di LUIGI SCARDIGLI
Il musicista si è strepitosamente
esibito in leggerezza, eleganza, virtuosismo
QUARRATA. Quando si è completamente padroni di qualcosa, si perde
ansia e si acquista leggerezza, eleganza, virtuosismo. Danilo Rea è piano solo, ma anche solopiano, se vi fa più piacere e oggi
pomeriggio, alla Villa La Magia, di Quarrata, ne ha data un’altra semplicemente
mostruosa prova, chiudendo così – meglio ce ne sarebbe voluto – la stagione
della dependance, nobile, del Comune di
Quarrata.
Prima che deliziasse una sala gremita
oltre ogni ragionevole posto a sedere – molti infatti sono rimasti in piedi –
sono andato, per gentil concessione di Claudia Cappellini, a salutarlo nel
camerino, dove l’ho pizzicato a degustare the e sgranare i cioccolatini
prodotti dall’incontro dei limoni della villa con un pasticcere della zona:
risultato, emozionante.
«Ho dovuto iniziare a pensarmi da solo con il piano per un
incidente artistico – mi ha confidato Danilo Rea –.
Ero in tournée con i Doctor 3 e a
causa di un’improvvisa défaillance degli altri due, dovetti proseguire
da solo. Girai l’Europa in lungo e in largo e feci, di quella necessità – che
allora mi dette non pochi pensieri – virtù, tanto che da allora, e son passati
più di dieci anni, preferisco e prediligo esibirmi con il mio piano, al quale
chiedo e do tutto».
Non pensate che Danilo Rea, romano ad
origine controllata, insieme ad altri strumentisti non si esibisca. Da qualche
tempo infatti gira con un altro trio di spessore, visto che oltre al suo piano
ci sono Ares Tavolazzi e Ellade Bandini, due musicisti che non hanno certo
bisogno di aggettivi per certificarne il controllo delle origini.
«Due persone meravigliose, duttili, ma soprattutto umili: è
quello che manca nella musica di oggi, anche se con questa affermazione mi
pioveranno addosso un’altra valanga di critiche con le quali mi etichettano
come un vecchio scorbutico. Ma è anche e soprattutto colpa della
strumentazione, delle amplificazioni, di strumenti sempre più sofisticati, con
i quali si possono sollevare decibel e oscurare gli altri in formazione. Una
gara di potenza, che finisce con lo svilire il gusto, primordiale, del suono e
le ricerche attorno a questo».
Di quello che ci siamo detti anche e
dopo, non credo vi interessi. Mi preme invece provare a trasportare su questa
pagina telematica le emozioni ricevute dal suo concerto, un mix, riveduto,
corretto e stravolto, di una serie di motivi apparentemente estranei alla
tradizione dell’erudizione del jazz, ma duttili, proprio come l’animo del
musicista, da lasciarsi forgiare e diventare, perfettamente, altro.
Allora via, in rassegna, Fiorella
Mannoia, la Bohème, Fabrizio De André, Jobim, Elton John, i Beatles, punti di
partenza e d’arrivo, distici ed epiloghi attorno ai quali, dentro e nei loro
paraggi, architettare una costruzione musicale personalissima, ma fedele e
tassonomica, di quello che alcuni suoi colleghi, inconsapevolmente, gli hanno
suggerito di poter riadattare.
Viaggi incredibili, fatti di notte,
possibilmente, ad occhi chiusi, con un pilota degno delle nostre migliori
tentazioni e distrazioni, che guida con sicurezza e ponderatezza e che ci
lascia sognare, liberi di sentirci dove si voglia e che ci scuote solo in
prossimità dei cartelli che ci dicono che stiamo lasciando una regione e
entriamo in quella attigua, come avviene sull’autostrada, con paesaggi che
sembrano somigliarsi per continuità, ma che in realtà, oltre a semantiche e
slang diversi, nascondo anche per cultura differenti. Subito dopo, si può
reclinare ancora il capo sul poggiatesta, cercare, inutilmente, di contare le
gocce di pioggia che scorrono sul finestrino e chiudere di nuovo gli occhi.
Per immaginare di essere chissà dove,
nonostante si sia a due passi da casa. Per questo, Danilo Rea, scorti i due
marmocchi in collo alla madre in fondo alla sala che non riuscivano a
sintonizzarsi, preferendo alla sua musica, rispettivamente, un grande uovo di
plastica e un gingillo sulla sedia, prima di salutare tutti, è tornato al piano
intonando, come Rea crede più opportuno, Supercalifragilistichespiralidoso:
una magìa.
Da Màgia.
Cliccare sull’immagine per ingrandirla.
Foto di Luigi Scardigli.
[Domenica 24 marzo 2013 | 20:01 - © Quarrata/news]
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