di Alessandro Romiti
Intervista
a tutto campo sui temi più scottanti del momento e sugli errori che hanno
portato agli insuccessi delle ultime amministrative
La
Provincia. Ti sei già espresso sulla eliminazione
delle Province con motivazioni contrarie all’iniziativa del Governo. Quale futuro
prevedi?
Il primo effetto
toglierà la rappresentanza democratica ai cittadini che, con il proprio voto,
eleggono il Presidente e il consiglio. Il secondo, con la nomina da parte dei
sindaci dei membri del consiglio, non ci sarà una imparziale capacità di
decisione, necessaria per politiche di area vasta, e creerà solo confusione.
Per quanto ci
riguarda continueremo nel nostro compito di opposizione, cercando di controllare
l’operato della giunta, senza rinunciare all’attività politica, fino allo
scadere del nostro mandato.
Per quanto
riguarda la collocazione del nostro territorio, non vedo alternative nel
rimanere nell’ambito dell’area metropolitana, e vedremo in che modo, senza spacchettamenti di zone o comuni.
La burocrazia. La gestione della “res publica” è diventata un macello
faticosissimo. Questa condizione è da alcuni ritenuta causata dalla deleteria
distorsione introdotta dall’ordinamento Bassanini (riforma della Pubblica Amministrazione)
che ha assegnato prevalenza della burocrazia sulla politica: ci sarà un rimedio
o vincerà l’antipolitica?
L’antipolitica è
l’effetto causato dal vuoto della politica, o meglio dalla incapacità della
politica di dare risposte concrete alle esigenze della gente. Questo non
significa che la politica deve essere eliminata, ma semplicemente cambiata.
Abbiamo visto che da più livelli è in atto un attacco alla politica che tende a
sostituirla con le logiche del mercato e della finanza. La sovranità nazionale
di molti paesi è di fatto commissariata, e l’antipolitica “casereccia” – che vuole riformare e cambiare tutto – sta semplicemente facendo il gioco di
chi non vuole più il popolo sovrano.
A questo si
aggiunge, come hai ben accennato, la riforma Bassanini che, di fatto, ha
spostato le decisione dagli organi politici a quelli amministrativi. Molte
decisioni sono condizionate da paletti burocratici che i funzionari gestiscono in
maniera esclusiva. Bisogna dare più potere all’organo politico e se sbaglia
saranno i cittadini a giudicare. L’antipolitica può riempire solo un vuoto, sta
a noi fare in modo che non vi sia questo vuoto.
Il metodo. L’esito della recente tornata elettorale pistoiese ha visto
il centro sinistra vincente, ma è più corretto affermare che il centrodestra,
gli ha supinamente consentito di cogliere la vittoria. Questo nonostante lo
scippo dei voti del movimento 5 stelle e l’opaca esperienza decennale dell’amministrazione
Berti. C’è forse un’incapacità culturale del PDL di espandersi nel vissuto del
territorio o hanno contato le inferenze portate dalla lite Pdl-Fli a livello
nazionale?
Il risultato delle
elezioni amministrative dello scorso maggio non ci ha soddisfatto. Abbiamo
pagato molto la situazione politica nazionale. La spaccatura interna alla
maggioranza con la formazione di Fli ha provocato sul territorio delle
fibrillazioni che hanno pesato sulle votazioni. Ma soprattutto abbiamo pagato l’incapacità
del centro destra di presentarsi unito con un unico candidato per dare un
messaggio di compattezza. Qui hanno pesato non solo le divisioni nazionali, ma
anche i personalismi di alcuni che non ci hanno permesso di formulare un’azione
comune.
Dire che il Pdl non
sia un partito radicato sul territorio o che non abbia né gli argomenti né una
classe dirigente capace di governare non risponde al vero. La dimostrazione sta
nel come i nostri sindaci governano, di come i nostri gruppi fanno opposizione
nei comuni dove siamo minoranza.
La verità è che
nel nostro territorio non ha vinto il centro sinistra su un progetto politico, semplicemente
perché non ce l’ha. E la dimostrazione è nella lettura dei parametri
socio-economici e di sviluppo del nostro territorio. Pistoia, in base a questi
indicatori, è nelle posizioni peggiori rispetto agli altri territori toscani.
Ha invece vinto un sistema in cui istituzioni ed economia molto spesso hanno intrecciato
i loro interessi ingabbiando l’economia, il lavoro, i servizi, impedendo di
fatto uno sviluppo sano del territorio. Basta vedere le ultime inchieste sulla
vicenda Untouchables.
Il
territorio 1 –
Quarrata. Cos’è mancato a Quarrata? Sembra che sia
scoppiata una rissa nella coalizione d’opposizione e questo sembra vero anche
per Serravalle…
Quarrata è stata
la culla del mancato accordo. L’obbiettivo da parte dell’Udc-Fli di andare al
ballottaggio arrivando prima del Pdl, è stato a mio parere non solo perdente,
ma politicamente suicida.
Così, a
Serravalle, l’idea di mettere insieme Idv, Udc e Socialisti e chiedere l’appoggio
del Pdl, non poteva essere certo accettata. Non potevamo fare un accordo con
chi, per anni, aveva appoggiato la stessa giunta Mochi e che ne era stato parte
attiva, con due assessori, Rafanelli e Bolognini. Credo che in politica conti
anche la coerenza.
