domenica 24 marzo 2013

DANILO REA. UNA MAGÌA, DA MÀGIA


di LUIGI SCARDIGLI

Il musicista si è strepitosamente esibito in leggerezza, eleganza, virtuosismo

QUARRATA. Quando si è completamente padroni di qualcosa, si perde ansia e si acquista leggerezza, eleganza, virtuosismo. Danilo Rea è piano solo, ma anche solopiano, se vi fa più piacere e oggi pomeriggio, alla Villa La Magia, di Quarrata, ne ha data un’altra semplicemente mostruosa prova, chiudendo così – meglio ce ne sarebbe voluto – la stagione della dependance, nobile, del Comune di Quarrata.
Prima che deliziasse una sala gremita oltre ogni ragionevole posto a sedere – molti infatti sono rimasti in piedi – sono andato, per gentil concessione di Claudia Cappellini, a salutarlo nel camerino, dove l’ho pizzicato a degustare the e sgranare i cioccolatini prodotti dall’incontro dei limoni della villa con un pasticcere della zona: risultato, emozionante.

«Ho dovuto iniziare a pensarmi da solo con il piano per un incidente artistico – mi ha confidato Danilo Rea –. Ero in tournée con i Doctor 3 e a causa di un’improvvisa défaillance degli altri due, dovetti proseguire da solo. Girai l’Europa in lungo e in largo e feci, di quella necessità – che allora mi dette non pochi pensieri – virtù, tanto che da allora, e son passati più di dieci anni, preferisco e prediligo esibirmi con il mio piano, al quale chiedo e do tutto».
Non pensate che Danilo Rea, romano ad origine controllata, insieme ad altri strumentisti non si esibisca. Da qualche tempo infatti gira con un altro trio di spessore, visto che oltre al suo piano ci sono Ares Tavolazzi e Ellade Bandini, due musicisti che non hanno certo bisogno di aggettivi per certificarne il controllo delle origini.
«Due persone meravigliose, duttili, ma soprattutto umili: è quello che manca nella musica di oggi, anche se con questa affermazione mi pioveranno addosso un’altra valanga di critiche con le quali mi etichettano come un vecchio scorbutico. Ma è anche e soprattutto colpa della strumentazione, delle amplificazioni, di strumenti sempre più sofisticati, con i quali si possono sollevare decibel e oscurare gli altri in formazione. Una gara di potenza, che finisce con lo svilire il gusto, primordiale, del suono e le ricerche attorno a questo».
Di quello che ci siamo detti anche e dopo, non credo vi interessi. Mi preme invece provare a trasportare su questa pagina telematica le emozioni ricevute dal suo concerto, un mix, riveduto, corretto e stravolto, di una serie di motivi apparentemente estranei alla tradizione dell’erudizione del jazz, ma duttili, proprio come l’animo del musicista, da lasciarsi forgiare e diventare, perfettamente, altro.
Allora via, in rassegna, Fiorella Mannoia, la Bohème, Fabrizio De André, Jobim, Elton John, i Beatles, punti di partenza e d’arrivo, distici ed epiloghi attorno ai quali, dentro e nei loro paraggi, architettare una costruzione musicale personalissima, ma fedele e tassonomica, di quello che alcuni suoi colleghi, inconsapevolmente, gli hanno suggerito di poter riadattare.
Viaggi incredibili, fatti di notte, possibilmente, ad occhi chiusi, con un pilota degno delle nostre migliori tentazioni e distrazioni, che guida con sicurezza e ponderatezza e che ci lascia sognare, liberi di sentirci dove si voglia e che ci scuote solo in prossimità dei cartelli che ci dicono che stiamo lasciando una regione e entriamo in quella attigua, come avviene sull’autostrada, con paesaggi che sembrano somigliarsi per continuità, ma che in realtà, oltre a semantiche e slang diversi, nascondo anche per cultura differenti. Subito dopo, si può reclinare ancora il capo sul poggiatesta, cercare, inutilmente, di contare le gocce di pioggia che scorrono sul finestrino e chiudere di nuovo gli occhi.
Per immaginare di essere chissà dove, nonostante si sia a due passi da casa. Per questo, Danilo Rea, scorti i due marmocchi in collo alla madre in fondo alla sala che non riuscivano a sintonizzarsi, preferendo alla sua musica, rispettivamente, un grande uovo di plastica e un gingillo sulla sedia, prima di salutare tutti, è tornato al piano intonando, come Rea crede più opportuno, Supercalifragilistichespiralidoso: una magìa.
Da Màgia.

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Foto di Luigi Scardigli.
[Domenica 24 marzo 2013 | 20:01 - © Quarrata/news]

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