domenica 24 marzo 2013

LA MISERICORDIA DI AGLIANA VERSO LE GRANDI MANOVRE


di EDOARDO BIANCHINI

La riapertura del tesseramento e l’assemblea per “ratificare” preventivamente la lista dei candidati all’elezione del Consiglio Direttivo – Buste delle offerte? No: d’ora in poi bollettini postali, bonifici e versamenti diretti ‘a viso scoperto’ – Raccomandate e una domanda ‘ignorante’ sui Fresh-Mps

AGLIANA. Come dicevo qualche giorno fa (vedi), probabilmente turbando i sonni dei fedelissimi di Artioli, domani pomeriggio l’Ordine dei Giornalisti della Toscana mi darà la medaglia d’argento dei… miei primi quarant’anni di attività professionale. Era il 4 dicembre 1972, quando l’allora Presidente dell’Ordine, il dottor Gastone De Anna, capocronista della Nazione, mi comunicò che ero stato iscritto. E la sede dell’Ordine era a Palazzo Strozzi.
Da allora credevo di aver visto di tutto di più, ma evidentemente mi sbagliavo: perché una storia come quella della Misericordia di Agliana non mi è mai capitata – e nemmeno una simile, ma di tono inferiore.

Del resto, ci sono tre situazioni che si riconcorrono, su Pistoia e provincia, e che non hanno – come si direbbe – pari nella storia del mondo, almeno di quello dell’Italia Repubblicana nata dalla ceneri del ventennio; tre inamovibilità: dal seggio dell’Apr/ex-Aias per Luigi Egidio Bardelli; da quello della Fondazione Caripit per il Chiar.mo Prof. Ivano Paci; da quello della Misericordia di Agliana per il Geom. Corrado Artioli. Tutti uomini legati – va sùbito detto – da un medesimo omogeneo filo conduttore: quello di una politica che li ha visti tutti nati e sbocciati in bianco fiore e poi transitati, tra corolline di margherite, nel più poderoso quanto inefficiente Pd, almeno stando alla batosta che l’ha invischiato in una sonora bocciatura elettorale, auspice Bersani.
Ciò premesso, proviamo ad analizzare alcune delle mosse strategiche del Presidentissimo, utilizzando gli alti editti emanati dal suo intangibile Trono del Pavone.

QUANTO COSTA LA DEMOCRAZIA

Per capire quanto costa la democrazia di Artioli & C., basta che ci leggiamo l’editto n. 1 promulgato il 31 gennaio scorso e inserito nella Gazzetta Ufficiale della Repubblica della Misericordia di Agliana al n. 16/U/2013/CA/sm.
Per chi avesse bisogno di una piccola esegesi, la parte che segue l’anno (cioè CA/sm) è il cosiddetto “sigillo papale”: CA sta per Corrado Artioli (il dictator, colui che “detta le leggi”) e la minuscola sm starebbe per Simonetta Morosi: ma qui quello che conta non è tanto il nome, quanto la sigla in minuscola, che scandisce ‘fraternamente’ – come del resto si addice a una Confraternita caritatevole – la consolidata gerarchia di comando.
In altri termini, il solerte ex-direttore di CariPrato, pensionato ma ancora preformattato dall’ideologia del comando, ha ricreato, all’interno della Mise, la piramidale struttura che vede, all’apice, un faraone che guida l’Egitto e lo preserva dagli attacchi degli Ittiti (in metafora il nostro blog) attraverso saggi provvedimenti democratici.
E di democratico – in effetti – qualcosa c’è, se continuiamo a leggere. Ed è la quota associativa che gli ‘eletti’ (meglio sarebbe dire cooptati dai dirigenti misericordiosi sotto l’egida ferrea del Presidente) sono tenuti a pagare per il 2013: appena 5 €, vale a dire una misera colazione al bar, nonostante che tale cifra (se non sbaglio) risalga nel tempo a tre o quattro anni fa, l’epoca in cui Artioli pensò bene di serrare le porte di accesso ai soci e interruppe le pratiche associative per evitare l’arrivo di ‘extracomunitari’ che avrebbero potuto “disturbare il manovratore”.
Ora ditemi che logica è quella di una associazione (dico associazione, termine legato alla parola socio) che chiude l’accesso alle associazioni, cioè alle iscrizioni di nuovi soci. Non è forse la negazione di se stessa o – in termini più vivaci – una sorta di “onanismo autoerotico” tautologicamente fine a se stesso? Magari se Artioli non capisce il significato di questi termini (onanismo autoerotico) perché è geometra, può farselo spiegare da altri dottori che lo circondano in Mise o da ex allievi del Liceo Forteguerri. Perfino la Sindaca Ciampolini, se mai: pur se si mormora che Corrado abbia velleità di insidiarle il Trono Civile di Palazzo Comunale, servendosi – come si dice – della risonanza che la guida della Mise può fornire nel tempo: un tempo davvero finora sin troppo lungo, è bene sottolineare.

