lunedì 25 marzo 2013

ANCORA SUL LAVORO, SULL’EUROPA, SUL PD DEL CENTRO STORICO E SULLA SUA DEMOCRATICA CENSURA


di LORENZO CRISTOFANI

Un partito che parla di confronto, ma taglia ogni intervento non allineato Le posizioni di Sandro Gozi e di Stefano Fassina – E intanto dinanzi alle delocalizzazioni selvagge la sinistra non ha mosso un dito

PISTOIA. Ci sarebbe in realtà da riflettere seriamente sui problemi strutturali relativi ad una serie di temi recentemente affrontati e trattati, come alla sagra degli slogan, dal Pd Centro Storico. Pd Centro Storico, non dimentichiamolo, che ha bloccato il sottoscritto sul proprio profilo facebook – quando si dice apertura e pluralismo … eh? – senza che ci fossero state scritte razziste o ingiuriose.
Questo circolo del Pd è insomma bravo a parlare di opinioni diverse come normale esercizio di democrazia, ma poi, di fronte a critiche e voci disallineate, si mette a censurare e a battere i piedi fino bloccare gli interlocutori del dibattito democratico.

CARNEADE & DON ABBONDIO

Non ho mai incontrato l’Onorevole Gozi e non me ne dispiace punto, anche se piace tanto a una persona a cui io ho sempre voluto e voglio bene, la mia allieva Lisa Frasca.
Lui invece (rileggete questo post) da perfetto “passerottino di nido”, di quelli con il becco ancora giallo e tenero sui lati (del resto fra i Pd ce ne sono tanti fatti così: specie se sono ‘sistemati’ d’oro e cooptati nelle redditizie cattedre universitarie del 90% degli Atenei), di quelli che quando arriva ‘mamma passera’ aprono una bocca spaventosa con cui ingollerebbero Camera, Senato e Colle in un colpo solo, per fare il bravo se ne uscì – ricorderete – con la famosa battuta manzoniana su Carneade e chi fosse costui: tanto per affibbiarmi, canzonatoriamente, l’appellativo di ‘illustre sconosciuto’.
Non mi dolgo di essere un illustre sconosciuto: affatto. Sono gli arrivisti che se ne dolgono: se avessi voluto fare carriera, sarebbe bastato che leccassi, ma non era la mia massima aspirazione.
Torno su Gozi, oggi, per puntualizzare una cosa che, allora, non chiarii.
Da uomo di mondo che ha fatto il militare a Cuneo, pur senza conoscermi e pur senza che io fossi sceso in campo nei suoi confronti (ma forse istigato da qualche emerito compagnuccio del Pd di Pistoia Centro) mi affibbiò quel Carneade per darmi dell’ignoto: senza però rendersi conto che quel nome di filosofo famoso era ignoto a don Abbondio in quanto emerito parroco ignorante.
Ora fate la dovuta e logica proporzione:
Carneade filosofo : a me = don Abbondio ignorante : a...?
Essalutamassòrata!
e.b. blogger/carneade
Quella sera, in cui trai relatori c’era l’onorevole e parà cesenate Sandro Gozi [*], altro homo ridens, si voleva parlare di diritti e lavoro nella prospettiva degli Stati Uniti d’Europa.
Premesso che se si sbaglia l’analisi si sbaglia tutto, sarebbe utile, per avviare un corretto ragionamento, partire da alcuni peccati originali che, se non ponderati, rischiano di far saltare l’euro prima ancora come metodo di governo che come sistema monetario (vedere assolutamente qui). Per molti l’euro, come moneta unica e politica economica, ha significato, di fatto, la possibilità, per la Germania, di esportare migliaia di tonnellate di prodotti tecnologici di consumo nei paesi poveri dell’ex Unione Sovietica; paesi in cui il progresso è stato relativo, a vedere le migliaia di donne dell’est in minigonna sui marciapiedi delle nostre città.
Ma, aldilà delle premesse, il danno più evidente di questo meccanismo, ribadito anche da Stefano Fassina, del Pd, ad un convegno dell’Istituto Bruno Leoni (ascoltare attentamente qui – si dice anche che non servono serate autoreferenziali sull’Europa per risolvere i problemi! ), rimane la svalutazione del lavoro, che determina poi la spirale recessiva, come spinta per recuperare la competitività.
La delocalizzazione di molte aziende in paesi dove il reddito dei lavoratori arriva ad un quinto di quello che si avrebbe in Italia, come Fiat, se da un lato ha permesso maggiori guadagni alle imprese, dall’altro ha tradito le promesse di benessere e sviluppo per il nostro Paese: con i guadagni, infatti, si trasferiscono altrove anche i redditi e i consumi.
Volendo perciò parlare di lavoro come priorità e diritto, non ha senso ignorare l’unica strategia per contrastare l’insostenibilità sociale della svalutazione del lavoro – e il rischio dei prelievi forzosi che si avvicinano – cioè la definizione chiara di una politica industriale e delle priorità nella destinazione delle risorse pubbliche.
Se ce la fa, l’on. Gozi, potrebbe andare ad Arese, dove in pochi anni c’è stato il trapasso di un sistema industriale (quello metalmeccanico, con tanto di ventimila occupati perduti), senza che i politici abbiano cercato di favorire una politica industriale e del lavoro alternativa e di lungo periodo. Oppure, sempre parlando di lavoro, non sarebbe male se si tentasse di spiegare la cannibalizzazione che ha subito il settore della ristorazione in una città come Roma – specifico che non ho pregiudizi per gli stranieri – dove praticamente tutti i ristoranti e bar sono gestiti da pachistani e indiani con orario lavorativo allucinante e stipendio ancora peggiore.
Si deve avere il coraggio di analizzare questi fenomeni e spiegare perché tanti giovani, che magari ambirebbero ad entrare nel settore ma non accettano stipendi da miseria, sono costretti ad adeguarsi, al ribasso, alle spietate leggi del mercato incontrollato. Inoltre, fintantoché si continuerà ad assistere, nel nostro belpaese da cinepanettone, a stipendi e pensioni d’oro, senza che si approvi da domani una legge che mette un limite di 4mila euro alle pensioni, è difficile parlare di diritti ed essere credibili.
Infine sarebbe davvero il caso che le prossime iniziative del Pd, o di chiunque altro, intendessero davvero argomentare approfonditamente – come giustamente suggerisce qui ancora Fassina, merita davvero – le possibili risposte alle domande reali delle persone e alle esigenze sociali fondamentali, in termini sì europeisti, ma prima ancora di cambiamento culturale.

[*] – L’onorevole Gozi è un paracadutato in un seggio blindato in Lombardia, senza aver fatto le primarie/parlamentarie del Pd. È inoltre spesso presente a Pistoia ad iniziative “democratiche” e ha anche –lo ha scritto lui sul profilo personale di facebook – richiesto, scherzosamente, la tessera onoraria del Pd pistoiese.

Cliccare sull’immagine per ingrandirla.
[Lunedì 25 marzo 2013 | 09:11 - © Quarrata/news]

1 commento:

  1. Grazie Prof.Conservi da quel tempo e nel tempo tutta la mia stima e il mio affetto.Il dissenso arricchisce la Democrazia.Instilla il germe del dubbio, la necessità di capire, di conoscere, di approfondire.Come il tuo.Una Luce in quel grigiore liceale.

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