di EDOARDO BIANCHINI
La riapertura del tesseramento e
l’assemblea per “ratificare” preventivamente la lista dei candidati
all’elezione del Consiglio Direttivo – Buste delle offerte? No: d’ora in poi
bollettini postali, bonifici e versamenti diretti ‘a viso scoperto’ – Raccomandate
e una domanda ‘ignorante’ sui Fresh-Mps
AGLIANA. Come dicevo qualche giorno fa (vedi),
probabilmente turbando i sonni dei fedelissimi di Artioli, domani pomeriggio l’Ordine
dei Giornalisti della Toscana mi darà la medaglia d’argento dei… miei primi
quarant’anni di attività professionale. Era il 4 dicembre 1972, quando l’allora
Presidente dell’Ordine, il dottor Gastone De Anna, capocronista della Nazione,
mi comunicò che ero stato iscritto. E la sede dell’Ordine era a Palazzo
Strozzi.
Da allora credevo di aver visto di
tutto di più, ma evidentemente mi sbagliavo: perché una storia come quella
della Misericordia di Agliana non mi è mai capitata – e nemmeno una simile, ma
di tono inferiore.
Del resto, ci sono tre situazioni che
si riconcorrono, su Pistoia e provincia, e che non hanno – come si direbbe –
pari nella storia del mondo, almeno di quello dell’Italia Repubblicana nata
dalla ceneri del ventennio; tre inamovibilità: dal seggio dell’Apr/ex-Aias per
Luigi Egidio Bardelli; da quello della Fondazione Caripit per il Chiar.mo Prof.
Ivano Paci; da quello della Misericordia di Agliana per il Geom. Corrado
Artioli. Tutti uomini legati – va sùbito detto – da un medesimo omogeneo filo
conduttore: quello di una politica che li ha visti tutti nati e sbocciati in bianco
fiore e poi transitati, tra corolline di margherite, nel più poderoso quanto
inefficiente Pd, almeno stando alla batosta che l’ha invischiato in una sonora
bocciatura elettorale, auspice Bersani.
Ciò premesso, proviamo ad analizzare
alcune delle mosse strategiche del Presidentissimo, utilizzando gli alti editti
emanati dal suo intangibile Trono del Pavone.
QUANTO COSTA LA DEMOCRAZIA
Per capire quanto costa la democrazia
di Artioli & C., basta che ci leggiamo l’editto n. 1 promulgato il 31
gennaio scorso e inserito nella Gazzetta Ufficiale della Repubblica della
Misericordia di Agliana al n. 16/U/2013/CA/sm.
Per chi avesse bisogno di una piccola
esegesi, la parte che segue l’anno (cioè CA/sm) è il cosiddetto “sigillo
papale”: CA sta per Corrado Artioli (il dictator, colui che “detta
le leggi”) e la minuscola sm starebbe per Simonetta Morosi: ma qui
quello che conta non è tanto il nome, quanto la sigla in minuscola, che
scandisce ‘fraternamente’ – come del resto si addice a una Confraternita caritatevole
– la consolidata gerarchia di comando.
In altri termini, il solerte ex-direttore
di CariPrato, pensionato ma ancora preformattato dall’ideologia del comando, ha
ricreato, all’interno della Mise, la piramidale struttura che vede, all’apice,
un faraone che guida l’Egitto e lo preserva dagli attacchi degli Ittiti
(in metafora il nostro blog) attraverso saggi provvedimenti democratici.
E di democratico – in effetti –
qualcosa c’è, se continuiamo a leggere. Ed è la quota associativa che gli ‘eletti’
(meglio sarebbe dire cooptati dai dirigenti misericordiosi sotto
l’egida ferrea del Presidente) sono tenuti a pagare per il 2013: appena 5 €,
vale a dire una misera colazione al bar, nonostante che tale cifra (se non
sbaglio) risalga nel tempo a tre o quattro anni fa, l’epoca in cui Artioli
pensò bene di serrare le porte di accesso ai soci e interruppe le pratiche
associative per evitare l’arrivo di ‘extracomunitari’ che avrebbero potuto “disturbare
il manovratore”.
Ora ditemi che logica è quella di una
associazione (dico associazione, termine legato alla parola socio)
che chiude l’accesso alle associazioni, cioè alle iscrizioni di nuovi soci.
Non è forse la negazione di se stessa o – in termini più vivaci – una sorta di “onanismo
autoerotico” tautologicamente fine a se stesso? Magari se Artioli non capisce
il significato di questi termini (onanismo autoerotico) perché è geometra,
può farselo spiegare da altri dottori che lo circondano in Mise o da ex
allievi del Liceo Forteguerri. Perfino la Sindaca Ciampolini, se mai: pur se si
mormora che Corrado abbia velleità di insidiarle il Trono Civile di Palazzo
Comunale, servendosi – come si dice – della risonanza che la guida della Mise
può fornire nel tempo: un tempo davvero finora sin troppo lungo, è bene
sottolineare.
MERCOLEDÌ 27 MARZO ALLE ORE 21.15
Il secondo editto, sempre inserito
nella G.U. della Repubblica della Misericordia di Agliana al n.
26/U/2013/CA/sm, è invece la convocazione dell’assemblea ‘straordinaria’ (ma non
si sa straordinaria perché).
