giovedì 2 maggio 2013

LA FONDAZIONE CARIPIT E LE PIOGGE DELLE GRAZIE DAL CIELO


di FELICE DE MATTEIS

Oggi (ore 16) si riunisce l’assemblea dei soci – E intanto il ‘Professore delle banche’ ha difeso i suoi Fresh-errori milionari sul ‘Tirreno’ minimizzando una politica economico-finanziaria che ha tutti i tratti della speculazione più anarchica e azzardata

PISTOIA. Una vecchia massima dice che la migliore difesa è l’attacco e in quest’ottica dobbiamo leggere la pagina del Tirreno di Pistoia di ieri, 1° maggio 2013: una pagina che, senza alcuna malizia, sembra essere stata “okkupata” dalla Fondazione per magnificare la magnanimità delle elargizioni effettuate alla plebea Pistoia dal Magnifico Papa/Papà/Io/Lui Chiar.mo Prof. Ivano Paci e dal suo drappello di casuali (ma non troppo) componenti il Consiglio di Amministrazione.

COL SENNO DI POI

Chiarissimo Professore,
la S.V. Ill.ma non lo rammenterà, vista la Sua interminabile brillante carriera, ma io c’ero quando – anni 90 – la Cassa di Risparmio di Pistoia e Pescia cominciò a vacillare e, di scalino in scalino, se non a rotoloni, prese la china e imboccò quella strada in fondo alla quale oggi la ritroviamo.
Non ero io il Presidente della Cassa. E Fabio Calamati non era ancora arrivato al Tirreno.
La S.V. però c’era. Sempre con le mani in pasta, anche lì.
Col senno di poi, sarebbe forse stato meglio che certe cose – anche in quel caso – non fossero mai avvenute. Ma ciò che è accaduto non si cancella, pur se la S.V. non gradisce che se ne riparli e preferisce ‘seppellire’ ciò che dà noia.
Certo sbaglia il prete all’altare e può bene sbagliare anche la S.V. dal Suo soglio pontificale: nessuno crede – né tanto meno la S.V. Ill.ma, opino – al dogma dell’infallibilità del Papa.
Ma pretendere di gabellare per buoni i ragionamenti fatti a Calamati e che Calamati ha fedelmente riportato sul Tirreno, è un volerci – absit iniuria verbis – prendere per una parte importante del nostro corpo: quel culo, il cui nome, date le Sue umili, e dalla S.V. Ill.ma vantate origini, non La turberà più di tanto.
Tutti sanno fare i conti col senno di poi, Chiar.mo Prof.
È che, da un rinomato cattedratico Professore delle banche come la S.V., non solo non ci aspettiamo – noi, umilissimi mortali, che non contiamo “un par di zeri” – una giustificazione così semplicistica e dozzinale, ma non la accettiamo neppure: ancor meno se chi parla, professa di ispirarsi, da sempre, alla lettera e allo spirito dei Vangeli e, quindi, dovrebbe seguire le logiche non già del bonus pater familias, ‘manovratore’ di quattrini altrui, bensì dell’optimus pater, ossia del meglio del meglio che ci possa essere sulla piazza.
Un’argomentazione così approssimata e sbrigativa può permettersela chi scrive, da vilissimo filologo di latino e di greco, materie che, come la S.V. ben sa, poco contano e meno ancora pagano e/o sono pagate: mai chi, distribuendo lezioni di saggezza bancario-evangelica, in oltre 80 anni di vita, ha visto passare sotto il proprio naso più miliardi di un sacco di fagioli, e però continua ancora a parlare di ‘prospettive’ future…
Altissima politica? Qualità profetiche? O che altro?
E quali ‘prospettive’, di grazia, Chiarissimo Professore?
Quelle, forse, della resurrezione della Fondazione dopo tre giorni di sepolcro da Fresh, come si aspettava – nella famosa barzelletta del proprio mausoleo – il Signor Cav. Berlusca?
Ci pensi bene.
Con deferenti ossequi,
Edoardo Bianchini
Quello che però colpisce è il titolo del pezzo di rincalzo: «I titoli Fresh? Un errore, col senno di poi».
È un titolo da apoteosi dell’arroganza e della modesta intelligenza – nella sua accezione etimologica – di chi vuole giustificare ciò che non lo è (l’acquisto di titoli palesemente pericolosi) e appropriarsi di ciò che è stato a suo tempo chiesto dal Consiglio dei Soci (la possibilità di costituirsi parte civile in caso di accertamenti di responsabilità).
L’Eccellentissimo Signor Papa/Papà etc. con noncuranza afferma che questi titoli truffaldini «sono il 2,5% del nostro capitale complessivo. Anche nella peggiore delle ipotesi, produrrebbero perdite agevolmente assorbibili dal nostro fondo rischi […]».
Anche questa è una affermazione che proviene dall’assorbimento di un profondo insegnamento appreso su quel Vangelo di cui ci parlò da don Firindelli, esimio Professore?
Perché non dire che una Fondazione non deve avventurarsi in operazioni di pura speculazione finanziaria come l’acquisto di questi titoli già “drogati” fin dal loro nascere? O non importa una verga d’Aronne (quella che fa bene alle donne), perché quel che conta è sfruttare lo sfruttabile e guadagnare il guadagnabile senza (cristianamente) guardare come? Così ci ha insegnato il Singor Nostro Gesù?
Eppure l’illustre progenie Eugenio Settimo (per esteso) era membro della deputazione del Monte dei Paschi in quel fatidico anno 2008 quando il Padre comprò 10 milioni di Fresh!
A che diavolo servono le conoscenze in un settore quale quello bancario, se non a garantirsi una maggiore tranquillità in ciò che si va operando? O sono solo discorsi che il Prof. delle banche sbologna a chi deposita soldi in banca?
Speriamo che il neo Presidente del Consiglio Letta si ricordi di quanto accaduto al Monte dei Paschi, quando gli dovesse venire lo “schiribizzo” di richiamare a sé l’Eugenio (come già fatto ai tempi in cui era ministro) come suo consulente personale! E Dio non voglia che, dietro a Eugenio, ci sia il sussurro della scienza infusa del Padre/Papa/Papà – o altrimenti si sta… Fresh!
Diciamocela tutta: non si gioca con il fuoco di titoli speculativi quando il destinatario di questa operazione è la cittadinanza e non come dice il Magnifico, “in prospettiva”, specie se, tale prospettiva è quella dell’ottica della madre di Papa Francesco: il sudario non ha tasche!
Dunque, l’operazione era speculativa e ad alto rischio e tale resta. Il prode Ivano può darla ad intendere a chi pende dalle sue labbra, non a chi ragiona con il proprio cervello.
Il danno è accertato e che «l’emissione sia stata collocata in due ore solamente», come dice lui stesso, è, al contrario e visto il decorso, il segnale che si è errato per incapacità e arroganza di credere che gli affari, quelli veri e quelli buoni, si facciano in due ore.
Bel sistema di ragionamento, Signor Professore delle banche e signori che pendete dalle di lui labbra!
Un uomo che non conta
NON DISTURBATE IL MANOVRATORE!

