PISTOIA. Ieri mattina, in Buongiorno Pistoia, Cristina
Privitera, con il titolo di L’ammanco della montagna addormentata,
scriveva:
Dieci milioni di soldi pubblici
sarebbero spariti sui nostri monti: potrebbe sembrare una boutade degna del
campionato della bugia delle Piastre, invece è materia di un’inchiesta
giudiziaria in corso. Inchiesta che speriamo riuscirà a chiarire tutte le responsabilità:
sì perché il «buco» montanaro sarebbe stato accumulato in anni e anni e nessuno
di quelli che bazzicavano l’ente a vario titolo – come le tre scimmiette che non vedono, non sentono e non parlano – se ne sarebbe mai accorto. Ma com’è possibile?
Davvero i bilanci della Comunità montana erano in mano a una persona sola che
faceva e disfaceva come voleva? D’altronde l’unico indagato è proprio l’ex
tesoriere ed economo, Giuliano Sichi, dipendente dal 1978.
A giorni se ne saprà qualcosa di
più di questo ammanco milionario: la cifra esatta è ancora da quantificare, un
milione è quello accertato, ma altri dieci milioni di spese non avrebbero
giustificativi. A presentare il conto di quanto è andato perso sarà il
superconsulente –incaricato dalla stessa Comunità
e dalla procura – Luca Eller, dirigente del Comune
di Prato.
Lo scandalo è scoppiato
esattamente un anno fa per le denunce di alcuni dipendenti: da allora Eller
spulcia tutti i documenti contabili. Molte pezze d’appoggio, in realtà, non ci
sono: il 70% dei bilanci sarebbe privo di giustificativi, per il restante 30%
esistono forti dubbi che parte della documentazione sia falsa.
L’ex economo, nel luglio scorso,
ha restituito alla Comunità montana 100mila euro: un «prestito», avrebbe detto,
che aveva preso dalla cassa dell’ente.
C’è, obiettivamente, da grattarsi
in capo dinanzi a situazioni di questo genere. C’è da dare di balta,
come si dice.
Eppure a tutte le osservazioni calibrate
e giuste della collega, va aggiunto ancora qualcosa, di più e di peggio.
L’articolo 51 dello Statuto
Comunità Montana Appennino Pistoiese recita:
Il Revisore dei Conti
1. L’assemblea della Comunità Montana
elegge il Revisore dei Conti in conformità a quanto stabilito dalle legge e dal
regolamento di contabilità.
2. Questi svolge le funzioni di
vigilanza, controllo e consulenza previste dalla legge e dal regolamento.
3. Le cause di incompatibilità, decadenza
e rimozione sono stabilite dalla legge e disciplinate dal regolamento.
Se le cose sono arrivate fino a
questo punto da 10 milioni, dov’era mai il revisore dei conti e come non si è
accorto delle irregolarità secondo quando stabilito dai suoi doveri? Eppure l’unico
indagato è Giuliano Sichi, come scrive Cristina Privitera. Ma è mai possibile
che le inchieste – e questa non è l’unica in città – si basino, spesso, solo sull’aspetto più epidermico e
superficiale della nuda e cruda scontata evidenza?
Il nostro è, purtroppo, un
sistema molto approssimato: un po’ alla Schettino, insomma. Si naviga a vista
anche nell’epoca dei computer, e poi, sotto, ci vanno solo quelli che ci vanno.
Nessuno si è preoccupato di
spulciare fino in fondo e di porsi delle sane domande di dubbio? O forse non faceva
comodo né gioco? Viene spontaneo chiedersi quale sia il motivo di tanto
semplicismo, se è vero che qualcuno dovette morire ad Hammamet perché non
poteva non sapere. Oggi questa considerazione non vale più?
E intanto il popolo paga e
continua a rimetterci di tasca propria, come se si trattasse di un vero e
proprio taglieggiamento istituzionale.
Ma scusate: vi sembra giusto?
e.b. blogger
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[Lunedì 2 aprile 2012 - ©
Quarrata/news 2012]
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