Nomina degli scrutatori, lettura e
approvazione del verbale della precedente seduta, comunicazioni del Presidente,
lista dei candidati alla elezione del Consiglio Direttivo – ratifica, varie ed
eventuali.
All’apparenza una cosa tranquilla:
nella sostanza una ‘matta bestialitade’ – direbbe Dante – che si nasconde
dietro il quarto punto all’ordine del giorno: «Lista dei candidati alla
elezione del Consiglio Direttivo – ratifica».
Evidentemente la rispettosa democrazia
(ex-cristiana ed oggi piddiìna) del Geom. Artioli non prevede che si parli
della formazione di una lista secondo un franco scambio di opinioni, ma ha già
predeterminato solo quello che, negli anni d’oro del Pcus staliniano, il
Comitato Centrale di Mosca faceva quando il Segretario Politico presentava i
suoi documenti e le sue mozioni: ratificare (in russo ратифицировать,
ratifizìrovetz) che – per illuminare la mente dei linguisti della Mise di
Agliana – significa “calarsi le braghe dinanzi al padrone” approvando, a
scatola chiusa, la cioccolata e la merda che possono indistintamente
intercambiarsi perché hanno, più o meno sempre, lo stesso colore (ma il sapore,
proprio no).
Sappiano, dunque, tutti i soci
di un’associazione che non associa da almeno tre o quattro anni
solo per barricarsi al sicuro contro gli attacchi al proprio potere (Dio me
l’ha dato e guai a chi me lo tocca!), che il 27 marzo, “ratificando”, si
metteranno, al posto della cravatta, un bel nodo scorsoio o – siccome siamo in
campagna e queste cose fanno parte della nostra cultura rurale – una corda a
cappio come quella che i contadini mettevano ai coglioni del toro che portavano
alla fiera: perché, se gli fosse preso i cinque minuti, con uno strattone la belva
si sarebbe subito calmata. Nella civiltà contadina non c’è solo la festa della
battitura del grano, che piace o piaceva tanto ad Agliana: c’è anche lo strattone
istituzionale alle palle del toro – e i sessantenni se ne dovrebbero ben ricordare,
se non sono sempre stati chiusi in un comodo e accogliente ufficio bancario.
MISERICORDIA A TUTTO IBAN
Il terzo documento è un “disegno di
legge” che ancora non è stato inserito in G.U. (Gazzetta Ufficiale), ma che ‘frazia’
di una burocrazia davvero degna di una superintelligenza barocca.
Quest’anno niente più buste per l’accatto
dei fondi e delle oblazioni: già… sembra che l’anno scorso con queste buste sia
successo un qualche piccolo casino.
Per fini di razionalità e di
adeguamento alle normative vigenti – si legge – o si versa con un bollettino
postale (allegato al “disegno di legge” inviato alle famiglie) o si usa l’Iban
suggerito. Oppure i dindi si portano a mano al primo piano della Mise, nell’area
Ufficio di Presidenza e Segreteria, zona Pinacoteca del Polo Museale dei quadri
ricevuti dai pittori, e della Biblioteca donata dal Chiar.mo Prof. Ivano Paci
al suo Vassallo della Mise, dato che Artioli dovrebbe appartenere anche alla
Fondazione Caripit.
Peccato, però, che così tutti sapranno,
alla fine, tutto di tutti: perché nessuno potrà fare un dono in denaro senza
far sapere chi è – e magari questo fredderà anche qualche benintenzionato.
Ma la cosa più interessante e
caratterizzante del terzo documento è il brillante P.S. che recita: «Qualora
riteneste di non voler più ricevere la presente comunicazione nei prossimi
anni, Vi saremmo grati se vorrete provvedere a comunicarcelo a mezzo lettera
raccomandata, affinché possiamo provvedere ad eliminare il Vostro nominativo
dai nostri archivi».
Anche questo non è niente, per chi non
ci pensa: ma è tanto per chi riflette un attimo.
Qui il geom. Artioli – che ragiona con
il cervello di un ex-direttore di filiale bancaria – pretende che un cittadino
che si è “sfavato” (chiedo venia, ma alla Tv e in Parlamento si sente di molto
peggio) scriva una raccomandata per essere cancellato da una mailing list per
la quale la legge prevede una semplice richiesta di cancellazione: a voce, per
telefono, con una mail o con qualsiasi altro mezzo di comunicazione.
Roba da commedia alla De Filippo, da
gag alla Totò.
E sì che nella direzione della Mise ci
dovrebbero essere anche degli avvocati, mi pare!
Ecco perché anni fa il professor Paolo
Cappellini, alla Facoltà di Giurisprudenza di Firenze, durante un esame di Diritto
Privato a cui, per caso, ero presente, a una candidata che non cavava un ragno
dal buco, sfinito, sbottò dicendo: «Ma poveri clienti!».
SENTI MAAA…
P.S. – Domandacce finali.
1. Per caso la Misericordia di Agliana
non avrà mica acquistato dei Fresh del Monte dei Paschi di Siena come la
Fondazione del Paci…?
2. Chi presiederà le operazioni
elettorali se il Correttore Morale (don Paolo) non ci crede nemmeno un po’? Mistero
della fede…
Cliccare sull’immagine per ingrandirla.
[Domenica 24 marzo 2013 | 20:16 - © Quarrata/news]
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