«L’attenzione è comprensibile verso questa operazione – rileva Paci – visto che qui amministriamo soldi che in prospettiva sono della comunità. Ma le dimensioni della cosa sono quelle che ho detto. Spiegare è doveroso, ma una volta fatto, credo che non ci sia da tornare sulla questione».
[Il Tirreno 01.05.2013]
A ulteriore riprova di quanto sopra detto, si consideri che operazioni speculative, e non di semplice investimento, sono state effettuate con l’obiettivo di business for business senza alcuna considerazione sulle regole di eticità che dovrebbero muovere una retta finanza e non quella sempre più preda del facile guadagno e della inappropriatezza degli strumenti.
Una Fondazione che vive e prospera, allora, solamente per fare cassa, regalare maxispese per allestire i Dialoghi sull’uomo e baggianate varie. Abbiamo detto baggianate. Tutti lo pensano e non lo dicono. Noi lo diciamo, tanto più che in un momento come questo, in cui letteralmente manca il necessario, si spendono ( secondo Statuto?) 3,8 milioni di euro per beni culturali, due milioni per l’edilizia popolare con la Cittadella della Misericordia che, avendo tanto bisogno, poverella, riceve una valanga di soldi, e in ultimo, 1,9 milioni di euro per “attività di volontariato, filantropia e (meno male!) beneficienza”.
Che stupefacente senso della realtà e del buon padre di famiglia, Signor Professore!
Si inalbera il Papa/Papà quando qualcuno (noi?) accosta la “sua” Fondazione a una immobiliare, replicando che gli acquisti immobiliari operati sono solo il 4% del capitale?
È uguale! È un fronte sul quale ci permetteremo di ritornare: e comunque l’acquisto a buon mercato del capannone Uniser, a poche centinaia di € al metro quadro, già ci offre motivo di prossimo ragionamento – un ragionamento che sarà, come al solito, non supportato dal Vangelo secondo Ivano, ma dalle carte, contratti e fogli pubblici inoppugnabili.
Oggi (ore 16) si riunisce il Gran Consiglio della Caripit.
Speriamo solo che non sia un… Gran Coniglio e, per questo, invitiamo i Soci coraggiosi, che già in precedenza avevano chiesto che la Fondazione si potesse rivalere come parte civile in caso di danni accertati dall’operazione Fresh, a reiterare la richiesta e a non lasciare al Chiar.mo Prof. Papa/Papà – come lo stesso anticipa – la primogenitura di un comportamento già temporalmente fuori tempo massimo, e che si rivolgerebbe ad ulteriore merito di chi, in tutta questa farsa, di meriti ne ha uno solo: quello di parlare e operare da prete che assolve se stesso e giudica gli altri.
Da prete, appunto.

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[Giovedì 2 maggio 2013 | 09:20 - © Quarrata/news]

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