PISTOIA. Stamattina Il Tirreno pubblica la lettera che segue:
Nessuno si occupa del dramma dei
genitori dei disabili
Il capogruppo Udc Giampaolo Pagliai si
dice molto preoccupato. Come dovrei essere, mamma di una ragazza disabile grave
di 30 anni, che da almeno 26 anni è stata seguita dall’Aias prima e oggi dall’APR.
Come dovrei stare secondo lui, e tutti quelli che fanno solo del terrorismo in
questa amara vicenda, che vede contrapposti 300 liberi cittadini che si sono riuniti
in associazione, la nuova Aias, che non ha né personale, né locali, dove
assistere le persone?
Non entro nel merito della vicenda
giudiziaria. Siamo stati accreditati dalla Regione Toscana, quindi titolati ad
avere la convenzione con la Asl di Pistoia, siamo riconosciuti dall’Agenzia
delle Entrate, e da quella delle Onlus. L’accanimento di certi personaggi
politici cittadini mi fa pensare che le loro mire siano d’altro genere, ed il
voler screditare a tutti i costi sempre, la nostra associazione, ne è prova. A
voi cosa sta veramente a cuore? Certo non il bene dei nostri ragazzi, né di noi
familiari, nemmeno dei dipendenti. Ma lo sapete cosa vuol dire non poter andare
al cinema, al ristorante, a teatro, in vacanza, o semplicemente a fare
shopping, o ancora più semplicemente lavorare, per poterci permettere il lusso
di mantenerli in casa i nostri figli.
Perché i nostri ragazzi hanno diritto
ad avere una dignità. Il nostro dolore se potessimo monetizzarlo, farebbe di
noi dei nababbi. Ci spieghi Pagliai cosa esattamente vuole da noi. Venga a fare
del sano volontariato presso le nostre famiglie, così scoprirà quale amara
realtà è celata a molti.... Che ne sapete delle nostre notti insonni, del
pellegrinare da un ospedale all’altro, nella vana ricerca di risposte a nostri
perché, dell’impossibilità ad avere una vita sociale soddisfacente per noi e per
i nostri figli, fratelli, genitori o semplicemente amici.
Mai nessuno da che questa vicenda è iniziata
si sognato d’interpellarci. In tutto questo c’è da ribadire e sottolineare che
con l’Aias prima e con l’Apr oggi avevamo in ballo un progetto che sarebbe stato
il nostro futuro: l’ampliamento del nostro centro con la costruzione di una
nuova casa-famiglia e altri servizi. Da quando è cominciata tutta questa storia
è fermo. E molti di noi avanti con gli anni trepidano di vederlo terminato per
avere la certezza di un tetto nel futuro dei nostri ragazzi. Noi siamo
disponibili ad un chiaro confronto, ma a nessuno interessa.
Annalisa Scardigli
Avete riletto, attraverso questo blog,
la lettera della signora Scardigli: che qualche volta, in passato, perfino di
recente, ha scritto anche a noi, ma con lo pseudonimo di pippi25071958,
evidentemente sua data di nascita.
Anche in questo caso, la signora
insiste sui suoi punti – che peraltro nessuno mette in dubbio, nessuno
contesta, nessuno spregia: sofferenza delle persone disabili, sofferenza delle
famiglie, difficoltà di ogni genere.
