venerdì 22 marzo 2013

“ADDIO, MIA BELLA SIGNORA…”. IERI NEL CONSIGLIO DELLA FONDAZIONE CARIPIT ALMENO UN TERZO DEI MEMBRI HA VOTATO CONTRO PAPA IVANO

di FELICE DE MATTEIS

E il rappresentante della Curia se n’è andato prima della votazione – L’èra-Paci sul viale del tramonto? – Saper cogliere le avvisaglie del vento che spira prima che parta un vero e proprio tornado anche su Apr-Bardelli e parcheggio di San Bartolomeo

PISTOIA. Toni accesi e determinati nella riunione del Consiglio Generale della Fondazione Caripit di ieri, 21 marzo: si doveva discutere dei titoli-bidone Fresh e il Chiar.mo Prof. Ivano I avrebbe dovuto spiegare quando, chi, come e perché si sia dato corso all’acquisto di questi ‘attrezzi’ speculativi che con una Fondazione hanno poco o nulla a che fare.
Evidentemente le spiegazioni non hanno soddisfatto e, considerando alcuni assenti giustificati (?) ed uno strategico allontanamento di cui andremo a parlare, ben otto membri del Consiglio hanno votato no alla relazione/documento presentato, a fronte dei tredici che hanno seguito il Papa-Re.

