venerdì 14 dicembre 2012

ANALISI (DEL TESTO E DEL CONTESTO)



di EDOARDO BIANCHINI

Quattro chiacchiere sul giornalismo ‘onesto’ di Ivano Paci

PISTOIA. Analizziamo per un istante un fatto che occupa il nostro blog nelle primissime posizioni di lettura.
Martedì 11 dicembre scorso abbiamo pubblicato un post dedicato a Ivano Paci e alla sua personale posizione e riflessione sul rapporto che passa fra Vangelo e Politica. Sede: parrocchia di Montale (vedi).
Ieri il Professor Paci, alquanto risentito (Crimen lesae maiestatis…?) con una letteraccia tonante, quasi da bolla papale, ci ha dato di giornalisti “onesti” , con virgolette per indicare evidentemente il contrario, cercando di impartirci una lezione di correttezza professionale. Ovviamente gli abbiamo risposto in umiltà e con ben altro tono rispetto al suo: del resto ognuno mostra – come nella famosa barzelletta delle corna – quello che ha (vedi).

Chiari i due passaggi? Bene.
Nel giro di pochi giorni (martedì-giovedì) i nostri due post hanno risalito a corsa la graduatoria dei testi più letti, battuti solo dalla notizia del politico pistoiese che avrebbe rubato in un supermercato.
Chiaro anche questo passaggio? Ottimo.
Ora andate e vedervi i commenti sui due post-Paci e vi renderete conto che, a fronte di picchi di lettura, i due testi hanno solo un commento ciascuno: uno di poche righe e uno di una sola parola; in sintesi un sublime di Mario Bonesi.
A questo punto, con un salto di pessimo giornalismo “onesto” come direbbe il Professor Paci, provate a chiedervi (perché così si fa, quando si ragiona) come mai tutti leggono, ma nessuno parla, nessuno apre il becco.
Delle due l’una, si direbbe: o tutti amano svisceratamente Ivano Paci (ma in tal caso perché non dimostrargli, con sviscerati inchini, una indiscutibile sudditanza e sottomissione per conquistarne ancor più considerazione e sguardi benevoli?); o, in buona sostanza, tutti lo temono e non hanno il coraggio di sottoscrivere il contenuto dei post per “motivi altri” che non vogliamo qui indagare.
Insomma: questo mutismo sarà indignazione contro la franchezza del blog, ovvero indice di imposto e necessario opportunismo? E tanto silenzio non somiglia a altri silenzi di tipo dubbio e sospetto?
Punto.
Quanto, infine, alle lezioni di etica e pratica professionale propinàteci dal Prof. Paci, onestamente dobbiamo invitarlo a occuparsi di più delle sue materie.
Anche il suo amico Luigi Egidio Bardelli (Aias/Apr/Tvl-TvPistoiaLibera/Giornalista/Direttore Responsabile/Proprietario di testata e Opinionista: tutto insieme e in conflitto d’interessi) si era scagliato – se ben ricordate – contro il supergiornalista (come disse) che circolava a Pistoia, ma che oltre a far pena non si capiva di nulla: peccato che dietro a tutto questo Bardelli si sia meritata una censura da parte dell’Ordine, mentre il detestato supergiornalista, di cui Luigi Egidio parlava con tanto disprezzo, è stato riconosciuto immune da qualsiasi colpa ed errore nel legittimo svolgimento del suo mestiere lungo l’asse di un corretto giornalismo d’inchiesta.
Si capisce bene, dunque, che certe osservazioni e critiche possono turbare Paci e non essere per niente gradite, specie ora che si sta entrando in campagna elettorale e che si sente parlare, sempre più insistentemente, di possibili lanci in politica di persone a lui molto care: ma proprio per questo non sarebbe male che Paci stesse più attento nel formulare ipotesi non molto felici e che esulano – con solare evidenza – dalle sue cognizioni, qualità e prerogative strettamente professionali/professorali.
Così. Per opportuna e non mai troppa prudenza…

Cliccare sull’immagine per ingrandirla.
[Venerdì 14 dicembre 2012 - © Quarrata/news 2012]

3 commenti:

  1. Se ho capito bene, se qualcuno commenta lo fa per ingraziarsi il Potere Forte Ivano Paci (Imperatore del Lato Oscuro della Forza), se non li fa è perché teme la Sua Ira Funesta. Oppure non c'è un granché da commentare su certi articoli che sembrano (ma ho fatto lo scientifico io e mi sono laureato in Economia,eh) un pochino "deliranti" e pieni di bile, e diventa difficile trovarci delle notizie dentro. Insomma, io continuerò a seguirla, ma sarei più felice se passasse a Twitter, sa, per la sintesi.