Ma tutto questo – e la signora
Annalisa, che sembra adoperare due pesi e due misure: moderazione e nome per Il
Tirreno; maggiore aggressività e pseudonimo per questo blog – non sfiora il
nucleo centrale del problema che lei, molto appassionatamente (o
passionariamente?) non vuole comprendere, perché ragiona con cuore istintivo
e non con mente pura: lei non vuole capire che, con il suo Divus
Bardellus e la sua Super-Aias (che non è Aias perché è stata ribattezzata
Apr, ma che, lei stessa definisce nuova Aias, dando ragione – sia pure
in maniera inconsapevole – della vera verità dei fatti); non vuole capire,
dicevo, che il vero problema è il nodo gordiano delle “interconnessioni
incompatibili”, tutte aggrovigliate, come i capelli di serpenti della Gorgone-Medusa,
nell’unica persona del suo patron: che è tutto e il tutto di sé e
degli altri: è giudice ed è arbitro; è amministratore ed è amministrato; è
giornalista-direttoreTvl che dovrebbe informare, ma che informa solo dei propri
interessi una platea imbambolata, come la signora Annalisa, dalle parole
profetiche e dal gran bene che lui, Bardelli, riversa e spalma su Pistoia e i
pistoiesi e sulle famiglie di chi ne ha bisogno, giocando su questo in maniera sconcertantemente
emotiva e strumentale.
Purtroppo – e la signora Scardigli non
vuole capirlo in alcun modo: e qui sta il suo dramma – il fatto di fare il bene
non esime nessuno (tantomeno Bardelli, viste le sue macroscopiche
incompatibilità che sembrano scomparire per miracolo agli occhi di tutte le
autorità di Pistoia) dal dover seguire le strade della correttezza e della assoluta
legalità, che non sembrano proprio garantite in questa vicenda oscura e confusa
fin dall’inizio: e soprattutto senza risposte di Bardelli alle domande che, da
più parti, gli sono state rivolte, anche su questo blog (vedi).
L’Italia è il Paese in cui si chiedono
ragioni a tutti – ‘benefattori’ compresi: pensate al casino del San Raffaele e
a don Verzé… –, ma, in cui, a Pistoia, nessuno si alza, una mattina, e chiede a
Luigi Egidio di rendere conto delle sue stramolteplici e macroscopiche
incompatibilità e/o lati oscuri nella gestione delle sue taumaturgiche aziende,
une e trine, come toccate dalla grazia di Medjugorje.
E se Bardelli fa finta di rispondere, l’unica
cosa che Bardelli sa dire è che di quei quattrini dell’Usl – pubblici, tirati
fuori dalle tasche dei Pistoiesi e dei Toscani – lui fa uso privato, perché,
appena le palanche passano nelle sue mani dal fluido curativo, diventano sue,
private e nessuno ha diritto di dire o pensare niente. Come del resto è sua
Tvl, com’è sua l’Apr, come è suo tutto ciò su cui impone la mano e posa l’occhio:
compresa l’informazione della sua liberissima televisione dalla quale, durante
gli editoriali, non informa realmente l’utenza, ma scaglia fulmini contro chi
gli chiede ragioni e chiarezze che lui non dà mai, limitandosi ad accusare gli
altri – compreso un supergiornalista, mai nominato, che lo perseguita – e
dicendo che, siccome lui, Luigi Egidio, fa del bene per investitura divina, è
autorizzato a farlo come crede e vuole: tanto che, seguendo questo
ragionamento, se questo bene lo facesse rapinando in banca, Luigi Egidio
sarebbe comunque un santo e un benefattore, perfino superiore a ser Ciapperello
da Prato.
In questo, mi spiace, ma Bardelli non
sembra essere molto diverso, alla fine e senza alcun’altra allusione, da Mamma
Ebe, che proprio ieri se n’è tornata a casa con una condanna a 8 anni in
saccoccia. Solo che la Santona non sembra essere organica e funzionale al
sistema, mentre Luigi Egidio sì, lo è, inserito com’è – anzi: radicato e
ramificato, villo per villo – nel tessuto sociale pistoiese,
in tutto e per tutto, da tutte le parti, con il beneplacito di tutti.
