lunedì 23 gennaio 2012

PRIMARIE PD. BARTOLI AL BOLOGNINI


di Luigi Scardigli

Ora sarà il caso di spegnere lo stereo, staccare gli altoparlanti e fermarsi a pensare un po’.
A domenica prossima, quando a Pistoia si deciderà chi tra i quattro candidati che si presentano alle primarie del centro-sinistra avrà l’onore e l’onere di guidare la coalizione alle elezioni di aprile – una pura formalità, queste ultime, ma solo per l’indignante atteggiamento del centro-destra,
al limite della sopportazione sociale, più che politica, un aplomb soporifero e narcotizzato che indignerebbe chiunque, fuorché i pistoiesi, parrebbe poter concludere.
Scrivo dopo aver assistito all’ultima uscita pubblica, ultima prima delle votazioni di domenica, di Roberto Bartoli, ieri sera, al piccolo teatro Bolognini, accompagnato, nella sua ultima illustrazione-propaganda, da tre relatori d’eccezione, due gradevolissimi e arguti saltimbanchi e una band tra le più conosciute e stimate in città, il tutto presentato da una valletta particolarmente gradita, Antonella Cotti, viso noto del Pd.
I suonatori erano i Tarabaralla; i jocker, Mauro Pompei e Massimo Talone, che non hanno nemmeno stavolta potuto fare piacevolmente a meno, entrambi, di evidenziare i rispettivi originari trascorsi capitolini, mentre i tre relatori sono stati Simona Laing, Federico Gelli e Ermete Realacci.
Tre testimoni d’eccezione ed eccezionali, che hanno spartito, condiviso e deciso di sponsorizzare le ultime visionarie illuminazioni di Roberto Bartoli, non solo il volto, ma soprattutto l’andatura, nuova, della politica della città. Da tre punti di vista diversi ma convergenti: uno attiguo, interno al Pd (Simona Laing); uno esterno alla città, ma diviso e condiviso politicamente (Federico Gelli); uno fisicamente lontano, ma culturalmente successivo o precedente, come preferite (Ermete Realacci).
Dalle mura di Cino al Granducato fino ad arrivare a Roma, passando per una (ri)qualificazione cittadina, che si imponga in Toscana e che diventi faro e prua di nuova navigazione.
Il triangolo sponsoristico, ieri sera, è stato questo, con una Laing emozionata a dover caldeggiare pubblicamente Roberto Bartoli, compagno di viaggio di questa esperienza che non potrà comunque non lasciare segni indelebili, perché, improvvisamente, qualcuno ha deciso di trasformare in azione il malcontento sussurrato, lamentato, piagnucolato; con un Federico Gelli che ha ricordato come prima di Bartoli, qualcuno, in una realtà assai più complicata e controversa come lo è Firenze, si è permesso il lusso e si è preso la briga di scompigliare le carte non soffiando da fuori, ma mescolandole dal tavolo attorno al quale era seduto (Renzi), dando alla città, improvvisamente, un volto nuovo; fino ad Ermete Realacci, che è partito da lontano, molto lontano, nel proprio excursus morale e politico, citando la bellezza e la ricchezza di una terra, quella pistoiese, che nonostante la crisi cosmica continua a veder crescere il proprio fatturato d’esportazione, esaltando la lettura del lavoro e dell’occupazione equosolidale del Bartoli per poi chiudere l’intervento con un vecchio adagio africano: «Se vuoi andare veloce, corri da solo; se vuoi andare lontano, viaggia insieme agli altri».
A proposito di viaggio, mi sento in dovere di chiudere spendendo due parole, solo due, sul navigatore di Roberto Bartoli: Annalisa, la moglie. In fondo al teatro gremito, lontano dal cono di luce dei riflettori, lontano dalle congratulazioni, dagli incitamenti, dalle solidarietà – alcune apparenti, ne son convinto –, dagli entusiasmi (ce ne saranno anche di troppo facili), da sola, appoggiata con le spalle alla parete della sala, in piedi, pronta ad applaudire orgogliosamente i raccolti del marito, certo, ma anche e soprattutto a continuare a portare avanti quel meraviglioso progetto che si chiama famiglia, assai più complicato che dirigere una città, come se nulla fosse, qualora il sogno dovesse bruscamente interrompersi, tra soli sette giorni.

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Foto di Andrea Mati.
[Lunedì 23 gennaio 2012 – © Quarrata/news 2011]

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