sabato 21 gennaio 2012

PRIMARIE PD. I MAGNIFICI QUATTRO, INCONTRO ‘VIS-À-VIS’


di Luigi Scardigli

Forse i giochi sono già fatti e la platea del centro-sinistra ha già deciso chi sarà il suo portabandiera per una lotta che non ci sarà perché il nemico non si presenterà, ma se l’odierno dibattito consumatosi presso il salone del Dopolavoro
ferroviario promosso e realizzato dal Pd in vista delle Primarie del prossimo 29 gennaio dovesse dare punti, credito ed emoticon a favore e contro, Bartoli e Bertinelli si fregherebbero decisamente le mani, Niccolai e Turco, siamo onesti, un pochino meno: questione di afflato, di groove, come si dice nella musica, questione di feeling, come cantavano Mina e Cocciante, null’altro, eh, e ci mancherebbe altro!
Il salone del Dopolavoro comunque, così pieno, non lo si vedeva dai tempi delle sane battaglie sindacali; gente in piedi, lungo il perimetro del salone, curiosissimi, come tutti quelli che hanno trovato posto a sedere, di sapere come si affronteranno i fratelli-coltelli.
All’estrema destra, ma solo del tavolo che guarda la platea, c’è Cecilia Turco; al suo fianco, Alberto Niccolai: i due confabulano, sereni e sorridenti; non potrebbe essere altrimenti, del resto. Compagni di viaggio da molti anni, questa lotta intestina non può certo incrinare il loro afflato.
Nel mezzo, lungo il tavolo coperto da stoffa rossa, due moderatori del comitato organizzatore delle Primarie e poi l’altra metà del cielo che occuperà lo spazio sopra Pistoia: Roberto Bartoli e Samuele Bertinelli, che non si guardano nemmeno: il professor mancino prende appunti, chino sui propri graffiti; il funzionario no, è più tranquillo, le sa tutte e per questo ha le braccia conserte e cerca con lo sguardo in platea complicità e la ciack che guiderà gli applausi.
Prima che suoni il gong, Alessandro Giacomelli, del comitato del Pd, introduce i quattro candidati con una filippica sul centro-sinistra che sfiora il soporifero, applaudita soprattutto al termine, quando finisce.
Poi, Valeria Cacciapuoti, una dei due che sta nel mezzo, espone il rigoroso criterio con il quale si animerà il dibattito: tempi, ordine e scaletta, quasi un fil rouge della miglior tradizione di Giochi senza frontiere.
Prima manche: presentazione. Niccolai caracolla, dolcissimo, maledicendo, con il sorriso sulle labbra, di aver avuto l’onere, più che l’onore, di esordire; Bartoli si mangia la platea, aggredendola teneramente, scandendo sillabe e pensieri; Turco vorrebbe guardare avanti, ma si volta indietro; Bertinelli è sicuro, come aveva lasciato intendere nei preliminari: bella impostazione, ottimo slang, invidiabile naturalezza, eleganza fisica e umorale. D’altronde Ballotti dice che “Samuele parla come srotolando la carta Regina” e qualcosa di simile lo aveva detto, una volta, anche De Mita…
Seconda manche: come stabilito, arrivano le domande e i quattro candidati, estratti con criterio che non faciliti e penalizzi nessuno, rispondono: lavoro, occupazione, salute, vivibilità e tutto quello che un futuro Sindaco (chi vince le Primarie è il nuovo primo cittadino: di là lo sanno bene, questo e, credibile e vero, sono felicissimi), animato e armato da ogni ragionevole dubbio, non ne può, non ne deve e non ne vuole prescindere.
Le angolazioni si somigliano: sono primarie, ci mancherebbe altro, come la sostanza e ci mancherebbe altro, son primarie.
Tra otto giorni si vota nei punti predisposti e tra nove sapremo chi sarà il Sindaco di Pistoia fino al 2017.
Io so come votare.
Voi fate quel che credete meglio, ma chiunque sia il nostro primo cittadino per il prossimo lustro, non si dimentichi di questo bellissimo pomeriggio di grande, civile esperienza democratica.

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Foto di Andrea Mati.
[Sabato 21 gennaio 2012 – © Quarrata/news 2011]

6 commenti:

  1. Samuele Bertinelli non è un funzionario di partito. Almeno, siate precisi. È un 'libraio'. Lavora, da subito dopo la laurea, alla Libreria Edison di Pistoia.
    E non è mai stato funzionario di alcunché.

