di Luigi
Scardigli
Canta con profonda emotività, ma si capiscono molte più cose
di lei guardandola negli occhi, mentre cerca di uccidere l’imbarazzo di
passaggio dialogando con un calice di rosso, assaggiato per la prima volta.
Olivia Rovai è alla soglia dei trent’anni, un via di mezzo
che non consente di capire se il meglio sia passato o debba ancora venire.
Aspettando risposte, illuminazioni, fortune, coincidenze, la
cantante-batterista dei Billie and the
Bello’s, trio che la vede all’opera in compagnia di Phil Bello and Fabolous Bina, non si perde comunque d’animo e
continua a macinare esperienze.
La sua ultima apparizione-scommessa pubblica, ultima perché
più recente, è stata quella al circolo Arci di Santomato, dove si è esibita in
una magistrale interpretazione a cappella di cinque brani nello spettacolo Vedrai,
starai meglio, ora, ultima coda di un percorso che la vede sistematicamente
alla ricerca dei propri limiti, che con il tempo continuano ad allontanarsi,
naturalmente: dal rock coverizzato al rockabilly, attraverso il jazz e la
fusion, con un profondo rispetto per la canzone popolare; tutto molto
disinvoltamente, come del resto vive.
Alla musica e al canto, Olivia, si è robustamente avvicinata
una decina di anni fa, rispettando la trafila politicamente corretta di chi si
cimenta per provare ad asfaltarsi una via percorribile che porta ai palcoscenici:
la passione che si trasforma in giudizio con lo studio del pianoforte, del
canto e che sfocia, poi, ma non certo inevitabilmente, nel musical, più
precisamente nel musical dei musical, Jesus
Christ Superstar.
Senza lasciare nulla di intentato, fortificando il canto e
le tecniche di improvvisazione a Siena Jazz, cercando di stabilire quale possa
essere il pertugio, tra mille vie d’entrata, più che d’uscita, che le consenta
di essere invitata, a pieno titolo, nel gotha di quelle che hanno diritto,
cittadinanza e passaporto vocalista.
In virtù della sua notevole e gradevole introversione, sono
pronto a scommettere che Olivia, fiorentina di nascita, ma cresciuta a
Viareggio con sempre una valigia a portata di mano, troverà la strada che la
porti dove desidera.
Nonostante la piena e lucida consapevolezza che tutto sia
già stato disegnato e costruito e che solo drammatizzando l’esistenza ci si
possa sentire in qualche modo artefici di una felicità che ci vede solo illustri,
ma inerti spettatori, Olivia Rovai ce la sta mettendo davvero tutta affinché
Billie Holiday, suo punto di riferimento, possa avvicinarsi un po’, come Cristina
Donà, del resto (di quest’ultima non lo avrei mai detto, ma lo ha fatto lei,
dunque lo scrivo).
Impartisce lezioni di canto, proprio a Pistoia e vive
freneticamente ad elastico tra Firenze e Viareggio, con soste dovute ad
Altopascio, Ponsacco, Prato e ovunque abiti un’amicizia, luoghi non luoghi dove
la aspettano, sistematicamente, con piacere tante persone con le quali divide,
senza inganni, l’illusione dell’esistenza, e anche qualche serata da suonare,
cantare e non dimenticare.
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[Mercoledì 25 gennaio 2012 – © Quarrata/news 2011]
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