di FELICE DE MATTEIS
Suggeriti da ‘Prometeia’, furono
acquistati mentre il figlio del Professore era membro della Deputazione
Generale della Fondazione MPS – Alcune considerazioni sulla frattura all’interno
del ‘conclave’
PISTOIA. Conflitto di interessi
è il mantra dato in pasto al popolo niente affatto sovrano e conflitto
di interessi, oggi come oggi, significa Slivio Berlusconi.
Addirittura,
visto che questa povera provincia chiamata Italia ha tempo da perdere, il
candidato Presidente del Consiglio, Bersani, dichiara ufficialmente che fra i
primi atti del suo costituendo ‘onirico’ governo, proporrà l’ineleggibilità per
il Berlusca e – aggiungiamo noi – per tutti coloro che possono essere in
conflitto di interessi fra i loro (interessi) e la gestione della cosa
pubblica.
Noi
abitiamo l’Etruria che qualche buontempone chiama Toscana e ci dobbiamo accontentare,
provincialmente, di persone minori ma ugualmente potenziali vittime di questa tagliola.
Ci
vengono in mente la Fondazione Caripit – da un ventennio benevolmente e
provvidenzialmente guidata dal Chiar.mo Prof. Ivano Paci, che acquista dieci
milioni di euro di titoli-bidone Fresh dal Monte dei Paschi di Siena – e la Fondazione del Monte
dei Paschi stesso, che questo bidone ha rifilato a Paci nel 2008, allorché
era membro della Deputazione Generale – e lo è stato fino al 2009 – il Chiar.mo
Prof. Andrea Eugenio Settimo (non in numeri romani) Paci (vedi).
Non
è omonimia: sono padre, il primo, Ivano; e figlio, il secondo, Eugenio Settimo
(Settimo per esteso).
Nesso
di pura casualità il bidone dato da Siena ed il bidone preso a
Pistoia?
Propenderemmo
per il sì, certamente: ma resta il fatto che questo intreccio di potere
mercantile e spregiudicato (il 28% di rendita-fresh sarebbe, secondo
Paci-Padre, ai giorni d’oggi, un tasso ‘evangelico’ e casto?), con l’avallo di Prometeia,
esiste eccome. E se esiste questo intreccio, esiste anche il conflitto di
interessi. E, scusate, Prometeia quanto avrebbe preso per questa
illuminata e provvida consulenza?
Così
comprendiamo anche perché il Consiglio Generale, riunitosi il 21 marzo nella catapecchia
di via De’ Rossi in attesa del ‘bilocale’ di Palazzo Sozzifanti, si sia spaccato
in due tronconi, seppur apparentemente uniti, nel richiedere lumi a Prometeia,
Società di consulenza finanziaria, che avrebbe indicato e favorito l’acquisto
dei titoli-bidone.
Gli
otto contrari – ai quali debbono essere
aggiunti d’ufficio (e li aggiungiamo noi) i
due (?) assenti e il sacerdote rappresentante della Curia, che si è allontanato
al momento della votazione o un po’ prima –, in base alla regola del chi tace acconsente,
li poniamo assieme agli altri otto, così da raggiungere il numero di undici
contro il Presidente della Fondazione e i suoi tredici indefettibili favorevoli.
Siamo quasi, dunque, a una fronda del 50% per Ivano.
Abbiamo
detto che, in fondo, tutti quanti i membri del Consiglio Generale hanno
richiesto spiegazioni da Prometeia, ma i contrari hanno chiesto, in più,
di considerare l’ipotesi di potersi costituire in giudizio, ove fossero
accertate e perseguibili singole responsabilità.
Speriamo
che sia sufficientemente chiaro a chi legge che la posizione del Chiar.mo Prof.
Ivano Paci, all’interno del conclave, è più che mai in bilico, nonostante che intorno
a lui si stia creando – come del resto sempre, nel corso della storia, negli
ultimi momenti di un impero che si sfarina – un nuovo muro di Berlino, una
nuova cortina di ferro, una nuova muraglia cinese.
E
questa fragilità di posizione ivaniana lo è, in bilico, “a prescindere”: perché
nel 2008 il Padre (Lui) era Presidente della Fondazione Caripit; il Figlio (Eugenio)
era al Monte dei Paschi in Deputazione – e lo Spirito Santo aveva cose più serie da
prevedere nel proprio futuro… Altri piani che, per lo più, chissà perché, sfuggono
alla stampa strutturata.
Vi
dispiace se ne riparliamo noi che siamo un po’ così, fuori delle righe?
Cliccare sull’immagine per ingrandirla.
[Martedì 26 marzo 2013 | 09:30 - © Quarrata/news]
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