MERCOLEDÌ 27 MARZO ALLE ORE 21.15

Il secondo editto, sempre inserito nella G.U. della Repubblica della Misericordia di Agliana al n. 26/U/2013/CA/sm, è invece la convocazione dell’assemblea ‘straordinaria’ (ma non si sa straordinaria perché).
Nomina degli scrutatori, lettura e approvazione del verbale della precedente seduta, comunicazioni del Presidente, lista dei candidati alla elezione del Consiglio Direttivo – ratifica, varie ed eventuali.
All’apparenza una cosa tranquilla: nella sostanza una ‘matta bestialitade’ – direbbe Dante – che si nasconde dietro il quarto punto all’ordine del giorno: «Lista dei candidati alla elezione del Consiglio Direttivo – ratifica».
Evidentemente la rispettosa democrazia (ex-cristiana ed oggi piddiìna) del Geom. Artioli non prevede che si parli della formazione di una lista secondo un franco scambio di opinioni, ma ha già predeterminato solo quello che, negli anni d’oro del Pcus staliniano, il Comitato Centrale di Mosca faceva quando il Segretario Politico presentava i suoi documenti e le sue mozioni: ratificare (in russo ратифицировать, ratifizìrovetz) che – per illuminare la mente dei linguisti della Mise di Agliana – significa “calarsi le braghe dinanzi al padrone” approvando, a scatola chiusa, la cioccolata e la merda che possono indistintamente intercambiarsi perché hanno, più o meno sempre, lo stesso colore (ma il sapore, proprio no).
Sappiano, dunque, tutti i soci di un’associazione che non associa da almeno tre o quattro anni solo per barricarsi al sicuro contro gli attacchi al proprio potere (Dio me l’ha dato e guai a chi me lo tocca!), che il 27 marzo, “ratificando”, si metteranno, al posto della cravatta, un bel nodo scorsoio o – siccome siamo in campagna e queste cose fanno parte della nostra cultura rurale – una corda a cappio come quella che i contadini mettevano ai coglioni del toro che portavano alla fiera: perché, se gli fosse preso i cinque minuti, con uno strattone la belva si sarebbe subito calmata. Nella civiltà contadina non c’è solo la festa della battitura del grano, che piace o piaceva tanto ad Agliana: c’è anche lo strattone istituzionale alle palle del toro – e i sessantenni se ne dovrebbero ben ricordare, se non sono sempre stati chiusi in un comodo e accogliente ufficio bancario.

MISERICORDIA A TUTTO IBAN

Il terzo documento è un “disegno di legge” che ancora non è stato inserito in G.U. (Gazzetta Ufficiale), ma che ‘frazia’ di una burocrazia davvero degna di una superintelligenza barocca.
Quest’anno niente più buste per l’accatto dei fondi e delle oblazioni: già… sembra che l’anno scorso con queste buste sia successo un qualche piccolo casino.
Per fini di razionalità e di adeguamento alle normative vigenti – si legge – o si versa con un bollettino postale (allegato al “disegno di legge” inviato alle famiglie) o si usa l’Iban suggerito. Oppure i dindi si portano a mano al primo piano della Mise, nell’area Ufficio di Presidenza e Segreteria, zona Pinacoteca del Polo Museale dei quadri ricevuti dai pittori, e della Biblioteca donata dal Chiar.mo Prof. Ivano Paci al suo Vassallo della Mise, dato che Artioli dovrebbe appartenere anche alla Fondazione Caripit.
Peccato, però, che così tutti sapranno, alla fine, tutto di tutti: perché nessuno potrà fare un dono in denaro senza far sapere chi è – e magari questo fredderà anche qualche benintenzionato.
Ma la cosa più interessante e caratterizzante del terzo documento è il brillante P.S. che recita: «Qualora riteneste di non voler più ricevere la presente comunicazione nei prossimi anni, Vi saremmo grati se vorrete provvedere a comunicarcelo a mezzo lettera raccomandata, affinché possiamo provvedere ad eliminare il Vostro nominativo dai nostri archivi».
Anche questo non è niente, per chi non ci pensa: ma è tanto per chi riflette un attimo.
Qui il geom. Artioli – che ragiona con il cervello di un ex-direttore di filiale bancaria – pretende che un cittadino che si è “sfavato” (chiedo venia, ma alla Tv e in Parlamento si sente di molto peggio) scriva una raccomandata per essere cancellato da una mailing list per la quale la legge prevede una semplice richiesta di cancellazione: a voce, per telefono, con una mail o con qualsiasi altro mezzo di comunicazione.
Roba da commedia alla De Filippo, da gag alla Totò.
E sì che nella direzione della Mise ci dovrebbero essere anche degli avvocati, mi pare!
Ecco perché anni fa il professor Paolo Cappellini, alla Facoltà di Giurisprudenza di Firenze, durante un esame di Diritto Privato a cui, per caso, ero presente, a una candidata che non cavava un ragno dal buco, sfinito, sbottò dicendo: «Ma poveri clienti!».

SENTI MAAA…

P.S. – Domandacce finali.
1. Per caso la Misericordia di Agliana non avrà mica acquistato dei Fresh del Monte dei Paschi di Siena come la Fondazione del Paci…?
2. Chi presiederà le operazioni elettorali se il Correttore Morale (don Paolo) non ci crede nemmeno un po’? Mistero della fede…

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[Domenica 24 marzo 2013 | 20:16 - © Quarrata/news]

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