di Antonio Nardi
Devo dire che ho molto apprezzato la
determinazione e la franchezza con cui Monsignore Eccellenza, attraverso l’amministratore
della diocesi, ha comunicato ai giornali non solo l’importo che viene alla
diocesi pistoiese dal totale dell’otto per mille ma anche i grandi settori di
attività in cui quella bella somma verrà impiegata.
Devo dire che fra le voci di spesa
quella per le parrocchie è la voce che mi convince di più. Noi, modesti
cattolici di base, abbiamo bisogno del prete per le nostre esigenze di devoti d’antan:
la messa la domenica, la messa per il babbo e la mamma morti, il battesimo e l’olio
santo.
Questa ed altre sono tutte cose che
ormai, in questa ventata di politically correct in cui meno ci si
distingue come cattolici e meglio si fa, appaiono un po’ datate, un po’ da
fissati. Ma che vuole, Monsignore Eccellenza, preti e suore d’altre stagioni ci
hanno insegnato in modo indelebile ad averne bisogno!
Mi convince meno la cifra destinata
alle attività pastorali (170.000 + 75.000 su un milione di euro), non perché
pensi che l’attività pastorale non sia centrale ma perché vedo che a Pistoia
sotto l’etichetta di “pastorale” passano più che altro iniziative di sociologia
della religione, con sbandamenti, spesso paurosi, verso la propaganda.
Chiariamo un punto.
L’8 per mille, secondo l’amministratore
della diocesi, non costituisce un onere per il contribuente. Ma questo è un
modo un po’ fuorviante di dire le cose, che stanno così: sul totale dell’IRPEF,
l’8 per mille può andare a diversi soggetti, fra i quali la Chiesa Cattolica,
ma non si dirige verso quelle casse per un qualsiasi automatismo; vi arriva
perché un cattolico, firmando, dà il proprio benestare.
Il cattolico paga l’IRPEF ma accetta
che una aliquota dell’intero gettito, invece che in strade, sanità, istruzione,
vada alla CEI perché l’amministri saggiamente nell’interesse di tutti i fedeli.
L’onere per un cattolico, che pur vive
in questa società, è qualche strada in meno, o qualche scuola che resta da
sistemare, o qualche posto letto che continuerà a mancare. Destinare l’8 per
mille è un onere, e anche bello grosso. Detto questo, torniamo alla pastorale.
A me per esempio non va che il vescovo si rivolga al mondo del lavoro come se
esistesse solo la Breda ed i suoi lavoratori. Inoltre, a me non va che venga
invitato don Sciortino a spiegare ai cattolici pistoiesi quanto sia cattivo
Berlusconi.
Trovo che la diocesi pistoiese, a
dispetto di migliaia di cattolici che la pensano diversamente, sia troppo
caratterizzata politicamente. Del resto, non pochi dei suoi alti funzionari
laici appartengono allo stesso partito. Io vorrei una diocesi che trasmettesse
un bene non riducibile al verbo di altri poteri: la spiritualità, il senso del
divino, la forza del mistero.
Trovo invece sociologia e aridità pastorale.
Sento che questa diocesi non mi rappresenta, come non mi rappresenta la CEI.
Fortuna vuole che si abbia un Papa, pensando al quale, ogni domenica,
recitiamo: “Credo la Chiesa una, santa, cattolica e apostolica”.
Un altro punto di quel piano di distribuzione
del milione di euro che mi piace poco è l’enorme cifra destinata alla Caritas:
428.488 euro.
Sarei meno esigente se vedessi che
Caritas può tradursi alla lettera con “carità”. Ma così non è. Basta
considerare il caso dell’albanese picchiatore, arrestato ed espulso. Ma la
Caritas non dovrebbe essere lì per testimoniare un surplus di spirito cristiano
rispetto al comune cittadino?
A mio parere, la Caritas pistoiese è un
marchingegno che sforna pasti (mi pare 60 al giorno!) e report sociologici più
o meno approfonditi. Lo trovo arido e troppo strutturato per dichiararsi
fondato su base caritatevole e volontaria. Già che ha esibito la destinazione
di quel milione di euro, la prego, Monsignore Eccellenza, ci dica anche se
percepiscono emolumenti e, in caso affermativo, quanto percepiscono i diversi
responsabili della Caritas e associazioni collegate, degli uffici delle varie
pastorali e degli uffici delle diverse attività comunicative.
A seconda della risposta, sarò più o
meno contento nel mettere la mia firma sull’8 per mille, il cui totale è pur
sempre un onere per un cattolico che è anche cittadino ed ha bisogno di strade,
di scuole e di ospedali, cioè di tutto quello che uno Stato realizza con
imposte come l’IRPEF.
Cliccare sull’immagine per ingrandirla.
[Martedì 17 gennaio 2012 – ©
Quarrata/news 2011]
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