giovedì 26 gennaio 2012

PRIMARIE PD. UN PARTITO CON FIGLI DI PRIMO E DI SECONDO LETTO


PISTOIA. Stamattina apro i giornali di cronaca e resto basito.
Per dire la verità resto basito ogni giorno, in questa città. Ma stamattina molto più del solito.
Antonio Nardi mi accusa di essere uno che spera e che crede che le cose possano cambiare.
Forse ha ragione: io che non sono credente e praticante come il 90% dello staff del laico Partito Comunista Italiano, oggi Pd; io che mi richiamo a uno Stato laico e libero da condizionamenti, alla fine – e Antonio mi perdoni – sono più cristiano e evangelico di molti.

Forse perché mi richiamo a quei princìpi illuministici che qui, a Pistoia (ma anche nel made in Italy) non hanno spazio né diritto di cittadinanza. Troppo scomodi, troppo impegnativi.
Colgo lo spunto di questo commento basito, dal comportamento e dalle dichiarazioni di Agostino Fragai, che devo e voglio confrontare con quelle di Valentino Durante.
Sono le due campane, le due facce e le due anime del P(artito) D(ominante) in questa città.
Da una parte, in senso lato, il comitato di affari di sempre, e dall’altra l’intelligenza Signora e super partes nel momento stesso in cui si schiera con Roberto Bartoli: di cui io ho la massima e più ampia stima (e disinteressata, sottolineo, perché non sono né posso essere un suo elettore, come tutti ben sanno).
Ma che razza di giornalista sei? Non ti vergogni – mi direbbe moralisticamente Luigi Bardelli – di schierarti da una parte?
E io rispondo: non sono un confessionale, non sono un praticante, non credo molto in Dio (anzi punto, perché credo che se ci fosse non ci lascerebbe il libero arbitrio, ma, come dice Levi in Se questo è un uomo, il buon vecchio sputerebbe le nostre preghiere e scaglierebbe la sua ira su Gomorra, e non quella di Saviano…), ma, contrariamente ai fedeli delle due parrocchie (la curiale e la democratica), seguo il dettato di Cristo – a cui riconosco, almeno, la forza e la grandezza del saper scegliere – e cerco di dare a Cesare quello che è di Cesare e a Dio quello che è di Dio. Con lealtà e buonafede.
Ho il coraggio di dire Bartoli e non me ne vergogno. Anche perché se leggo La Nazione o Il Tirreno – dove nessuno si schiera –, se minimo minimo so leggere oltre le righe e le parole nel loro valore letterale come legge vuole, mi pare di capire che la prima sta per la Signora Turco e il secondo per il Signor Bertinelli. Dunque siamo dinanzi a scelte di campo bene orientate e partigiane, perché – come sempre ho detto e ancora sostengo – non si può vendere polverina e, arrestati dalla polizia, mettersi a strillare che “è solo borotalco”. No, perché le cose sono quelle che sono e basta.
Non amo l’ambiguità – e per questo sto sull’anima ai più.
Ma quando sento Cecilia Turco dire «Io sono una laica cattolica» (vedetevi il video in cui parla in battistero, se non sbaglio), il sangue mi si mescola, dato che, seguendo Aristotele (e qui il mio ex allievo Bertinelli – che qualcuno, malevolo, mi scrive essersi sempre compiaciuto di essere stato mio allievo: ma io non l’ho mai più sentito neppure per un semplice buongiorno – Samuele, insomma, potrebbe insegnarci molte cose), tertium non datur: non si può essere il bianco e il contrario del bianco, perché il grigio, poi, è tutt’altra cosa e dal bianco e dal nero.
Fragai insiste e ribadisce, di fatto, che Bartoli è un figlio spurio.
E si capisce perché, come ho sempre detto sin dall’inizio: perché i nuovi fanno paura, tanta paura a chi è sempre stato abituato ad alzare il coperchio della pentola non per vedere cosa vi bolla dentro, ma solo per infilare sùbito un pezzo di lesso e basta. E in questo senso gli hanno risposto pubblicamente anche i socialisti, a Fragai.
Sotto questo profilo, il Pd tradizionale – quello forte e dominante, quello silenzioso e duro che ha mandato sinora avanti, allo scoperto, Scarpetti, Fragai e i lealisti – è davvero deleterio nel far vedere che, in tutta la sua democrazia, conosce solo l’etica e l’ottica del diktat in grado di garantire la continuità e l’autoconservazione: insomma l’ancien régime zarista.
E se è questo che i pistoiesi vogliono, Avanti, Savoia! Ma non ci si chieda di credere nella novità e nel sacco di chiacchiere (siamo anche a Carnevale e quindi è il tempo giusto) che vengono fatte dai due di punta, come dice Fragai: Bertinelli/Turco. O dal terzo – Niccolai – aggiungo io, che, stando a quanto circola negli ambienti, sarebbe un sughero disposto a galleggiare in silenzio per tirare, da dritta, la volata alla Signora Turco.
Insomma, che brutta campagna, quella del Pd!
Giocata a suon di rasoiate e di coltellate, di pugni sotto la cintura e di sgambetti, di dichiarazioni e di roboanti bugie.
Il solo vedere certe mosse (Bertinelli scrive a Bersani: e allora? È come se io scrivessi al Papa: che cambierebbe?), mi apre scene da grottesca commedia politica antica. Il solo sentire certe dichiarazioni (Bertinelli e Turco: «Siamo dalla parte dei deboli») mi inquieta profondamente.
Questo io credo: che la campagna del Pd per le primarie abbia messo in mostra una sola cosa; che il partito non ha pensato ad altro che ai propri interessi veri, quelli che non si dicono e non si diranno mai, ma che prevarranno, a dispetto di tutto e di tutti, e soprattutto della gente che – in perfetta buonafede – voterà per il vecchio, per la muffa, per le «porte chiuse».

Castrandosi, ovviamente, per almeno altri dieci anni.
Edoardo Bianchini
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[Giovedì 26 gennaio 2012 – © Quarrata/news 2011]

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