di LORENZO CRISTOFANI
Un partito che parla di confronto,
ma taglia ogni intervento non allineato – Le posizioni di Sandro Gozi e di Stefano Fassina – E
intanto dinanzi alle delocalizzazioni selvagge la sinistra non ha mosso un dito
PISTOIA. Ci sarebbe in realtà da riflettere seriamente sui problemi
strutturali relativi ad una serie di temi recentemente affrontati e trattati, come
alla sagra degli slogan, dal Pd Centro Storico. Pd Centro Storico, non
dimentichiamolo, che ha bloccato il sottoscritto sul proprio profilo facebook –
quando si dice apertura e pluralismo … eh? – senza
che ci fossero state scritte razziste o ingiuriose.
Questo circolo del Pd è insomma
bravo a parlare di opinioni diverse come normale esercizio di democrazia, ma
poi, di fronte a critiche e voci disallineate, si mette a censurare e a battere
i piedi fino bloccare gli interlocutori del dibattito democratico.
CARNEADE & DON ABBONDIO
Non
ho mai incontrato l’Onorevole Gozi e non me ne dispiace punto, anche se piace
tanto a una persona a cui io ho sempre voluto e voglio bene, la mia allieva
Lisa Frasca.
Lui
invece (rileggete
questo post) da perfetto “passerottino di nido”, di quelli con il
becco ancora giallo e tenero sui lati (del resto fra i Pd ce ne sono tanti
fatti così: specie se sono ‘sistemati’ d’oro e cooptati nelle redditizie
cattedre universitarie del 90% degli Atenei), di quelli che quando arriva ‘mamma
passera’ aprono una bocca spaventosa con cui ingollerebbero Camera, Senato e
Colle in un colpo solo, per fare il bravo se ne uscì – ricorderete – con la
famosa battuta manzoniana su Carneade e chi fosse costui: tanto per
affibbiarmi, canzonatoriamente, l’appellativo di ‘illustre sconosciuto’.
Non
mi dolgo di essere un illustre sconosciuto: affatto. Sono gli arrivisti che
se ne dolgono: se avessi voluto fare carriera, sarebbe bastato che leccassi,
ma non era la mia massima aspirazione.
Torno
su Gozi, oggi, per puntualizzare una cosa che, allora, non chiarii.
Da
uomo di mondo che ha fatto il militare a Cuneo, pur senza conoscermi e pur
senza che io fossi sceso in campo nei suoi confronti (ma forse istigato da
qualche emerito compagnuccio del Pd di Pistoia Centro) mi affibbiò quel
Carneade per darmi dell’ignoto: senza però rendersi conto che quel
nome di filosofo famoso era ignoto a don Abbondio in quanto emerito parroco
ignorante.
Ora
fate la dovuta e logica proporzione:
Carneade
filosofo : a me = don Abbondio ignorante : a...?
Essalutamassòrata!
e.b.
blogger/carneade
|
Quella sera, in cui trai relatori c’era
l’onorevole e parà cesenate Sandro Gozi [*], altro homo ridens, si voleva parlare di diritti e lavoro nella
prospettiva degli Stati Uniti d’Europa.
Premesso che se si sbaglia l’analisi
si sbaglia tutto, sarebbe utile, per avviare un corretto ragionamento, partire
da alcuni peccati originali che, se non ponderati, rischiano di far saltare l’euro
prima ancora come metodo di governo che come sistema monetario (vedere
assolutamente qui). Per molti l’euro, come moneta unica e
politica economica, ha significato, di fatto, la possibilità, per la Germania,
di esportare migliaia di tonnellate di prodotti tecnologici di consumo nei
paesi poveri dell’ex Unione Sovietica; paesi in cui il progresso è stato
relativo, a vedere le migliaia di donne dell’est in minigonna sui marciapiedi
delle nostre città.
Ma, aldilà delle premesse, il danno
più evidente di questo meccanismo, ribadito anche da Stefano Fassina, del Pd, ad
un convegno dell’Istituto Bruno Leoni (ascoltare attentamente qui – si
dice anche che non servono serate autoreferenziali sull’Europa per risolvere i
problemi! ), rimane la svalutazione del lavoro, che determina poi la spirale
recessiva, come spinta per recuperare la competitività.
La delocalizzazione di molte aziende
in paesi dove il reddito dei lavoratori arriva ad un quinto di quello che si
avrebbe in Italia, come Fiat, se da un lato ha permesso maggiori
guadagni alle imprese, dall’altro ha tradito le promesse di benessere e
sviluppo per il nostro Paese: con i guadagni, infatti, si trasferiscono altrove
anche i redditi e i consumi.
Volendo perciò parlare di lavoro
come priorità e diritto, non ha senso ignorare l’unica strategia per
contrastare l’insostenibilità sociale della svalutazione del lavoro – e il rischio dei prelievi forzosi che si avvicinano – cioè la definizione chiara di una politica industriale e
delle priorità nella destinazione delle risorse pubbliche.
Se ce la fa, l’on. Gozi, potrebbe
andare ad Arese, dove in pochi anni c’è stato il trapasso di un sistema
industriale (quello metalmeccanico, con tanto di ventimila occupati perduti), senza
che i politici abbiano cercato di favorire una politica industriale e del
lavoro alternativa e di lungo periodo. Oppure, sempre parlando di lavoro, non
sarebbe male se si tentasse di spiegare la cannibalizzazione che ha subito il
settore della ristorazione in una città come Roma – specifico che non ho
pregiudizi per gli stranieri – dove praticamente tutti i
ristoranti e bar sono gestiti da pachistani e indiani con orario lavorativo
allucinante e stipendio ancora peggiore.
Si deve avere il coraggio di
analizzare questi fenomeni e spiegare perché tanti giovani, che magari
ambirebbero ad entrare nel settore ma non accettano stipendi da miseria, sono
costretti ad adeguarsi, al ribasso, alle spietate leggi del mercato
incontrollato. Inoltre, fintantoché si continuerà ad assistere, nel nostro belpaese da cinepanettone, a stipendi e
pensioni d’oro, senza che si approvi da domani una legge che mette un limite di
4mila euro alle pensioni, è difficile parlare di diritti ed essere credibili.
Infine sarebbe davvero il caso che
le prossime iniziative del Pd, o di chiunque altro, intendessero davvero
argomentare approfonditamente – come giustamente suggerisce qui
ancora Fassina, merita davvero – le possibili risposte alle domande
reali delle persone e alle esigenze sociali fondamentali, in termini sì
europeisti, ma prima ancora di cambiamento culturale.
[*] – L’onorevole
Gozi è un paracadutato in un seggio blindato in Lombardia, senza aver
fatto le primarie/parlamentarie del Pd. È inoltre spesso presente a Pistoia ad
iniziative “democratiche” e ha anche –lo ha scritto lui sul profilo personale
di facebook – richiesto, scherzosamente, la tessera onoraria del Pd pistoiese.
Cliccare sull’immagine per ingrandirla.
[Lunedì 25 marzo 2013 | 09:11 - © Quarrata/news]
Grazie Prof.Conservi da quel tempo e nel tempo tutta la mia stima e il mio affetto.Il dissenso arricchisce la Democrazia.Instilla il germe del dubbio, la necessità di capire, di conoscere, di approfondire.Come il tuo.Una Luce in quel grigiore liceale.
RispondiElimina