PISTOIA. Stamattina apro i giornali di cronaca e resto basito.
Per dire la verità resto basito ogni giorno, in questa
città. Ma stamattina molto più del solito.
Antonio Nardi mi accusa di essere uno che spera e che crede
che le cose possano cambiare.
Forse ha ragione: io che non sono credente e praticante come
il 90% dello staff del laico Partito Comunista Italiano, oggi Pd; io che mi
richiamo a uno Stato laico e libero da condizionamenti, alla fine – e Antonio
mi perdoni – sono più cristiano e evangelico di molti.
Forse perché mi richiamo a quei princìpi illuministici che
qui, a Pistoia (ma anche nel made in Italy) non hanno spazio né diritto
di cittadinanza. Troppo scomodi, troppo impegnativi.
Colgo lo spunto di questo commento basito, dal comportamento
e dalle dichiarazioni di Agostino Fragai, che devo e voglio confrontare con
quelle di Valentino Durante.
Sono le due campane, le due facce e le due anime del
P(artito) D(ominante) in questa città.
Da una parte, in senso lato, il comitato di affari di sempre,
e dall’altra l’intelligenza Signora e super partes nel momento stesso in
cui si schiera con Roberto Bartoli: di cui io ho la massima e più ampia stima
(e disinteressata, sottolineo, perché non sono né posso essere un suo elettore,
come tutti ben sanno).
Ma che razza di giornalista sei? Non ti vergogni – mi direbbe
moralisticamente Luigi Bardelli – di schierarti da una parte?
E io rispondo: non sono un confessionale, non sono un praticante,
non credo molto in Dio (anzi punto, perché credo che se ci fosse non ci
lascerebbe il libero arbitrio, ma, come dice Levi in Se questo è un uomo,
il buon vecchio sputerebbe le nostre preghiere e scaglierebbe la sua ira
su Gomorra, e non quella di Saviano…), ma, contrariamente ai fedeli delle due
parrocchie (la curiale e la democratica), seguo il dettato di
Cristo – a cui riconosco, almeno, la forza e la grandezza del saper scegliere –
e cerco di dare a Cesare quello che è di Cesare e a Dio quello che è di Dio.
Con lealtà e buonafede.
Ho il coraggio di dire Bartoli e non me ne vergogno. Anche
perché se leggo La Nazione o Il Tirreno – dove nessuno si schiera
–, se minimo minimo so leggere oltre le righe e le parole nel loro valore
letterale come legge vuole, mi pare di capire che la prima sta per la Signora
Turco e il secondo per il Signor Bertinelli. Dunque siamo dinanzi a scelte di
campo bene orientate e partigiane, perché – come sempre ho detto e ancora
sostengo – non si può vendere polverina e, arrestati dalla polizia, mettersi
a strillare che “è solo borotalco”. No, perché le cose sono quelle che sono e
basta.
Non amo l’ambiguità – e per questo sto sull’anima ai più.
Ma quando sento Cecilia Turco dire «Io sono una laica cattolica»
(vedetevi il video in cui parla in battistero, se non sbaglio), il sangue mi si
mescola, dato che, seguendo Aristotele (e qui il mio ex allievo Bertinelli – che qualcuno, malevolo, mi scrive essersi sempre
compiaciuto di essere stato mio allievo: ma io non l’ho mai più sentito neppure
per un semplice buongiorno – Samuele,
insomma, potrebbe insegnarci molte cose), tertium non datur: non si può
essere il bianco e il contrario del bianco, perché il grigio, poi, è tutt’altra
cosa e dal bianco e dal nero.
Fragai insiste e ribadisce, di fatto, che Bartoli è un
figlio spurio.
E si capisce perché, come ho sempre detto sin dall’inizio:
perché i nuovi fanno paura, tanta paura a chi è sempre stato abituato ad
alzare il coperchio della pentola non per vedere cosa vi bolla dentro, ma solo per
infilare sùbito un pezzo di lesso e basta. E in questo senso gli hanno risposto
pubblicamente anche i socialisti, a Fragai.
Sotto questo profilo, il Pd tradizionale – quello forte e
dominante, quello silenzioso e duro che ha mandato sinora avanti, allo
scoperto, Scarpetti, Fragai e i lealisti – è davvero deleterio nel far vedere
che, in tutta la sua democrazia, conosce solo l’etica e l’ottica del diktat
in grado di garantire la continuità e l’autoconservazione: insomma l’ancien
régime zarista.
E se è questo che i pistoiesi vogliono, Avanti, Savoia!
Ma non ci si chieda di credere nella novità e nel sacco di chiacchiere (siamo
anche a Carnevale e quindi è il tempo giusto) che vengono fatte dai due di
punta, come dice Fragai: Bertinelli/Turco. O dal terzo – Niccolai – aggiungo io,
che, stando a quanto circola negli ambienti, sarebbe un sughero disposto a
galleggiare in silenzio per tirare, da dritta, la volata alla Signora Turco.
Insomma, che brutta campagna, quella del Pd!
Giocata a suon di rasoiate e di coltellate, di pugni sotto
la cintura e di sgambetti, di dichiarazioni e di roboanti bugie.
Il solo vedere certe mosse (Bertinelli scrive a Bersani: e
allora? È come se io scrivessi al Papa: che cambierebbe?), mi apre scene da
grottesca commedia politica antica. Il solo sentire certe dichiarazioni
(Bertinelli e Turco: «Siamo dalla parte dei deboli»)
mi inquieta profondamente.
Questo io credo: che la campagna del Pd per le primarie
abbia messo in mostra una sola cosa; che il partito non ha pensato ad altro che
ai propri interessi veri, quelli che non si dicono e non si diranno mai, ma che
prevarranno, a dispetto di tutto e di tutti, e soprattutto della gente che – in
perfetta buonafede – voterà per il vecchio, per la muffa, per le «porte chiuse».
Castrandosi, ovviamente, per almeno altri dieci anni.
Edoardo
Bianchini
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[Giovedì 26 gennaio 2012 – © Quarrata/news 2011]
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