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    1. Mah… Cosa vuole che le dica, Luca?
      Gli uomini, in buona sostanza, si dividono in due grandi gruppi: quelli dal fiato lungo, che possono scalare il K2; e quelli che, se appena appena arrivano a Giaccherino, già devono essere portati d’urgenza in rianimazione – e meno male che cardiologia a Pistoia è un ottimo reparto.
      Come dire? «C’est la vie».
      Grazie per il suo tempo: comunque noi non siamo qui per fare la sua felicità («ma sarei più felice se passasse a Twitter, sa, per la sintesi») ma per radiografare una Pistoia asfittica in cui potrà trovarsi bene lei che v’è nato, ma male molti altri che non concepiscono affatto come possibile un vivere all’interno di una vera e propria autoclave (o, peggio, «pentola a pressione»).
      Magari le faremo sapere quando ci metteremo a cinguettare: anche se, almeno per ora, le confessiamo che preferiamo cantar romanze.
      È più bello e completo. Sa…? Il melodramma è sempre un’opera d’arte.
      e.b. blogger
      (Sono stato abbastanza sintetico?)

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    2. Fin dalla notte dei tempi, l’essere umano, al fine di dominare - attraverso la conoscenza - la realtà, ha sempre cercato di elaborare complesse tassonomie dalle quali estrapolare gerarchie: solo in una prospettiva di questo tipo la filosofia (anche politica) può essere considerata ancillare alla religione (si pensi all’ordinamento canonico tutto imperniato sul perseguimento della salus animarum) o il diritto (anche divino, religioso) può essere considerato sovrastrutturale rispetto all’economia (si pensi all’utopia socialista).
      Questo modo di ragionare suscita in me profonda diffidenza, se non ostilità: infatti, io penso che tentare di stabilire in astratto gerarchie universali e assolute - da applicarsi con rigidissima coerenza ad ogni singolo individuo - tra attività umane tanto diverse, significhi solo cercare di instaurare un regime illiberale destinato ad essere relegato o nelle pagine più cupe dei libri di storia, o tra confini dai quali fuggire a gambe levate.
      La nostra Costituzione afferma che Stato e Chiesa sono, ciascuno nel proprio ordine (ossia il primo nell’ordine giuridico di questo paese e la seconda nell’ordine morale di chi crede alla religione cristiana), indipendenti e sovrani.
      Non basta che quanto posto al vertice della gerarchia delle fonti del diritto del nostro paese sia stato preveduto come tale a seguito del crollo di una dittatura liberticida?
      Ma era proprio necessaria una conferenza sulla fisiologica inconciliabilità tra diritti di libertà e imposizione autoritaria tanto di una religione quanto dell’ateismo?
      Secondo me, in una prospettiva veramente laica, come il ladro dovrebbe essere reso destinatario di riprovazione non perché rubare è moralmente peccato, ma perché nel rubare si disconoscono i limiti collocati dall’ordinamento alla proprietà non consentendo in capo ad altri la sussistenza di analogo diritto, così, il politico - credente o non credente - che eventualmente si appropri di soldi versati dai contribuenti al fine di far fronte alla spesa sociale, dovrebbe perdere consensi per avere inasprito le difficoltà materiali che, giorno dopo giorno, affliggono il paese intero, e non semplicemente per la reprensibilità della sua condotta secondo la morale religiosa.
      Solo in questo modo, a mio avviso, è possibile tutelare la libertà senza giustificare abusi: il problema dell’uomo pubblico che si auto afferma credente per poi smentire, con le proprie azioni, i principi della fede alla quale ha, in precedenza, asserito di credere, è un problema meramente morale che acquisirà autonoma rilevanza giuridica negativa solo là dove tale comportamento metta a repentaglio i cardini di un ordinamento degno di definirsi civile perché volto a garantire diritti che sono attribuibili a ognuno di noi solo in virtù dei loro limiti.

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