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  2. Cara Cristina Donati,
    grazie per la precisazione, ma, sempre citando (dal ‘Tirreno’ di oggi): “Samuele Bertinelli ha scritto al segretario nazionale Pd Bersani una lettera in cui si sofferma soprattutto sul problema dei lavoratori che, in seguito alle misure della manovra Monti, si sono visti allontanare il traguardo della pensione. «Per quanto mi riguarda – scrive Bertinelli – non mancherò di ricordare, da sindaco o da dirigente Pd, anche ai nostri prossimi candidati al parlamento, che 40 e più anni di un lavoro usurante e faticoso bastano e avanzano»”.
    Samuele – lo posso ben chiamare per nome, perché l’ho avuto come allievo per 3 anni al Forteguerri –, si definisce ‘dirigente’: una parola che implica una serie infinita di accezioni (lo sa, vero, cosa sono?), comprese quelle di ‘funzionarietà’ in senso lato, dato che, essendo le competenze del funzionario inferiori a quelle della dirigenza, in esse trovano sena dubbio legittima accoglienza.
    Ma il problema non è questo: definirlo ‘funzionario’ – da parte di Luigi Scardigli – significava solo, in termini ironici, il riconoscerne un suo funzionale inserimento all’interno del partito che, come lei ci insegna, lo sostiene ufficialmente aldilà degli altri tre suoi ‘inattesi’ compagni di percorso.
    C’è da chiedersi, però: se ci si ferma e ci si impunta su una semplice e innocua definizione, cosa accadrà quando ci incontreremo/scontreremo su questioni di profonda sostanza?
    Uno dei guai più grossi del Pd – credo – è l’assoluta mancanza di ironia. O se preferisce di elasticità minima o di flessibilità. E (sono convinto) perché ricorda ancora ‘i baffoni’ di suo nonno Pcus.
    Grazie comunque per l’attenzione e mi saluti Samuele – che è sempre stato molto funzionale e funzionario, anche ai tempi in cui mi riconosceva (assai volentieri) suo insegnante…

    e.b. blogger

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  3. Egregio professore,

    sorvolerò sulla mancanza di ironia del Pd (generalmente, chi usa questa accusa contro altri,o si è appena riflesso in uno specchio, oppure si arrampica sul suddetto non sapendo che eccepire) e cercherò di essere più chiara.
    Nella difinizione di "Funzionario" applicata a Samuele io non vedo la sua citazione da dizionario, ma l'applicazione del termine che si usava per coloro che erano stipendiati dai partiti. Ovvero, i membri dell'apparato. Termine che, mi consentirà, non è certo usato in modo ironico, visti i tempi che corrono e l'aria di antipolitica che tira (e che i rottamatori e i blablabla usano a piene mani), ma solo ed esclusivamente con intento denigratorio, o come presa in giro malevola. Soprattutto quando tutti e tre gli altri candidati vengono identificati per professione e uno solo (guarda il caso) con un termine che si vuol far passare per ironico.
    Quanto al qualificarsi dirigente: ne ha ben diritto. E' stato eletto come membro dell'Assemblea Provinciale (secondo il nostro Statuto, organo di direzione del Partito).
    Ovviamente, come credo che lei ben sappia, questo non significa affato essere funzionari. Significa avere responsabilità politiche esercitate in modo del tutto gratuito e volontario. Oppure, in questo caso "Funzionario" sarebbe da applicare anche a Roberto Bartoli, che dello stesso organismo fa parte, tanto da essere stato, fino a che non si è candidato alle primarie, uno dei Garanti del Pd provinciale.
    Così come è discriminatorio, sempre nei confronti di Bartoli, dire che il Partito sostiene ufficialmente solo Samuele.
    Roberto, da mesi, si sbraccia per dire che anche lui è un candidato "ufficiale" del Pd. Lo ha scritto nella sua lettera a Enrico Rossi e a tutti i giornali. Lo ha detto a TVL. Lo ricorda in ogni occasione ritenga adatta o quando lo pensi necessario e utile.
    Ed ha ragione: ha raccolto le firme come da regolamento, e come tale è considerato. Da tutti.
    Vede, professore, io cerco di rispettare le opinioni di ciascuno, ma non mi piace la leggerenza con cui si dice di usare l'ironia per denigrare questo o quel personaggio. E non mi piace nemmeno l'aria di superiorità con cui si assengnano ruoli di "funzionale" o "ribelle" a seconda delle proprie preferenze personali. Oppure quella con cui si chiede ad un interlocutore sconosciuto se sa che cosa siano le accezioni. Io, vede, per educazione e prudenza, non mi permetterei mai.
    Quanto a Samuele: martedì sera è al Manzoni, ore 21:00. Lo vada a salutare lì. Credo che sentirlo non possa farle male.

