di MARCO FERRARI
Derisi e sbeffeggiati da uno Stato che guadagna a palate e
che rende col bilancino dell’orefice – E domani una manifestazione che chiude
la stalla quando ormai i buoi sono scappati
PIANOSINATICO-MONTAGNA. Un attacco a sorpresa, con un incursione
fulminea ha decretato la chiusura del piccolo ma utile Ufficio Postale di
Pianosinatico. La manifestazione di domani, organizzata prima del blitz – la chiusura era infatti prevista per il
prossimo lunedì 18 – dagli
abitanti del paese è confermata. Atteso anche il Sindaco di Cutigliano che ha
assicurato, durante un’assemblea paesana, la sua partecipazione. Le Poste
Italiane hanno nel frattempo iniziato a sgomberare la mobilia dell’Ufficio
Postale. Ancora aperto, per oggi, l’Ufficio Postale di Prunetta. Quello di
Treppio è invece già chiuso, apriva a giorni alterni e non riaprirà più.
Sempre
nella giornata di domani anche i Sindaci di Cutigliano, Piteglio e Sambuca
Pistoiese organizzano una manifestazione di protesta alla Lima per le 9:30, all’incrocio
tra la ex-statale 66 (troppe ex quassù in montagna e non sono finite) e la
statale 12 del Brennero e dell’Abetone. Una politica cronicamente e
irrimediabilmente in ritardo su qualsiasi problematica. Una politica che sa
muoversi solo a giochi conclusi, dopo che in Regione, Poste e Sindacati hanno
siglato e concordato il piano di razionalizzazione. Anche a questo giro abbiamo
i Sindaci all’oscuro di tutto perché non interpellati. Ci voleva molto a dare
forza a quella piccola iniziativa di Gavinana fatta per tempo e per la stessa
causa, organizzata ad ottobre?
Proteste
non più per scongiurarne le chiusure, già avvenute, ma per utopistiche
riaperture. Il momento è indubbiamente difficile e tutti, siamo chiamati a fare
sacrifici per risanare i conti pubblici, compresi quelli delle Poste. Quelli di
una società per azioni, quindi privata, il cui unico azionista è però lo stato.
Se si razionalizza è per ottimizzare al meglio le scarse risorse.
Si
prendano quindi in mano i bilanci pubblicati sul sito di Poste Italiane per
constatare quest’amara realtà. La società privata ma pubblica o l’ente pubblico
ma privato “Poste Italiane”, macina però non perdite, ma utili impressionanti (vedi).
Nel
2011 le cifre sono da capogiro con così tanti zeri che, abituati all’euro, si
fa persino fatica a leggerle.
Il
volume d’affari è pari è di 21,7 miliardi di euro. L’utile netto ammonta a
846.000.000,00 di euro, in vecchie lire fa così tanto che le povera
calcolatrice rende un risultato esponenziale di 1,63808442×10¹²: per dieci alla
dodicesima!
Il
risultato operativo, cioè il reddito prima del calcolo delle imposte, ammonta
al doppio dell’utile, pari a 1.641 miliardi di euro. La calcolatrice si è, a
questo punto, rifiutata di fare la conversione in lire. La differenza tra
risultato operativo e utile netto sono imposte e tasse, incamerate dallo Stato.
Nel
verbale di assemblea ordinaria d’approvazione del bilancio 2011 (vedi),
dopo aver constatato la presenza dell’intero capitale sociale, cioè quello
detenuto dall’unico socio, lo Stato, si attribuisce, allo Stato/socio di società
privata, il dividendo di 350 milioni di euro. Questo fiume di denaro, fatto d’imposte
e dividendi derivanti dall’attività svolta dalle Poste, servirà per finanziare
servizi postali alternativi come quello dell’Uncem “Ecco Fatto”, dell’onnipresente
Giurlani, istituti per colmare quei vuoti lasciati proprio dalle Poste.
Da
una parte il cittadino paga un servizio pubblico, quello delle Poste, svolto da
una società privata il cui unico socio è lo Stato, e dall’altra, lo Stato,
finanzia altri tipi di servizi per fare quello che Poste potrebbe e dovrebbe
fare, ma che, per una logica perversa di reddittività, non vuole più fare.
Chi
paga è sempre il cittadino/suddito, spremuto non una ma due volte. E poi preso
in giro.
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[Sabato
15 dicembre 2012 - © Quarrata/news 2012]
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