di LORENZO CRISTOFANI
PISTOIA. È ancora una volta da una tavola del maestro Ireneo Biagini
che si materializzano lontani e vigorosi ricordi della Pistoja com’era. Un susseguirsi di immagini vive, aneddoti,
abitudini e relazioni che qui, dove la Brana
e il Rio Diecine celebrano il loro matrimonio
fluviale, si ampliano a dismisura. Oltre il ponticello di legno, sostituito
oggi dalla grande costruzione in cemento armato che unisce il viale Arcadia con
la zona industriale, sorgeva, da fine Ottocento, la fabbrica di concimi chimici
Lazzeroni e Bonelli.
Erano, quelli al di là della Brana,
luoghi destinati al deposito dei resti della macellazione animale, dal recupero
dei quali era stato possibile alimentare, in parte, la produzione di perfosfati
e fertilizzanti. Denominati da tempo immemore “ La Sardigna”, proprio lì,
addirittura dal periodo mediceo, erano state trasferite le concerie anticamente
ubicate nel quartiere acquitrinoso di San Bartolomeo.
Fino ad una quarantina circa di anni
fa i pistoiesi potevano permettersi il lusso di fare il bagno nelle limpide
acque del torrente. Per questo c’erano dei “bozzi” creati con delle opportune “chiuse”:
alcuni avevano un nome, come ad esempio il “bozzo altura”, il “bozzo alla
filanda”, il “bozzo alle donne”.
Nel dipinto, precluso ad una
autentica e dinamica fruizione in quanto prigioniero, assieme agli altri della
collezione donata al Comune dalla famiglia del pittore, nell’ufficio tecnico di
via dei Macelli, si assiste all’incontro
di una coppia di innamorati che si è data appuntamento su quel ponticello
fatiscente ma tanto ricco di poesia e… del gracidare delle rane.
Non si nota invece la torretta del Bastione Lavarini, il piccolo bastione
restaurato in stile eclettico-storicistico a inizio Novecento dalla ricca
famiglia proprietaria del più assortito e grande emporio cittadino.
Ma riflessioni e sentimenti,
abbassando lo sguardo nel punto in cui il Diecine getta le sue acque –la fogna,
di fatto, delle Fornaci – nella
Brana e uniti ormai indissolubilmente corrono via, potrebbero davvero non
finire…
La foto della fabbrica di concimi
appartiene alla collezione di Giovanni Innocenti. Quella del bastione Lavarini
è di Luigi Pulcini.
Cliccare sull’immagine per ingrandirla.
[Mercoledì 20 marzo 2013 | 15:58 - © Quarrata/news]
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