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  4. Gentile Cristina,
    la ringrazio delle precisazioni e delle note, sempre importanti per capire. Fondamentali, dieri. E che permettono di fare, anche da parte mia, maggiore chiarezza. Almeno su un punto: su quello con cui mi invita a andare a sentire Bertinelli “perché potrebbe farmi bene”.
    Grazie del consiglio.
    La sua, ovviamente – lo si sente in diretta dal tono fin troppo formale per non essere permeato di un senso di adirato fastidio –, non è ironia, ma sarcasmo: che, come lei ben sa, dall’ironia differisce perché non usa – guarda caso – il sorriso, ma la sentenziosa seriosità educativa del predicatore della Compagnia di Gesù.
    Non ci andrò a sentirlo, Bertinelli. E comunque non ci andrei per più motivi.
    E glieli spiego, almeno sommariamente.
    Il primo perché, ha detto bene Ballotti, Samuele non ride mai (come vede anche Ballotti è un approssimativo come me, perché crede, anche lui, che comunista è sempre stato – non so quanto a buon diritto o no, visti i suoi quattrini –, che a certuni manchi il senso dell’ironia) e parla «come srotolando la carta Regina»: ossia è troppo bravo, profetico e completo. Inoltre, aggiungo, quando parla non ti guarda mai negli occhi, anche se lo fa disinvoltamente tenendo le manine in tasca (si riguardi bene le foto elettorali).
    Il secondo – motivo ben più serio e determinante – perché Bertinelli, personalmente, io non lo stimo: a meno che, secondo lei e gli altri che nel partito lo sostengono, questo non sia un dovere di ogni cittadino di Pistoia. Ma a questo punto le devo chiarire che io cittadino di Pistoia non lo sono; non voto a Pistoia (come ho già detto e scritto e forse le è sfuggito) e quindi deve ritenermi molto meno sospetto di altri che qui hanno tutti i loro personali interessi.
    Ciò non mi sembra un male, ma anzi, una garanzia, sotto più punti di vista.
    Non so se sono stato sufficientemente chiaro, su questo secondo aspetto: ma potrei, se vuole e se crede, anche spiegarlo e/o spiegarglielo.
    Quanto a Bartoli che – non so se lo avrà capito – io preferisco di gran lunga a tutti gli altri, qualunque cosa lui dica, torno a ribattere che non è sostenuto dal partito.
    Ha raccolto le firme e quindi può andare avanti con il beneplacito del Pd? Ma lei non ricorda quando gli fu detto di levarsi gentilmente di torno perché c’era già Bertinelli e bastava? È stato scritto, lo ha dimenticato? E gli fu detto dai signori di quel partito che, secondo lei, è capace di capire l’ironia.
    Lo stesso trattamento fu fatto anche alla signora Turco: o se lo è scordato?
    Se la ‘democrazia ironica’ è questa, Dio ci scampi dagli ironici.
    Con ciò considero definitivamente chiusa la polemica su un semplice ‘nome della rosa’ (funzionario, sì o no), perché non vorrei proprio rompere le scatole a quelli che leggono questo blog per informarsi (bene o male), e non per aprire una seconda sede della Crusca dove discutere all’infinito sull’uso proprio o improprio di un temine.
    Non me ne voglia troppo, ma bisogna pur essere concreti.

    e.b. blogger

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  5. Il commento, che risultava qui sopra inserito, a nome di Domenica Sbartoli, personaggio palesemente fasullo e parodico, è stato cancellato di proposito.
    La diversità di opinione, anche in termini accesi e di forte contrasto polemico, costituisce una ricchezza per la dialettica e per la vita politico-relazionale.
    Pistoia presenta, però, come molti altri luoghi di questo nostro secolo vile, l’insana tendenza all’anonimato.
    Cosa che – in questo àmbito e settore: la politica del grande Pd, aperto all’ironia e alla responsabilità – non è per niente bella. Né tantomeno da noi accettabile.
    Su questo blog gli anonimi sono considerati stupidi, insoffribili e inutili in assoluto.
    Perciò chi intende parlare deve avere il coraggio di firmarsi senza tanti rigiri.
    Regola democratica e civile n. 1.

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  6. Cara Cristina, invece di star li' a disquisire sul sesso degli angeli, rifletti sulla scandalosa vicenda delle primarie pistoiesi, in cui il candidato arrivato secondo (Roberto Bartoli) e' stato fatto fuori: e' una cosa enorme! Inaudita! Un vero e proprio scandalo. E poi, tu che appari e scompari e riappari adesso. Una domanda, il tuo operato come assessore ti sembra un buon lasciapassare per darti al commento facile? Auspico un po' di pudore!
    David Marini

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