Il territorio
2 – Agliana. Per Agliana c’è un problema di organizzazione del Partito,
gestito anche qui in modo forse troppo “patronale” da Pistoia o cos’altro?
Smentisco che vi
sia una gestione “patronale”. Il compito, mio e di Alberto La penna non è di
comandare ma di coordinare, lasciando molta libertà sulle scelte politiche e
sulla gestione dei gruppi. Agliana rappresenta un comune da sempre roccaforte
del centro-sinistra, dove fare politica non è facile. Ma abbiamo giovani di
talento, come Luca Benesperi, che sapranno sicuramente dare soddisfazioni all’azione
politica del PDL. Persone di esperienza come il capogruppo Barontini e una
coordinatrice comunale, Annalisa Volpini, che è stata sempre un valore aggiunto
per il partito sul territorio. Comunque credo che sarà importante da ora in
poi, fino allo scadere dell’attuale mandato, coordinarsi con il gruppo di
Quarrata e soprattutto con Montale, per dare più spinta all’azione politica
complessiva.
L’ambiente
1. La recente nomina del consiglio
assembleare dell’Ato ha visto una incredibile estromissione di Scatragli tra i
sindaci da nominare “d’Ufficio”, fatto che, per le stesse dichiarazioni di
Razzoli, l’incarico al sindaco che detiene l’impianto è previsto per statuto.
Si tratta di un gesto di tracotanza politica o c’è stata una latente
“incapacità” del Pdl di ottenere quanto gli era previsto?
L’esclusione di
Montale dal direttivo dell’Ato è stato un atto di prepotenza e arroganza
politica da parte del Pd che non ha precedenti. Le linee che regolavano le
elezioni dei rappresentanti nel Cda dell’Ato prevedevano proprio che chi aveva
l’impianto sul territorio doveva essere rappresentato, così come in effetti era
stato fino ad oggi. Ma dirò di più: era previsto anche un posto per i comuni
svantaggiati con impianti sul territorio. E anche qui è stato preferito Rufina
a Piteglio. La verità è che sia Montale che Piteglio sono due comuni “scomodi”
per il centrosinistra ed averli al tavolo non poteva renderli liberi nelle loro
decisioni.
Peraltro l’Ato è
commissariato perché dovrebbe essere uno di quei organismi da sopprimere. Ma è
sempre lì. La gara che si dovrebbe fare per l’affidamento del servizio dei
rifiuti vale centinaia di milioni di euro.
L’ambiente
2. Nei prossimi anni, l’Ato dovrà provvedere
al “raddoppio” dell’impopolare inceneritore del Cis. Scatragli ha dichiarato
più volte di essere contrario al raddoppio e potrà quindi avvalersi dell’opzione
di “veto” offertagli dallo Statuto del Cis. Il Pdl nazionale persegue una
manifesta politica inceneritorista. Come si porrà Pistoia sulla vicenda di
Montale?
Il centro destra
ha sempre ritenuto e ritiene che gli impianti di incenerimento sono parte
integrante del sistema di smaltimento dei rifiuti. Peraltro, in base alle linee
europee, essi rientrano nella categoria degli impianti di recupero in quanto
produttori di energia elettrica.
Su Montale
dobbiamo fare alcune considerazioni a sé stanti.
Come ben sai,
abbiamo sempre sostenuto la necessità di portare l’impianto a chiusura perché
ormai sono trent’anni che il territorio paga, in termini ambientali, la sua
presenza.
Nell’impossibilità
dell’immediata chiusura, il sindaco di Montale e la sua giunta hanno – da una parte – sempre agito per fare maggiore luce
sulla gestione dell’impianto, non ultima, con la creazione del comitato di
controllo di cittadini indipendenti –
e dall’altra – con progetti
alternativi all’incenerimento, sul tipo del sistema Vedelago.
Quello che però è
veramente mancato, sono posizioni chiare da parte degli altri due comuni soci,
e soprattutto da parte dell’Asl.
In ultimo non ci
convince il Pir (Piano Interprovinciale Rifiuti), che si basa per la
programmazione impiantistica su dati di produzione dei rifiuti relativi agli
anni 2009 e 2010.
Per questa
ragione come Pdl siamo contrari al suo ampliamento.
Cliccare sull’immagine
per ingrandirla.
[Martedì 14
agosto 2012 - © Quarrata/news 2012]
Ha ragione La Pietra, in politica conta la coerenza, eccome se conta! La coerenza però va anche coniugata con un'offerta politica capace di attrarre i consensi dell'elettorato: in questo senso non riesco a trovare un minimo accenno di autocritica nelle parole del numero due provinciale del Pdl, dopo i disastrosi risultati elettorali di primavera. Se a Quarrata e Serravalle il Pdl ha preso la metà dei voti rispetto alle liste sostenute dall'Udc, forse il duo Lapietra-Lapenna si dovrebbe domandare se la scelta dei candidati è stata proprio azzeccata e se, forse, non era meglio aprire un dialogo-confronto con le altre forze, invece di chiudersi in una torre d'avorio, tanto bella quanto ignorata dagli elettori. La coerenza allora sta da un'altra parte e risiede, se La Pietra non se ne fosse accorto, nel dialogo e nel confronto con la gente. Mi auguro che il riposo estivo dia occasioni di riflessione ai vertici locali del Pdl (non mi avventuro a sperare qualcosa anche a livelli più alti). Il dialogo è sempre possibile, ma bisogna essere in due.
RispondiEliminaFederico Gorbi
Segretario Prov.le UDC