mercoledì 25 gennaio 2012

I ‘LUOGHI NON LUOGHI’ DI OLIVIA ROVAI


di Luigi Scardigli

Canta con profonda emotività, ma si capiscono molte più cose di lei guardandola negli occhi, mentre cerca di uccidere l’imbarazzo di passaggio dialogando con un calice di rosso, assaggiato per la prima volta.
Olivia Rovai è alla soglia dei trent’anni, un via di mezzo che non consente di capire se il meglio sia passato o debba ancora venire. Aspettando risposte, illuminazioni, fortune, coincidenze, la cantante-batterista dei Billie and the Bello’s, trio che la vede all’opera in compagnia di Phil Bello and Fabolous Bina, non si perde comunque d’animo e continua a macinare esperienze.

La sua ultima apparizione-scommessa pubblica, ultima perché più recente, è stata quella al circolo Arci di Santomato, dove si è esibita in una magistrale interpretazione a cappella di cinque brani nello spettacolo Vedrai, starai meglio, ora, ultima coda di un percorso che la vede sistematicamente alla ricerca dei propri limiti, che con il tempo continuano ad allontanarsi, naturalmente: dal rock coverizzato al rockabilly, attraverso il jazz e la fusion, con un profondo rispetto per la canzone popolare; tutto molto disinvoltamente, come del resto vive.
Alla musica e al canto, Olivia, si è robustamente avvicinata una decina di anni fa, rispettando la trafila politicamente corretta di chi si cimenta per provare ad asfaltarsi una via percorribile che porta ai palcoscenici: la passione che si trasforma in giudizio con lo studio del pianoforte, del canto e che sfocia, poi, ma non certo inevitabilmente, nel musical, più precisamente nel musical dei musical, Jesus Christ Superstar.
Senza lasciare nulla di intentato, fortificando il canto e le tecniche di improvvisazione a Siena Jazz, cercando di stabilire quale possa essere il pertugio, tra mille vie d’entrata, più che d’uscita, che le consenta di essere invitata, a pieno titolo, nel gotha di quelle che hanno diritto, cittadinanza e passaporto vocalista.
In virtù della sua notevole e gradevole introversione, sono pronto a scommettere che Olivia, fiorentina di nascita, ma cresciuta a Viareggio con sempre una valigia a portata di mano, troverà la strada che la porti dove desidera.
Nonostante la piena e lucida consapevolezza che tutto sia già stato disegnato e costruito e che solo drammatizzando l’esistenza ci si possa sentire in qualche modo artefici di una felicità che ci vede solo illustri, ma inerti spettatori, Olivia Rovai ce la sta mettendo davvero tutta affinché Billie Holiday, suo punto di riferimento, possa avvicinarsi un po’, come Cristina Donà, del resto (di quest’ultima non lo avrei mai detto, ma lo ha fatto lei, dunque lo scrivo).
Impartisce lezioni di canto, proprio a Pistoia e vive freneticamente ad elastico tra Firenze e Viareggio, con soste dovute ad Altopascio, Ponsacco, Prato e ovunque abiti un’amicizia, luoghi non luoghi dove la aspettano, sistematicamente, con piacere tante persone con le quali divide, senza inganni, l’illusione dell’esistenza, e anche qualche serata da suonare, cantare e non dimenticare.

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[Mercoledì 25 gennaio 2012 – © Quarrata/news 2011]

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