martedì 14 agosto 2012

ADDIO, CARA SIGNORA ANNA!


di Luigi Scardigli

Sabato scorso, a Pistoia, intorno alle 4 del pomeriggio, è morta la signora Anna.
Avrebbe potuto festeggiare, in serata, sul calar del sole e dell’afa, il suo 88esimo compleanno, chissà.
Invece è morta, stremata, consumata, ma felice.
La chiamo signora Anna, quell’amabile vecchina di via Nerucci, perché la era veramente una signora, ma anche perché ignoro il cognome e visto che chi la conosceva sa benissimo di chi stia parlando, il resto delle generalità contano davvero poco.

Sembrava ne avesse mille, di anni: una leggenda, una favola, chissà, ma nonostante la vita e le difficoltà le avessero imposto rigori e privazioni, accentuati da una schiena ricurva e non più raddrizzabile, il sorriso non se lo è fatto mai mancare, fino alla fine.
I vicini non se ne sono accorti, che è morta. Lo hanno scoperto la sera, non sentendola cinguettare, come al solito.
E non si trattava di un’allegria qualsiasi, quella della signora Anna: in via Nerucci tutti, ma proprio tutti, almeno quelli che abitano nel primo tratto della strada, non se la potranno dimenticare tanto facilmente: un po’ per quel viso che pareva una caricatura, con quella voce stridula, ma incredibilmente simpatica, che la rendeva unica ed inimitabile; ma soprattutto per la cura e la devozione con le quali teneva pulito quel tratto di via.
Dalla leggera curva sulla sinistra fino all’edicola posta in mezzo alla strada, per un centinaio di metri abbondante, via Nerucci era un vero e proprio salone e grazie soltanto alla sua incredibile e infaticabile devozione: nessuna carta in terra e in particolare, pulitissimo il muro sulla destra della carreggiata dove sostano abitualmente le vetture dei residenti; tra le pietre di quel guard-rail naturale posto chissà quanto tempo fa e da chi, spesso, le erbacce del terreno attiguo riuscivano ad incunearsi fino a spuntare fuori, ma giusto il tempo che la signora Anna le scorgesse. Duravano qualche giorno, poi finivano nella spazzatura, recise con energia dall’allegra ed energica nonnina.
Le famiglie che le hanno vissuto accanto per una vita intera alimentavano i suoi interessi e le sue passioni igieniche dividendo con la signora Anna chiacchiere e attenzioni; sotto le feste natalizie, poi, quasi tutti i vicini le portavano qualcosa; un segno di affetto, di riconoscenza, non certo per sdebitarsi: le sue cure non avevano prezzo, il suo sorriso meno che mai.
E nonostante non si trattasse di un professore, per regalarle il mio saluto, che non sentirà mai, prendo in prestito le parole di un grande poeta, Francesco Guccini, quelle con le quali chiude, Il pensionato, una delle sue odi più struggenti.: “… vedremo visi nuovi, volti dai sorrisi spenti. Piacere, è mio, son lieto, eravate suoi parenti? E a poco a poco andrà via dalla nostra mente piena; soltanto un’impressione che ricorderemo appena”.
Addio signora Anna. E grazie. Di tutto.

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[Martedì 14 agosto 2012 - © Quarrata/news 2012]

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