di Luigi Scardigli
La differenza è minima, siamo onesti.
Perché è oggettivamente difficile che il programma di Cecilia Turco – in vista,
ad occhio nudo, delle primarie per il centro-sinistra per il rinnovo del primo
cittadino – si discosti molto da quello di Samuele Bertinelli, con il quale ha
diviso e condiviso parecchio background fino alla vigilia di questo
civilissimo, democratico e appassionante scontro intestino.
E anche i proclami del giovane ‘anziano
funzionario’ non possono certo stridere, a loro volta, con quelli caldeggiati e
proferiti, a voce non altissima, a onor del vero,
da Alberto Niccolai, terzo
incomodo candidato per questa corsa che il 29 gennaio, tra fragole e sangue,
eleggerà il nome del personaggio del centro-sinistra che contenderà a Biancaneve
Celesti il trono di palazzo di Giano.
Non possono, perché sarebbe sacrilego
se, alla vigilia di un turno preliminare, le correnti, in questo caso quattro,
di un unico, grande, informe movimento, avessero progetti opposti in relazione
a punti e principi fermi.
No, certo, non mi sono scordato di
Roberto Bartoli, ma tendo ad escluderlo dalla somiglianza progettuale che
accomuna invece i suoi tre amici/nemici perché è l’unico dei quattro che,
invece che presentarsi e provare a cercare di addolcire e imbonire dubbiosi,
incerti e disillusi, è entrato con una tovaglia in mano con il chiaro intento
di sparecchiare.
Oh, certo, con Bartoli via degli Orafi
resterà lì e anche il mostro delle Fornaci non verrà raso al suolo, ma l’idea,
sulla carta, nelle parole e nei sorrisi, è che con lui certe consolidate
strutture potrebbero improvvisamente perdere l’equilibrio in virtù di una
generazione di apolitici che sentono impellente la necessità di uscire allo
scoperto.
Sì, non credo insomma che sia la
piscina olimpica, il nuovo stadio comunale o altri dettagli
urbanistico/strategici cavalli di battaglia, in ordine sparso, di Cecilia,
Alberto e Samuele, a muovere l’asticella del consenso premiando l’uno anziché l’altro.
Non credo insomma che alle primarie del
prossimo 29 gennaio sia attorno ad un’iniziativa, anziché un’altra, che si
sposteranno quelle decine di voti che daranno ragione ad uno e torto agli altri
tre.
La battaglia, a mio presuntuosissimo
avviso, si dovrebbe comporre e snodare attorno ad un’idea, all’idea per
antonomasia: cos’è la politica e a cosa deve servire.
E il Pd, ma soprattutto i suoi seguaci,
che non l’hanno abbandonato nemmeno al cospetto di sistematiche trasformazioni
che ne hanno snaturato, quasi brutalizzato, la sagoma originaria, dovrebbero
sfruttare questa grande, immensa, irripetibile occasione: rendere alla politica
la sua funzione, affidarle un’idea, l’idea di (ri)cominciare.
Posso sbagliarmi, e grossolanamente, a
caldeggiare Roberto Bartoli, anziché uno degli altri tre; e se così fosse,
oltre a recitare con estrema umiltà il mea culpa, sarò soprattutto pronto,
giornalisticamente, a ricordargli e a ricordare ai lettori di questo Blog
quello che sosteneva, prometteva e pensava.
Se così dovessero andare le cose, in
parole povere, gli rammenterò, con puntuale dispiacere, di aver tradito l’idea,
sostantivo che origina il termine ideale, inteso sia come migliore, che come
fede, laica, ma fede.
Mi auguro, scaramanticamente, che il
tempo e gli elettori mi diano questa opportunità.
Cliccare sull’immagine per ingrandirla.
[Lunedì 16 gennaio 2012 – ©
Quarrata/news 2011]
Nessun commento:
Posta un commento
MODERAZIONE DEI COMMENTI
Per evitare l’inserimento di spam e improprie intromissioni, siamo costretti, da oggi 14 febbraio 2013, a introdurre la moderazione dei commenti.
Siamo dispiaciuti per i nostri lettori, ma tutto ciò che scriveranno sarà pubblicato solo dopo una verifica che escluda qualsiasi implicazione di carattere offensivo e penale nei loro interventi.
Grazie.