di Paolo Caselli [*]
Anche a Pistoia una
processione di ‘omuncoli’ della politica dello spreco e del clientelismo che
fino ad oggi hanno privilegiato solo i loro interessi personali
C’era una grossa e
massiccia sbarra d’acciaio, di purissima lega iniziale. Fu, un tempo, la chiesa
cristiana. Sostenne, da sola, tutta l’ossatura di una unitaria dimora umana.
Poi, la pingue e pesante umidiccia atmosfera del benessere e della potenza,
provocò una coltura di miriadi di microrganismi parassitari, che ne intaccarono
la adamantina levigatura e ne corrosero lentamente il midollo. Incapace di
difendersi e di recuperare la sua saldezza originaria, si spezzò clamorosamente
in molteplici frammenti. Ora sono in molti a tentarne la ricostruzione
originaria. Ma il metallo non si rifonde se non si fonde.
Giustapposizione
orizzontale di piastre e di foglie, non è rifusione. E la ricostruzione
unitaria dell’organismo ecclesiastico non ha nulla di comune con una apertura
di porte in un cadente edificio, in cui gli uomini non han più vaghezza di
trovare ricovero. Occorre la fiamma ossidrica che liquefaccia il materiale
della vecchia sbarra fatta a pezzi e la ricostituisca leva formidabile della
afflosciata ed esanime spiritualità collettiva. E la fiamma ossidrica, nella
fattispecie, è la santità. Non la santità bigotta e bacchettona delle
canonizzazioni ufficiali. Ma la Santità austera e audace, di cui il Vangelo
dice che è la giustizia superiore a quella di tutti i fariseismi. Occorre
accendere il fuoco divorante dei grandi ideali di Dio e della solenne visione
del Regno Suo. Tutto il resto verrà da sé. Parola evangelica.
Don Ernesto Buonaiuti (1938)
Mai come in questo
periodo torna attuale il profetico pensiero di don Ernesto Buonaiuti, evocato,
pensate, nel 1938.
E, se è vero che la
Chiesa sta cercando, pur fra mille difficoltà, di recuperare questi
meravigliosi valori, mi sembra che la società e soprattutto chi la dovrebbe
guidare, dando in primis un esempio personale, ne sia ben distante. Questa
esemplare riflessione del Buonaiuti è facilmente trasferibile alla nostra
classe politica.
Un tempo,
specificamente nell’immediato dopoguerra, una comunità di uomini saggi, onesti,
disinteressati (De Gasperi, La Malfa, Parri, Amendola, Vanoni, tanto per
citarne alcuni) ricostruirono il nostro paese dalle macerie della guerra. Poi, “la
pingue e pesante umidiccia atmosfera del benessere e della potenza provocò una
coltura di miriadi di microrganismi parassitari, che ne intaccarono la
adamantina levigatura e ne corrosero lentamente il midollo.” Ecco infatti
comparire i vari corifei dello spreco e del clientelismo, in tutti i partiti,
che sempre in maggior misura, fino ad oggi, hanno privilegiato i loro interessi
personali.
Com’è possibile che
ovunque ed in larga misura anche nella nostra piccola ma pregevole città,
assumano da anni la responsabilità del bene pubblico e della rappresentanza
politica, piccoli uomini, privi di cultura elementare, pronti a ripetere a
memoria frasi fatte senza contenuto, incapaci di progettare un futuro credibile
ed attuabile, che non hanno mai dimostrato quello che dovrebbe essere l’elemento
discriminante per ogni ruolo di rilievo nella società civile, cioè il merito?
Siamo ormai inquilini
di un “cadente edificio”, che non si può ricostruire se non con nuovi
costruttori e nuovi materiali. Ed anche in questo caso occorre la “fiamma
ossidrica” che liquefaccia la disonestà, la superficialità, l’immoralità, l’egoismo,
la prepotenza, i fariseismi imperanti, e faccia riemergere il buon governo, la
credibilità, l’ottimismo, l’autocritica, la grande Speranza per il futuro. E
tutto questo può essere realizzato solo da Spiriti rinnovati, che possano
credere fermamente in una resurrezione laica. Ma poiché domani è la Santa
Pasqua di Resurrezione, fulcro assoluto per i Cristiani di ogni confessione,
desidero concludere con un Pensiero di Padre Giovanni Vannucci: “Vivere la
Resurrezione! Ma la Resurrezione non si vive riflettendo per pochi istanti, per
ritornare subito dopo alle vecchie cose. Non si vive la Resurrezione
ricordandoci ciò che fummo e turbandoci di ciò che saremo domani. Essa annulla
l’ieri e ignora il domani. La Resurrezione è l’oggi perenne, continuo,
costante; in essa tutto è bruciato, ciò che rimane brucia della propria natura.
Allora cerchiamo di fare nostra questa realtà, ci è necessario credere alla
Resurrezione partecipandovi”.
[*] - Ex allievo
del Liceo Classico Forteguerri e medico ospedaliero
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[Sabato 30 marzo 2013 | 12:17 - © Quarrata/news]
grazie della bella e profonda riflessione che faccio subito mia e propongo all'attenzione degli amici più cari.
RispondiEliminaMDB