
rifritto fa male al fegato.
e.b. blogger
P.S. – In «Una pura formalità» (1994, Giuseppe
Tornatore), un arrestato, Gérard Depardieu, è accusato di un delitto che lui
dice di non aver mai commesso, finché non scopre di essere davvero colpevole,
ma del proprio suicidio. Anche in quel film la formalità non viene
specificata fino all’ultimo istante, quando tutto ormai precipita.
Cliccare sull’immagine per ingrandirla.
[Domenica 22 gennaio 2012 – ©
Quarrata/news 2011]
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