QUANDO I MATRIMONI
SONO TROPPO LUNGHI

Le unioni infinite sono per i Santi con Dio: tra la gente normale è naturale che esse finiscano per annoiare e schifare.
Ve la immaginate una rivolta di un terzo dei presenti all’assemblea della pallacorda del Paci? Diciamolo pure: impensabile, incredibile fino a ieri pomeriggio.
Chissà com’è rimasto male il Re Sole vedendo i suoi pianeti-satelliti che si eclissavano! E poi così in massa!
Si sarà sentito mancare il terreno sotto i piedi: ma soprattutto avrà avuto un classico travaso di bile – pancioso, del resto, lo è, da quanto ci dicono i suoi intimi: e si capisce bene se si pensa che, in 60 e passa anni di carriera, non ha fallito un colpo e non lo hanno mai disarcionato.
Eppure Ivano legge il Vangelo e lo commenta (perlopiù male come a casa di don Firindelli).
Eppure Ivano è un tecnico delle Berlinghe, dei Paoli e dei Baiocchi: e come tale dovrebbe anche intendersi un po’ di statistica e capire che proprio quelli che non hanno mai avuto incidenti alla guida sono i più esposti, come probabilità, a trovarsi in mezzo al disastro.
Macché! Niente. Lui va avanti come se fosse un non-vedente.
Del resto i greci lo dicevano che la troppa fortuna acceca gli uomini.
Peccato che lui non sappia né di greco né di latino perché – come ci disse acidamente quando ci (s)degnò della sua risposta iattante – “ha fatto il ragioniere”.
Non perché sapere il greco e il latino sia necessario per vivere (i miei nonni erano analfabeti e non me ne vergogno affatto, contrariamente a lui che si sentì deminutus… – vedi), ma perché, per chi vuol fare l’ermeneuta evangelico come Ivano, almeno quelle due lingue servono per “ringirarsi” nel Nuovo Testamento. Ve lo immaginate un biblista che non conosce l’ebraico?
Domanda: serve una certa cultura per vivere? No, assolutamente. Ma aiuta a capire, per esempio, che di tutti i sovrani assoluti, di tutti i monarchi, di tutti i duchi, nella storia nessuno s’è salvato senza nemmeno un graffio. E che le congiure non nascono nelle piazze d’armi e fuoriporta, ma a palazzo.
Per cui alla fine un “auto Te deum” come quello che Ivano si è cantato da sé su La Nazione, altro non è che un grottesco, sconveniente, tristissimo epitaffio: che fa spanciare dalle risate chi lo legge in piedi dinanzi a una lapide.
Edoardo Bianchini
Apparentemente una vittoria dell’establishment: di fatto l’inizio della fine dell’era Papa/Papà, il quale, se ben ricordate, nella supercompiacente intervista alla stampa “organica” del 10 marzo 2013, alla domanda “Lei è in Fondazione dal ‘92, prima è stato cinque anni ai vertici della Cassa: c’è chi ritiene siano troppi e invoca la rottamazione”, rispondeva: “Non spetta a me giudicare. Credo di avere un ruolo peraltro legittimato da una elezione per acclamazione [...]. Se qualcuno mi farà notare che non sono più all’altezza della situazione, non avrò certo problemi a dimettermi”.
Ipse dixit. Ci sembra che il verdetto scaturito ieri pomeriggio imponga una doverosa presa d’atto e comportamenti conseguenti, anche perché la posizione assunta da 8 contrari sui titoli-bidone, a nostro modesto avviso, rappresenta solo la punta di un iceberg e l’inizio di una rivolta contro una gestione da sempre condotta in maniera verticistico-personalistica e a prova di “consenso a prescindere”, tanto cara a certi democratici, un tempo cristiani ed oggi Pd. Poteri un tempo forti ed oramai logori , in mano da sempre ai soliti noti, per necessità di tempo, mutazioni socio/politiche e soprattutto anagrafiche impongono un doveroso cambiamento: e il malumore dei 5 Stelle lo ha fatto vedere, anche se a tanti Papi non piace.
Chiar.mo Prof. Paci che sicuramente ci legge: Lei ha dato e ha preso, se non altro in lustro sociale e politico – inteso come polis –, ma non vuole accorgersi che è arrivato il momento di passare la mano anche se, lo comprendo, il timore di passare il potere a cloni Suoi, La terrorizza al punto da ritenere che i tempi non siano maturi per il “gran passo”.
Se chi Lo sostituirà sarà come Lei ed esprimerà le Sue concezioni di potere e agirà secondo i Suoi canoni e regole da consorteria ristretta e compressa nel piccolo mondo antico, che Lei non può non amare, beh, è un rischio che tutti i cittadini intelligenti si sentiranno di correre nell’interesse della propria città. L’importante è provare a cambiare passo e metodo. Faccia adesso quello che a breve Le imporranno di fare: si autocollochi , magari come Presidente Emerito, fra gli ottuagenari privi di diritto di voto, e faccia spazio ad altri. L’ha fatto Benedetto XVI, si vergogna e non vuole farlo Lei, Ivano I?
Anche la Curia pistoiese sta prendendo tempo. E lo strategico allontanamento, al momento del voto, del suo stesso rappresentante, è forse il segnale più indicativo del Consiglio Generale di ieri: la Chiesa Pistoiese nella figura del suo Vescovo , alle prese, fra i tanti altri problemi, con la poco edificante vicenda del parcheggio di San Bartolomeo e quella, ancor più vergognosa, dell’Aias/Apr-Bardelli-Tvl, ha evidentemente dato ordine al suo rappresentante nel Consiglio della Fondazione Caripit, di comportarsi come Ponzio Pilato e cioè di non esprimersi in attesa di salire sul carro dei nuovi nocchieri della Fondazione. Il Vescovo si è comportato da prete ed il suo “scherzetto” indica che il tempo dell’èra Paci ha i giorni contati.
Nonostante questa poco edificante vicenda, un senso di ottimismo ci assale e ci confortano i primi passi di Papa Francesco. Non sembri irriverente l’accostamento che vuole essere solo di auspicio verso nuovi modi e nuovi meccanismi per vivere la realtà quotidiana in un mondo impazzito ed egoista dove il successo mondano e la voluttà del potere, specialmente con i soldi altrui, ha fatto sino ad oggi da padrone.
Ci sentiamo piuttosto grati agli “otto coraggiosi” che hanno apertamente espresso il loro dissenso. Qualcuno potrà dirci che fra questi si nasconde anche colui/colei che ambisce a prendere il posto del Chiar.mo Prof. Papa/Papà/Io/Noi/Lui/Ivano I.
Ma speriamo che, come nel Conclave, anche nella Fondazione aleggi, all’atto della intronazione, lo Spirito Santo. Del Vangelo, non solo dei quattrini.
Speriamolo.
Tanto, sperare non costa nulla e non c’è rischio di fresh.

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[Venerdì 22 marzo 2013 | 17:04 - © Quarrata/news]

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