Padre Pio non avrebbe ottenuto più
attenzione e sostegno da parte di Berti, Fratoni, Vescovo Bianchi, Maria
Assunta in cielo di don Pancaldo, Agenzia delle Entrate, Regione, Asl3,
Scarafuggi – e, a fianco, da Regione e Stato sul versante del digitale
terrestre, dove Lui ha fatto altrettanti miracoli, prima ricevendo perfino una
frequenza regionale a gratis dopo aver venduto le sue frequenze
all’imprenditore napoletano Costantino Federico, noto come padrone di Rete
Capri (vedi); e dopo avendo perfino ottenuto il canale 11: tanto che sembra
di essere nel Paese di Cuccagna, in Boccaccio, dove «si legano le vigne con le
salsicce, ed avevasi un’oca a denaio ed un papero giunta; ed eravi una montagna
tutta di formaggio parmigiano grattuggiato, sopra la quale stavan genti che
niuna altra cosa facevan che far maccheroni e raviuoli e cuocergli in brodo di
capponi».
Infine la signora Annalisa dovrebbe
chiedersi perché mai, oggi, né Berti, né Vescovo, né nessun’altra istituzione cittadina
sostengano più il Bardelli, si siano defilati, stiano zitti come dei sordomuti.
E a testa bassa anche: tanto che Lui li ha recentemente insolentiti tuonando da
Tvl che non sono degni di presentarsi in pubblico (vedi).
Finché la signora Annalisa non se lo
chiederà, tutte le sue grida di dolore avranno, per noi, la più grande dignità
umana, ma nessuna ragione sotto il profilo del rispetto di una legalità a cui
tutti i cittadini che pagano le tasse hanno assoluto diritto, e che non può
essere legalità a intermittenza: applicata agli altri e ignorata per il
Bardelli.
Tutta la massa delle altre
considerazioni della signora Scardigli non rileva.
Cerchi di capirlo smettendola di fare
l’opera di un Giovanni Battista che apre la strada a un Luigi Egidio, il quale,
di Cristo, non ha proprio alcun tratto, nonostante il suo farneticante,
ispirato frasario evangelico.
Edoardo Bianchini
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[Mercoledì 18 gennaio 2012 – ©
Quarrata/news 2011]
Caro Bianchini, come sempre lei legge cosa gli pare attraverso le righe di chi risponde non a Lei, badi bene ma al Tirreno.
RispondiEliminaPrimo io non sono venuta giu dalla montagna del sapone ed è da tanto tempo che non ho più la sveglia al collo....Secondo non le permetto di accusarmi gia che io non l'ho fatto, quindi le sue parole sono oltre modo sgradevoli.
Io faccio solo la mamma di Laura da 30 anni oramai,e tutti i suoi amici finti samaritani, non hanno condiviso con me mai una notte insonne, a causa della grave malattia di mia figlia. Ma siccome non capite per vostra fortuna di cosa parlo, perchè non lo provate sulla vostra pelle, almeno lasciate che ci si esprima come più ci garba affidando le nostre grida disperate alle colonne di un quotidiano cittadino.
Si mi firmo con uno pseudonimo, perchè nel mio blog posso scrivere quello che mi pare, come fa d'altronde Lei Bianchini.......ma chieda a qualche suo giornalista chi sono e che vita faccio, poi potremmo anche riparlarne!
Questo le dovevo per correttezza
Annalisa Scardigli
Signora Scardigli, non scriva più.
RispondiEliminaNon ci legga più, per favore, perché, a nostro avviso, lei non è affatto né disposta a capire, né in grado di poterlo fare.
Ha solo un tormento che la rode: per rispetto del quale – che comprendiamo a fondo, anche se lei non lo crede affatto – non aggiungeremo altro se non che preferiamo che ci ignori in assoluto, dato che sono i fatti e non le emozioni a motivarci, e che non imponiamo la nostra presenza e la nostra lettura a nessuno, tantomeno a lei.
Grazie per l’attenzione sinora accordataci e ci scusi se non possiamo provare sulla nostra pelle – come lei dice e sembrerebbe assai gradire – quello che prova lei. Evidentemente non ci è stato concesso – e non per nostra volontà.
Ci perdoni, se per lei questo è poco e non possiamo fare di più.
Edoardo Bianchini