di FELICE DE MATTEIS
E
il rappresentante della Curia se n’è andato prima della votazione – L’èra-Paci
sul viale del tramonto? – Saper cogliere le
avvisaglie del vento che spira prima che parta un vero e proprio tornado anche
su Apr-Bardelli e parcheggio di San Bartolomeo
PISTOIA. Toni accesi e
determinati nella riunione del Consiglio Generale della Fondazione Caripit di
ieri, 21 marzo: si doveva discutere dei titoli-bidone Fresh e il
Chiar.mo Prof. Ivano I avrebbe dovuto spiegare quando, chi, come e perché si
sia dato corso all’acquisto di questi ‘attrezzi’ speculativi che con una
Fondazione hanno poco o nulla a che fare.
Evidentemente
le spiegazioni non hanno soddisfatto e, considerando alcuni assenti
giustificati (?) ed uno strategico allontanamento di cui andremo a parlare, ben
otto membri del Consiglio hanno votato no alla relazione/documento
presentato, a fronte dei tredici che hanno seguito il Papa-Re.
QUANDO I MATRIMONI
SONO TROPPO LUNGHI
Le unioni infinite sono per i Santi
con Dio: tra la gente normale è naturale che esse finiscano per annoiare e
schifare.
Ve la immaginate una rivolta di un
terzo dei presenti all’assemblea della pallacorda del Paci? Diciamolo
pure: impensabile, incredibile fino a ieri pomeriggio.
Chissà com’è rimasto male il Re Sole vedendo
i suoi pianeti-satelliti che si eclissavano! E poi così in massa!
Si sarà sentito mancare il terreno
sotto i piedi: ma soprattutto avrà avuto un classico travaso di bile – pancioso,
del resto, lo è, da quanto ci dicono i suoi intimi: e si capisce bene se si
pensa che, in 60 e passa anni di carriera, non ha fallito un colpo e non lo
hanno mai disarcionato.
Eppure Ivano legge il Vangelo
e lo commenta (perlopiù male come a casa di don Firindelli).
Eppure Ivano è un tecnico delle
Berlinghe, dei Paoli e dei Baiocchi: e come tale dovrebbe anche intendersi un
po’ di statistica e capire che proprio quelli che non hanno mai avuto
incidenti alla guida sono i più esposti, come probabilità, a trovarsi in
mezzo al disastro.
Macché! Niente. Lui va avanti come se
fosse un non-vedente.
Del resto i greci lo dicevano che la
troppa fortuna acceca gli uomini.
Peccato che lui non sappia né di
greco né di latino perché – come ci disse acidamente quando ci (s)degnò della
sua risposta iattante – “ha fatto il ragioniere”.
Non perché sapere il greco e il
latino sia necessario per vivere (i miei nonni erano analfabeti e non me ne
vergogno affatto, contrariamente a lui che si sentì deminutus… – vedi), ma
perché, per chi vuol fare l’ermeneuta evangelico come Ivano, almeno quelle
due lingue servono per “ringirarsi” nel Nuovo Testamento. Ve lo immaginate un
biblista che non conosce l’ebraico?
Domanda: serve una certa cultura per
vivere? No, assolutamente. Ma aiuta a capire, per esempio, che di tutti i
sovrani assoluti, di tutti i monarchi, di tutti i duchi, nella storia nessuno
s’è salvato senza nemmeno un graffio. E che le congiure non nascono nelle
piazze d’armi e fuoriporta, ma a palazzo.
Per cui alla fine un “auto Te deum”
come quello che Ivano si è cantato da sé su La
Nazione, altro non è che un grottesco, sconveniente, tristissimo epitaffio:
che fa spanciare dalle risate chi lo legge in piedi dinanzi a una lapide.
Edoardo
Bianchini
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Apparentemente
una vittoria dell’establishment: di fatto l’inizio della fine dell’era
Papa/Papà, il quale, se ben ricordate, nella supercompiacente
intervista alla stampa “organica” del 10 marzo 2013, alla domanda “Lei
è in Fondazione dal ‘92, prima è stato cinque anni ai vertici della Cassa:
c’è chi ritiene siano troppi e invoca la rottamazione”, rispondeva: “Non spetta
a me giudicare. Credo di avere un ruolo peraltro legittimato da una elezione per acclamazione [...]. Se
qualcuno mi farà notare che non sono più all’altezza della situazione, non avrò
certo problemi a dimettermi”.
