di Luigi
Scardigli
“Una notte in Tunisia” con Alessandro
Haber
LAMPORECCHIO. È passata così tanta corruzione, e tanto tempo, dal
funerale della Prima Repubblica, coinciso con la fine dell’èra craxiana, che
siamo in molti ad aver dimenticato.
L’occasione, in parole povere, è una di quelle ghiotte,
tanto per intenderci, soprattutto pensando alla sequenza della rappresentazione
teatrale Una notte in Tunisia, che
ieri sera ha segnato il secondo appuntamento della stagione del Comunale di
Lamporecchio.
Ma Vitaliano Trevisan, il regista Andrée Ruth Shammah e
soprattutto lui, Alessandro Haber – Bettino
negli ultimi suoi giorni, anzi, nell’ultimo –, non ne
hanno approfittato a dovere, rispettando un po’ troppo la storia e la figura
dello statista italiano nonché indiscusso leader socialista.
Sì, insomma, di carne a cuocere, con la vicenda Craxi, se ne
sarebbe potuta mettere, sul fuoco del palcoscenico, assai di più, casomai
cuocendola meno e come minor attenzione culinaria, ma salandola in modo
decisamente maggiore, quasi abnorme, tanto da indurre, nel pubblico, l’esigenza
di bere secchiate d’acqua, al termine della rappresentazione.
E invece, così attento a destrutturarsi per indossare i
panni, laceri e lontano dai riflettori nell’esilio amaro e dorato di Hammameth
al quale si autocondannò il segretario del Psi, Alessandro Haber ha finito per
non riuscire a somigliare abbastanza al tracotante esponente politico,
smarrendo però, inesorabilmente, la propria identità e finendo dunque nel bel
mezzo di un’interpretazione mutilata del mittente e del destinatario.
Il prode e fedele servo, portinaio del famigerato Raphael,
la moglie e un De Michelis troppo poco cialtrone per essere riconoscibile all’istante,
non sono riusciti nell’intento di rendere tragicomico il fuoco della commedia,
per non parlare di quel discutibilissimo effetto scenico di un leggìo
appoggiato sul tavolo padrone della scena che Haber sfoglia tassonomicamente
come lo spartito di un direttore d’orchestra, artifizio di una volontà di
lasciare documenti preziosi ai posteri facilmente e inesorabilmente carpibile
dall’impressione che il buon vecchio Haber, in questa parte, stenti così tanto
a riconoscersi come vorrebbe e desidererebbe, che per condurla in porto,
spesso, abbia bisogno di leggere gli appunti.
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Foto di Luigi Scardigli.
Foto di Luigi Scardigli.
[Lunedì 3 dicembre 2012 - © Quarrata/news 2012]
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