di Luigi
Scardigli
In questi ultimi giorni ho incontrato Samuele Bertinelli, in
due distinte occasioni: a Villa Cappugi, al the
day after della Far.Com., per il sunto della capacissima Simona Laing e
sabato sera al teatro Manzoni, ad assistere al capolavoro di Francesca Nerozzi.
In entrambe le circostanze, la tentazione, mia, sarebbe stata quella di
chiedergli i nomi della squadra, ma ho preferito, seppur malvolentieri,
soprassedere.
«Ma i nomi si sanno – mi ha detto stamani un vecchio amico,
vecchio compagno, vecchio come me, vecchio di illusioni –, almeno tre dei quattro che saranno i suoi assessori:
Daniela Belliti – e ci mancherebbe altro: non l’ha mollato un attimo, durante
la campagna elettorale; un minimo di riconoscenza, non guasta davvero –; Andrea Paci, senza aggiungere motivazioni degne di
rilievo; Andrea Betti e/o Maurizio Tempestini – anche l’Idv vuole la sua parte,
perdindirindina e uno tra Alberto Niccolai, quello che ha corso alle Primarie
solo e soltanto per guadagnarsi un posto al sole e Stefano Cristiano, che
pareva essersi eclissato in compagnia di tutti i più intransigenti comunisti,
ma che invece, nell’ombra della falce e martello, la sua figura pare averla egregiamente
fatta».
Se li so io, i nomi degli assessori, allora vuol dir che son
cosa pubblica, no, ho pensato?
No, Samuele, ho pensato che potesse essere così, ma mi sono
immediatamente convinto del contrario: tra un mese si vota, Samuele, e sarai
democraticamente d’accordo con me che la gente abbia il diritto, se non il
dovere, di sapere chi ci sarà al tuo fianco i prossimi cinque anni.
Certo, la stessa identica domanda dovrei rivolgerla – anzi,
l’ho fatto – anche agli altri candidati, ma i loro silenzi non somigliano al
tuo: loro non sanno chi si porteranno dietro perché sanno di non poter
competere. L’unico che avrebbe avuto le carte in regola per far traballare il
tuo scettro, ha deciso di farsi da parte, posizione che non ho condiviso
affatto, nonostante la stima e l’amore che mi legano a lui.
Allora Samuele, nell’augurio di non irretirti, ti rinnovo l’invito
ad uscire pubblicamente allo scoperto e fare i nomi dei quattro assessori – linea suggeritati proprio da Bartoli – che saranno con te:
all’interno del Pd, molti condivideranno anche i collaterali, ne sono certo;
qualcuno però, che ha già storto il naso al cospetto di una campagna
denigratoria nei confronti degli amici-nemici interni non proprio democratica,
potrebbe ulteriormente irrigidirsi e decidere di non appoggiarti, decidendo, il
6 e 7 maggio, di prenotare un agriturismo sulle colline del Chianti e
stordirsi, anche con un rosso nemico, di Bolgheri, fino a sera, per brindare, a
spoglio avvenuto, per la festa che non c’è stata.
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[Lunedì 2 aprile 2012 - © Quarrata/news 2012]
Quanti silenzi, quanto mutismo ostinato che continuano a avvolgere il prossimo sindaco di Pistoia (e sì che, quando vuole, la loquela non gli manca!). Che "basso profilo" che continua a tenere! Come mai? Forse davvero per un calcolo un po' meschino (tanto la vittoria l'ha già in tasca, a parlare rischia solo di far danni, come ben intuisce Scardigli)? In ogni caso credo che Pistoia e i pistoiesi meriterebbero un po' più di rispetto. Forse anche un po' più di coraggio: un giovane che cammina a passettini incerti e misuratissimi come un novantenne per paura di incespicare e arrivare all'inevitabile meta (perché tanto ci arriva comunque) con i pantaloni un po' impolverati mi lascia abbastanza perplesso... Nei manifestini c'era scritto "Un sindaco che pedala", mi pare. Per ora mi pare quasi più un sindaco col girello...
RispondiEliminaMi piace l'analisi e la frase finale.
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