Ipse
dixit.
Ci sembra che il verdetto scaturito ieri pomeriggio imponga una doverosa presa
d’atto e comportamenti conseguenti, anche perché la posizione assunta da 8
contrari sui titoli-bidone, a nostro modesto avviso, rappresenta solo la punta
di un iceberg e l’inizio di una rivolta contro una gestione da sempre condotta
in maniera verticistico-personalistica e a prova di “consenso a prescindere”,
tanto cara a certi democratici, un tempo cristiani ed oggi Pd. Poteri un
tempo forti ed oramai logori , in mano da sempre ai soliti noti, per necessità
di tempo, mutazioni socio/politiche e soprattutto anagrafiche impongono un
doveroso cambiamento: e il malumore dei 5 Stelle lo ha fatto vedere, anche se a
tanti Papi non piace.
Chiar.mo
Prof. Paci che sicuramente ci legge: Lei ha dato e ha preso, se non altro in
lustro sociale e politico – inteso come polis –, ma non vuole accorgersi
che è arrivato il momento di passare la mano anche se, lo comprendo, il timore
di passare il potere a cloni Suoi, La terrorizza al punto da ritenere
che i tempi non siano maturi per il “gran passo”.
Se
chi Lo sostituirà sarà come Lei ed esprimerà le Sue concezioni di potere e
agirà secondo i Suoi canoni e regole da consorteria ristretta e compressa nel
piccolo mondo antico, che Lei non può non amare, beh, è un rischio che tutti i
cittadini intelligenti si sentiranno di correre nell’interesse della propria città.
L’importante è provare a cambiare passo e metodo. Faccia adesso quello che a
breve Le imporranno di fare: si autocollochi , magari come Presidente Emerito,
fra gli ottuagenari privi di diritto di voto, e faccia spazio ad altri. L’ha
fatto Benedetto XVI, si vergogna e non vuole farlo Lei, Ivano I?
Anche
la Curia pistoiese sta prendendo tempo. E lo strategico allontanamento, al
momento del voto, del suo stesso rappresentante, è forse il segnale più
indicativo del Consiglio Generale di ieri: la Chiesa Pistoiese nella figura del
suo Vescovo , alle prese, fra i tanti altri problemi, con la poco edificante
vicenda del parcheggio di San Bartolomeo e quella, ancor più vergognosa, dell’Aias/Apr-Bardelli-Tvl,
ha evidentemente dato ordine al suo rappresentante nel Consiglio della
Fondazione Caripit, di comportarsi come Ponzio Pilato e cioè di non esprimersi
in attesa di salire sul carro dei nuovi nocchieri della Fondazione. Il Vescovo si
è comportato da prete ed il suo “scherzetto” indica che il tempo dell’èra
Paci ha i giorni contati.
Nonostante
questa poco edificante vicenda, un senso di ottimismo ci assale e ci confortano
i primi passi di Papa Francesco. Non sembri irriverente l’accostamento che
vuole essere solo di auspicio verso nuovi modi e nuovi meccanismi per vivere la
realtà quotidiana in un mondo impazzito ed egoista dove il successo mondano e
la voluttà del potere, specialmente con i soldi altrui, ha fatto sino ad oggi
da padrone.
Ci
sentiamo piuttosto grati agli “otto coraggiosi” che hanno apertamente espresso
il loro dissenso. Qualcuno potrà dirci che fra questi si nasconde anche
colui/colei che ambisce a prendere il posto del Chiar.mo Prof.
Papa/Papà/Io/Noi/Lui/Ivano I.
Ma
speriamo che, come nel Conclave, anche nella Fondazione aleggi, all’atto della intronazione,
lo Spirito Santo. Del Vangelo, non solo dei quattrini.
Speriamolo.
Tanto,
sperare non costa nulla e non c’è rischio di fresh.
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[Venerdì
22 marzo 2013 | 17:04 - © Quarrata/news]
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